sabato 26 febbraio 2011

Cedro: agrume d'Oriente

Tra le diverse specie di agrumi giunte in Europa dal lontano Oriente, il cedro è la specie che, nonostante l'attuale limitata diffusione, vanta la più antica ed illustre tradizione. Infatti i grandi frutti del cedro, simili al limone ma dalla buccia spessa e profumata, erano noti in Europa già diversi secoli prima della nascita di Cristo al contrario dell'arancio dolce, ad esempio, introdotto in Italia dai portoghesi solo alla fine del XV secolo. La zona di provenienza delle specie, sebbene ancora non definitivamente accertata, sembra essere la regione Himalayana, è comunque certa la sua antica presenza in Persia essendo il cedro noto agli antichi come melo persico o medico (da cui il binomio botanico Citrus medica).
Introdotto in Italia, al seguito delle comunità ebraiche fu apprezzato anche dai romani che ritenevano, tuttavia, il frutto non commestibile e suggerivano una sua utilizzazione come frutto della salute, antidoto ad ogni veleno.  Con il limone ha in comune il colore e la forma dei frutti che sono però di grosse dimensioni, tanto che in alcune varietà il peso può raggiungere alcuni chilogrammi. L'elemento caratteristico del frutto e' la buccia grossa e generalmente bitorzoluta, cosparsa di numerose ghiandole oleifere che emanano una spiccata fragranza di limone. Sotto la buccia, l'albedo, molto spesso e di colore bianco, è commestibile e viene mangiato insieme alla polpa per stemperare la caratteristica acidità.

domenica 20 febbraio 2011

Genere Hardenbergia: salsapariglia australiana


Non è capitato anche a voi di imbattervi, per caso, in una pianta sconosciuta, mai vista prima, e si che di piante un po’ ne conoscete, venduta all’angolo di strada dall’ambulante dove spesso vi rifornite? e alle vostre pressanti richieste sul nome della specie lui cominci a farfugliare latinismi improbabili e per lo più incomprensibili; e scuse del tipo che si, il nome scientifico lo sa ma è scritto su un “pizzino” di carta messo chissà dove. Acquistate sconsolati la vostra “innominata” e non vedete l’ora di arrivare a casa per smanettare su “Google immagine” e cercare di sciogliere il mistero. E’ successo così anche a me, la settimana scorsa con un bellissimo arbusto a portamento rampicante, foglie coriacee simili ad eucalipto (a naso le mie ricerche si dirigono sulle australiane) e bellissimi grappoli di fiori violetti come di pisello o altra leguminosa. Dopo lunga ricerca internauta la mia caparbietà è infine premiata e di lei so tutto ciò che serve.
Hardenbergia violacea è una pianta rampicante sempreverde appartenente alla famiglia delle Fabaceae, endemica dell’Australia orientale dove è diffusa in diverse tipologie di ambienti, dalla costa alle montagne, dalle foreste alle brughiere. Nelle zone di origine è nota come “falsa salsapariglia”  (la vera salsapariglia è Smilax aspera o stracciabraghe perchè piena di spine uncinate) probabilmente perché si arrampica come una liana con movimento antiorario (destrogiro); è particolarmente adatta, perciò, a decorare pilastri, recinti o pergolati in zone non soggette a gelate. Le foglie sono di colore verde-scuro caratterizzate da venature piuttosto accentuate; il fiore ha la struttura tipica delle leguminose e la fioritura avviene in gennaio-febbraio, quando appaiono abbondanti racemi di colore generalmente viola. Vive preferibilmente in pieno sole a temperature tra 8 e 24°C, mentre al freddo può resistere alla temperatura di –5°C; può essere propagata facilmente per seme, ma anche per talea semi-legnosa, in estate o da germoglio in primavera.
Preso nota di quanto scoperto, felice della mia rarità, da quel momento in poi ritrovo la specie ovunque io vada: banconi dell’ipermercato, reparto giardinaggio, vivai fuoriporta, mostra di florovivaismo dove quasi tutti gli espositori ne espongono esemplari esuberanti e super fioriti. Il genere Hardenbergia, infatti, da un punto di vista commerciale è stato scoperto e valorizzato da circa tre anni come pianta in vaso dalla precoce fioritura invernale. Le specie in coltivazione sono: Hardenbergia comptoniana con fiori  di colore variabile da  malva a blu porpora, con segni bianchi alla base ed un numero variabile di varietà coltivate come, ad esempio, Happy Wanderer (colore viola), Pure White (bianco), Free 'N' Easy ® (colore bianco con bordo viola) e Candy Wrapper ® (colore rosso ciliegia); Hardenbergia violacea con segni gialli alla base e varietà  come “Free’n easy” bianca e “Candy Wrapper” rosa.
Il genere Hardenbergia, dedicato alla contessa von Hardenberg, sorella del botanico austriaco Van Huegel, non ha più segreti per me; ma il fascino iniziale della mia bella "innominata"   si è progressivamente e inesorabilmente dileguato.  
Per saperne di più:

martedì 15 febbraio 2011

Peperomia ferreyrae, una “scapigliata” in balcone

Peperomia ferreyrae

Peperomia ferreyrae in fiore
Questa peperomia è con me da Natale dell’anno scorso; non che fosse particolarmente attraente al momento dell’acquisto, ma con quelle rosette di foglie grassottelle ripiegate all’insù, tanto simili a dei fagiolini, mi ha colpito per il suo look scapigliato. Inizialmente, per riguardo, la tengo in casa, poi, superata nelle attenzioni da nuovi acquisti vegetali, la metto in balcone in un angolo luminoso ma non soleggiato; a quel punto di lei mi  dimentico. Quale sorpresa in febbraio vederla crescere in maniera esponenziale. Ogni rametto comincia a produrre un lungo germoglio, di colore verde chiaro, orientato, come tutti gli altri in direzione del sole. L’effetto è quello di capelli acconciati secondo la moda giovanile del momento, sparati di lato con ricercato effetto “ventato”. Con il passare dei giorni li osservo con maggiore attenzione e scopro, con stupore, che non sono germogli ma fiori, riuniti in lunghi steli che si allungano per circa due settimane per  staccarsi , poi, di netto, una volta appassiti, dai rametti che li portavano. Anche i rami sono fragili e si staccano con niente; messi nel terreno, tuttavia, radicano con grande facilità producendo anch’essi fiori, rivolti al sole, in contemporanea con la pianta madre. Mi documento sul web e scopro che l’effetto fagiolino è già nel nome; gli inglesi la chiamano infatti “Happy Bean” e alcuni siti tengono anche a sottolineare che le foglie, pur sembrando fagiolini, non sono commestibili....
E’ una pianta succulenta molto rustica che non necessita di molto; provenendo dalle foreste pluviali tropicali ama il caldo umido e non il sole diretto, anzi meglio l’ombra (la mia, con tanta luce si è progressivamente schiarita); poca acqua nel sottovaso, senza eccessivi ristagni. Gli olandesi la commercializzano sotto l’etichetta “amorevole negligenza” che è come dire, in modo elegante: lasciatemi in pace che cresco meglio senza le vostre soffocanti attenzioni.
E così  è necessario fare, per il suo bene.

http://www.peperomia.net/
http://www.amigoplant.nl/

sabato 12 febbraio 2011

Cruciverba botanico "Abevillea"

Orizzontale: 1: sinonimo di fioritura; 7: prefisso che indica assenza di caule; 8: genere di piante appartenenti alle Ramnaceae per lo più originarie del Nord America, spesso spinose, a fiori bianchi o azzurri; 10: Abbreviazione standard di medico e botanico italiano, direttore dell’Orto Botanico di Torino tra il 1763 ed il 1781; 11: piante rosacee munite quasi sempre di aculei,  che producono un caratteristico frutto, detto mora; 13: fusto erbaceo o legnoso, generalmente cavo negli internodi, tipico di specie graminaceae; 15: iniziali di particolari radiazioni luminose percepite dalle api ; 16: Ibervillea millspaughii; 17: specie appartenente alle Euphorbiaceae nota come “euphorbia a foglie verdi”, caustica e purgativa; 19: genere di piante dicotiledoni appartenente alla famiglia delle Malvaceae a grandi fiori campanulati, leggermente penduli, di colore rosso, giallo o arancione; 21 liquido vegetale ottenuto tra l’altro, per spremitura di alcune drupe; 22: abbreviazione standard di Carolus Linneus; 23:  la più importante associazione al mondo per lo studio e la diffusione della tassonomia e della storia naturale; 24 ; naturalista e botanico inglese a lungo presidente della RHS a cui sono dedicate oltre 80 specie botaniche. Verticali: 1: gaggia; 2;  fior di loto; 3: indica in inglese, varietà alte di Aster; 4: Ephedra nebrodensis; 5: infruttescenza costituita da frutticini riuniti e saldati insieme divenuti carnosi e succulenti come nella mora; 6: Abbreviazione standard dell’autore botanico Keisuke; 9: corpuscolo ovoidale che costituisce il primordio o abbozzo del seme delle spermatofite; 12: Alstroemeria Princess  alias 'Staprivane' ; 14: vi ha sede l’International Festival Garden in Quebec; 18: iniziali del nome scientifico dell’ olmo bianco; 20: Hedysarum coronarium senza… capo ne coda;

Soluzione

Cruciverba in formato PDF

mercoledì 9 febbraio 2011

Asparagi a Pantalica


La domenica mattina, quando ci si sveglia con un tiepido sole, è bello  riuscire ad organizzare, dopo un rapido giro di telefonate tra amici, un’uscita fuori porta con panini al seguito. Sta per cominciare la stagione degli asparagi selvatici e non vedo l’ora di constatare di persona, primo: se gli asparagi sono spuntati; secondo se i cercatori di professione ne hanno lasciati. Al mercato, infatti, ho già visto in vendita, piccoli mazzetti di asparago bianco, in dialetto siciliano "sparaciu biancu” che è il primo a entrare in vegetazione; ma l’asparago bianco o Asparagus albus è anche il meno pregiato tra gli asparagi selvatici perché più amaro, molto aromatico e subito spinoso. Io cerco invece l' asparago spinoso o Asparagus acutifolius che cresce abbondante nelle sciare, nelle macchie e nei boschi aridi, dal livello del mare fino a 1500 m di altitudine ed il cui sapore forte ed aromatico è ineguagliabile per la più classica delle frittate.

Decidiamo di andare a Pantalica, area archeologica di primo piano, in Sicilia, in quanto sede di una necropoli rupestre tra le più grandi ed importanti del Mediterraneo e sede, inoltre, di una riserva naturale orientata, insieme con la vicina Valle dell’Anapo, istituita per salvaguardare la vegetazione fluviale a platani, oleandri e salici spontanei che caratterizza questo angolo di Sicilia.

Pantalica è’ il posto ideale per fare turismo culturale, escursionismo e.. per cercare asparagi lungo le balze calcaree della cava attraversata dal fiume Calcinara.
Non mi faccio troppe illusioni però, la strada da percorrere giù fino al fiume è assai battuta e gli operai della forestale, posti a custodia della riserva, sono cercatori esperti e spietati. All’inizio del sentiero ecco le prime macchie di asparago, facili da riconoscere per i fusti aerei di colore verde scuro, contorti ed ammatassati in forme lianose, coperti di foglie pungenti, spinose all’apice. Guardo alla base del cespuglio in cerca dei giovani turioni ma, accidenti, qualcuno è già passato; i nuovi germogli sono stati tagliati, raccolti da mano esperta. I forestali, appunto.

Ma chi se ne importa, in fondo, degli asparagi selvatici; mi guardo intorno e tra le tombe rupestri scavate nella roccia, vedo i segni della primavera incipiente: Erica multiflora in piena fioritura, Centranthus ruber dai fiori cremisi, Euphorbia gialla, timo, rosmarino, asfodelo.
Godiamoci questa giornata di ozio al sole e gli asparagi li comprerò al mercato, alla faccia… dei forestali.

Erica multiflora

 
Centranthus ruber
P.S. Notizie botaniche sugli asparagi selvatici

Asparagus albus
Gli asparagi selvatici sono tra le specie più' note e diffuse della flora spontanea del Mediterraneo, conosciuti sin dall'antichità per la caratteristica di produrre, in primavera, germogli eduli e per le rinomate proprietà medicinali di alcuni organi sotterranei della pianta (zampe). Furono i Romani, in particolar modo, ad apprezzarne le qualità alimentari tanto che Plinio poteva ricordare che "..la natura aveva fatto gli asparagi selvatici (corrude) perché dappertutto chiunque potesse coglierne.."; solo in seguito, dalle diverse specie spontanee, gli stessi Romani derivarono ceppi di asparagi coltivati chiamati ”astile ”.
 
Asparagus acutifolius
Il Pignatti segnala in Sicilia la presenza di circa 7 specie diverse di asparago selvatico ma, in realtà, tre sono le specie raccolte: Asparagus albus o asparago bianco;
 l' asparago selvatico pungente, detto in dialetto "sparaciu niuru" e l'asparago spinoso o orrido detto in dialetto "sparacogna sarvaggia”, in vegetazione nella tarda primavera. Tutti sono raccolti e commercializzati sul mercato locale dove sono molto richiesti perché di sapore ben più intenso e deciso rispetto a quello dei turioni delle moderne varietà' coltivate.
http://www.dipbot.unict.it/alimurgiche/scheda.aspx?i=3
 

sabato 5 febbraio 2011

Il giardino del Castello di Maniace

Maniace: il giardino
Sul versante nord occidentale dell'Etna, a pochi chilometri da Bronte, nell'ampia vallata che il fiume Simeto attraversa nel suo tratto iniziale, un antico castello e poche case di campagna formano il paese di Maniace. Le case e le campagne intorno descrivono il quieto trascorrere della vita contadina ma il castello ed il suo giardino hanno un'interessante storia da raccontare.
Portale di ingresso dell'abbazia del 1173
Eccezionale nevicata a Maniace


Nell'anno 1799 re Ferdinando III di Borbone, grato all'ammiraglio Horatio Nelson per l'aiuto ottenuto nel sedare i tumulti derivanti dai moti della Repubblica Napoletana, come ringraziamento gli conferì il vasto feudo di Bronte elevato al rango di ducato in segno di maggior gratitudine. L'ammiraglio inglese, incalzato dagli eventi, non giunse mai a visitare il vasto possedimento siciliano ma, negli ultimi anni prima di morire, dimostrerà di aver gradito il dono firmandosi Nelson Bronte. Saranno i suoi eredi ed in particolare la nipote Charlotte ed il marito, visconte di Bridport, che daranno inizio a radicali lavori di ristrutturazione, destinati a trasformare i ruderi dell'antico monastero in una romantica residenza ducale. Si riattarono le antiche fabbriche, si costruirono nuove abitazioni ducali e si impiantò un giardino nell'area dell'antico orto monastico. Quando, tuttavia, nel 1836 Charlotte Nelson Bridport si accinse con suo marito a visitare questi luoghi, rimase talmente scossa dalle difficoltà del viaggio in lettiga e dal nero paesaggio vulcanico che giurò di non rimettere più piede a Maniace. Le cose andarono diversamente per i successivi eredi che abitarono spesso nella ducea apportando continui miglioramenti alle strutture del castello, galvanizzando, per lunghi periodi dell'anno, con lo sfarzoso apparato di carrozze, valletti e ricevimenti la quieta vita di Maniace e dei paesi intorno. Così sino al 1981, anno in cui l'ultimo erede, Alexander Nelson-Hood cede al comune di Maniace il castello e quel che resta dell'intera ducea. Oggi sia il castello che l'antica abbazia sono aperti al pubblico ma è soprattutto il giardino a ricordare con le sue suggestioni vegetali, la presenza degli inglesi in questo piccolo angolo di Sicilia. L'impianto del giardino risale alla prima metà dell'ottocento ma successivi ampliamenti furono eseguiti nel 1875, anno in cui furono messi a dimora cipressi, magnolie e palme e nel 1887 quando si impiantarono frassini e platani nel vasto parco che circonda il castello. Dal cortile interno, tramite un sottopasso, si entra nel giardino che appare intimo, privato per le alte mura che lo separano dal parco circostante e dalle balze del fiume Simeto. Platani, cipressi e palme svettano al di sopra delle mura e si contrappongono nei colori alla vegetazione spontanea circostante. La peculiarità' di questo giardino e', infatti, la felice commistione di stili ed essenze. Elementi del giardino formale italiano si accostano a spunti cromatici tipici della paesaggistica continentale ed essenze nordiche si uniscono alla tipica vegetazione mediterranea. Basse siepi di bosso delimitano strette geometrie all'interno delle quali magnolie, palme, cipressi tra le specie arboree, viburni e glicine tra le arbustive, creano composizioni molto naturali.

Trachelospermum jasminoides
Il romantico pergolato, la vasca d'acqua, la piscina e il piccolo magazzino ormai invaso da plumbago e gelsomino, sono solo alcuni dei tanti angoli suggestivi di questo giardino siciliano che le atmosfere monastiche, la sensibilità inglese e il clima mediterraneo hanno contribuito a disegnare.

Il Giardino, rivisto a marzo del 2012, non mi è parso smagliante come lo ricordavo, forse a causa del tempo burrascoso di questo inverno che ha fortemente danneggiato i grandi alberi (magnolie, ippocastani, platani) messi a dimora dall'ultimo proprietario. Il falso gelsomino (Trachelospermum jasminoides) della foto, che ricopriva buona parte della facciata interna, è morto, sostituito da un giovane esemplare della stessa specie. Alcune palme, seriamente colpite dal punteruolo, svettano all'orizzonte tristemente decapitate.

Ingresso al giardino di Maniace

Orari e biglietto
Leggi anche il post:

martedì 1 febbraio 2011

Euphorbia pulcherrima, una “stella” del giardino mediterraneo

Euphorbia pulcherrima in piena terra
Euphorbia pulcherrima, altresì nota come Poinsettia pulcherrima o “stella di Natale”, è specie coltivata in vaso in molteplici varietà dalle diverse sfumature di rosa, rosso, salmone, bianco o anche giallo; icona del Natale ed emblema del regalo facile da pensare, trovare, acquistare per omaggiare all’ultimo minuto vicini di casa, anziane amiche della madre; acquisti “last minut“ per pianerottoli tristi da addobbare per le feste ha,  invece, un ruolo da vera “star” nei giardini degli ambienti mediterranei come specie arbustiva  a lunga, anzi, lunghissima fioritura. In  Sicilia, così come in Messico, paese d’origine, è una specie legnosa perenne che cresce in piena terra con grande facilità raggiungendo altezze anche di due, tre metri. Non è facile, tuttavia, trovarla in coltura; è specie fuori moda, presente in antichi giardini di vecchie ville private o comunali che ne nascondono  ancora magnifici esemplari, mentre è irreperibile nei giardini moderni, surclassata da ibischi e lantane. Eppure è una specie arbustiva poco esigente, rustica, che fiorisce a partire dal tardo autunno e per tutto l’inverno;  è infatti una brevidiurna che prepara l’induzione fiorale quando le ore di luce cominciano a diminuire sotto la soglia delle 12 ore. Le infiorescenze sono portate sui rami apicali, il fiore è piccolo di colore giallo, circondato da cinque brattee rosse; le foglie sono di colore verde, alterne, di forma ovato-ellittiche.  Essendo specie appartenente alla famiglia delle Euphorbiaceae, i tessuti interni della pianta producono una sostanza lattiginosa, leggermente irritante per la pelle. Può essere utilizzata per realizzare alte siepi fiorite che si avvantaggiano di essere accorciate dopo la fioritura. Amici, in giardino non facciamo i conformisti, non seguiamo le mode, seguiamo le “star”.
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