sabato 29 ottobre 2011

Cruciverba botanico " Achania"


Orizzontale: 1: complessi di comunità vegetali ed animali di grande estensione che in una data zona geografica hanno raggiunto una relativa stabilità; 5:varietà di pomodoro resistente al virus TMV secondo RHS Gardening Advice; 8: pianta da vaso della famiglia delle Acanthaceae il cui genere prende il nome da due sorelle autrici del libro “Conversation on Botany” della prima metà dell’Ottocento. 11: Solanum oxycarpum; 13: iniziali di orticoltore e botanico francese autore del libro: Guide pratique du jardinier multiplicateur (1862); 14: iniziali della specie nota come “Gattaia italiana”;15: nome della varietà di Iris spuria AGM, Crawford secondo RHS; 17: iniziali di paleontologo e botanico scozzese (1808-1865), sovrintendente dell’Orto Botanico di Saharanput; 19: abbreviazione standard dell’autore botanico Aylmer Bourke Lambert; 21: tisanotteri tripetidi… per gli spagnoli; 23: nome comune di pianta della famiglia delle Euphorbiaceae originaria del Sudamerica e dell'Africa subsahariana che ha una radice a tubero commestibile ricca di carboidrati; 25 :Iniziali del nome botanico della specie nota agli inglesi come “gherkin”; 27 : processo naturale finalizzato a rimarginare le ferite che vengono provocate sulla corteccia degli alberi; 29: il genere dell’olivo; 31:come gli inglesi chiamano Avena sativa; 32:Bonsai Association; 34: Boerhavia diffusa ( Nyctaginaceae) nota agli inglesi come ..vine.: 35: infiorescenza costituita da molti fiori sessili disposti intorno ad un asse centrale con l’assetto di un disco;
Verticale: 1: specie erbacea annuale, appartenente alla famiglia delle Lamiaceae, normalmente coltivata come pianta aromatica; 2: Opuntia fragilis; 3: Manettia inflata; 4: genere della famiglia delle Grassulariaceae che comprende la specie nota come Virginia Sweetspire; 5: Genere delle Solanaceae costituito da circa 24 specie di arbusti o piccoli alberi a fiori tubulari a forma di tromba di colore blu, rosso, viola, giallo; 6: Abbreviazione standard del genere Dendrobates, ibrido di orchidea; 7 Associazione Italiana Naturalisti; 9: iniziali della specie nota come “guamillo”; 10: Associazione Italiana Amatori Succulente;
12: ibrido di Geranium x cantabrigiense che prende il nome da un borgo delle Orcadi in Scozia; 16: Abbreviazione standard del genere di orchidea Armodorum; 18: mosto cotto di fichi; 20: secondo The International Orchid Register: genus Rhyncholaeliolacattleya Epithet Hsinying … 21: Nome comune di un genere di piante aromatiche utilizzate in cucina; 22: prenome dell’antica varietà di pere Crassana; 24:Narcissus odorus; 26: varietà bianca; 30: Euphorbia amygdaloides “Purpurea”; 33: iniziali del nome di medico e naturalista svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi; 35: Rochea perfogliata;

Soluzione

mercoledì 26 ottobre 2011

Quiz botanico ottobre 011

Cinque indizi per una specie


Sono l’unica specie sopravvissuta alla mia Famiglia, all’Ordine e alla Divisione cui appartenevo; per questo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura mi ha messo nella lista rossa come specie in pericolo.

I miei frutti sono puzzolenti ma i semi sono molto gustosi e i cinesi li chiamano “White Nuts”, un ottimo rimedio digestivo. Chi mi usa migliora la concentrazione e la memoria.

Dal 1 giugno 1989 sono il simbolo della città di Tokio.

Goethe canta le mie lodi in una poesia del 1815 in cui mette in versi il suo amore tardivo per la giovane Marianne Willemer.

Come me si chiama la casa editrice che pubblica in Italia il libro: Sud. La storia dell’ultima spedizione di Shackleton 1914-1917 di Sir Ernest Shackleton

sabato 22 ottobre 2011

Mandragora: ricordi d’autunno

Quando ero ragazzina abitavo a Enna, una piccola cittadina siciliana, capoluogo di provincia che, climaticamente parlando è decisamente fuori posto nel contesto regionale. Essendo piazzata sul cocuzzolo di una montagna alta mille metri, esattamente al centro della Sicilia, Enna ha sempre la testa tra le nuvole con la conseguenza di essere immersa periodicamente, e d’inverno anche per intere settimane, dentro fitti banchi di nebbia. Nebbia in Sicilia, direte voi? Esattamente, e nel passato quando ancora non si parlava di riscaldamento globale del pianeta anche tanta neve. Con l’arrivo delle prime piogge autunnali ogni pomeriggio, con papà e gli zii, si andava a funghi nelle campagne vicine: prataioli, funghi di ferla (Pleurotus eryngii  var. ferulae) e funghi panicaldi (Pleurotus eryngii). Si lasciava la macchina ai margini di pascoli sferzati dal vento o di vigneti e frutteti in abbandono e si perlustravano quelli che consideravamo i nostri personali campi di raccolta.

Se era il momento giusto, era facile trovare prataioli a distesa tanto da potere decidere, in presenza di tanta abbondanza, di prendere solo i boccioli, funghetti ancora sotto terra che facevano presagire la loro presenza da un leggero accenno di terra smossa.
Tra i fiori spontanei che segnavano l’autunno raccoglievamo crochi e, nelle aree boscate, ciclamini che , poi, in piccoli mazzetti portavo alla maestra per giustificare il mancato svolgimento, per quel pomeriggio, dei compiti di scuola.

C’era, tra gli altri, un fiore autunnale, di colore pervinca che non riuscivo a raccogliere perché praticamente dotato di un peduncolo corto, corto. Anni dopo, studiando sui libri di botanica, ho scoperto trattarsi di mandragora un grazioso fiore con un tenebroso passato fatto di magiche pozioni e oscuri presagi.
Mandragora autumnalis è specie erbacea acaule composta da una rosetta di foglie carnose, un po’ gibbosette, che sembrano partire direttamente dalla radice e con al centro una grumo di fiori violetto; all’inizio dell’estate le foglie ingialliscono e cadono per ricomparire  con l'arrivo delle piogge autunnali, un modo come un altro di estivare negli ambienti caldi mediterranei. Come tutte le solanaceae questa specie è ricca di alcaloidi ed in modo particolare la radice che ha la caratteristica di biforcarsi, nell’accrescimento primaverile, assumendo sembianze vagamente femminili tanto da essere considerata, nei manuali di alchimia medievale, specie antropomorfa. Ad essa si attribuiva un alto potere afrodisiaco e dunque, (Macchiavelli docet) la radice era ritenuta rimedio infallibile alla sterilità. Poteri ipnotici, di trance ed estatici e non sò quale altra attribuzione magica venivano riconosciuti  e vengono ancora oggi, guardate qua!!) alla mandragora e alla sua radice. E pensare che per me ragazzina la mandragora era solo un fiore pervinca che, dispettoso, non potevo raccogliere per il mazzetto della mia maestra. Beata ignoranza!
Non tanto beata alla luce delle ultime notizie!
 

martedì 18 ottobre 2011

Limone: un piccolo albero dai frutti dorati


Il limone è un agrume molto diffuso sia come pianta da frutto che come pianta da giardino nei climi miti delle aree costiere del Mezzogiorno d'Italia rappresentando, con il profumo dei suoi fiori ed il colore dei frutti, uno degli elementi estetici più caratteristici del giardino mediterraneo. Tuttavia, la specie non è di origine mediterranea; il limone o Citrus limon è specie esotica provenendo, così come altri agrumi, dalla Cina e dall'India, lontani paesi d'Oriente dove questo agrume cresce allo stato spontaneo. Sino a non molti anni fa si riteneva che fossero stati gli Arabi ad introdurre il limone prima in Europa e poi, intorno all'anno mille, in Sicilia. Molte parole della tradizione agrumicola siciliana sono, infatti, di origine araba come la parola zagara derivante dall' arabo "zahara".
Questa ipotesi, tuttavia, ha avuto una clamorosa smentita negli anni cinquanta quando a Pompei venne ritrovata una villa patrizia riccamente decorata i cui affreschi descrivono le delizie di un lussureggiante giardino. Molte sono le piante da frutto raffigurate e tra esse sono bene evidenti piante di limone cariche di frutti dorati. E' chiaro perciò che già nel corso del primo Secolo A. C. il limone era apprezzato e conosciuto in Italia. Indipendentemente dall'origine, il limone ha costantemente accompagnato con le sue fragranze la vita dei popoli mediterranei ed insieme a cedro ed arancio amaro è l'agrume per eccellenza dei giardini arabi di Sicilia. Limoni e cedri abbellivano i giardini della Zisa, reggia della Palermo araba e non v'era proprietà signorile o abbazia, nei primi del cinquecento, che non avesse in giardino alcune preziose piante di limone. Il limone era infatti particolarmente apprezzato per le qualità farmacologiche e terapeutiche dei suoi frutti.
La buccia del limone, inizialmente verde, poi gialla a maturità è ricca di olii essenziali che estratti mediante spremitura venivano largamente utilizzati in cosmetica. Il succo del limone è agre ed è caratterizzato da un elevato contenuto in acido citrico al quale si devono le rinomate proprietà antiscorbutiche del limone. Lo scorbuto era una avitaminosi molto diffusa nel passato, dovuta principalmente ad una alimentazione carente di frutta fresca e di ortaggi. E' grazie a questa virtù terapeutica che il limone, alla fine del settecento esce dai giardini privati siciliani per divenire una coltura specializzata ad elevato reddito. In quel periodo infatti le grandi potenze marinare avevano bisogno di elevate quantità di succo di limone per prevenire l'insorgere della malattia tra gli equipaggi. Nel 1795 l'uso del succo di limone diviene obbligatorio nella marina inglese. Con lo sviluppo dei trasporti via mare aumentano vertiginosamente le richieste di succo di limone e aumenta anche il consumo dei frutti interi che sulle navi venivano preparati in salamoia con acqua di mare. Fu un vero boom economico per la Sicilia che rese possibile, nella prima metà dell'ottocento, la presenza a Messina di ben sette industrie per l'estrazione dell'essenza e del succo di limone. La coltivazione del limone determinò all'epoca una progressiva sostituzione delle colture tipiche siciliane, soppiantando nei terreni irrigui la canna da zucchero, il tabacco, il gelso. In Sicilia infatti, il limone ha trovato idonee condizioni climatiche nei terreni fertili delle aree costiere dove questo piccolo albero giunge a svolgere cinque fioriture nell'arco dell'anno. Ad ogni fioritura corrisponde una particolare produzione di limoni che presentano diversa forma, colore della buccia, contenuto in semi della polpa ed acidità del succo. La fioritura più importante è quella primaverile che si concentra, in Sicilia, in aprile. Questa fioritura produce frutti che maturano in un arco di tempo molto lungo che va da ottobre a marzo. I primi frutti vengono raccolti a fine settembre e sono detti " primo fiore", gli altri sono detti "invernali". Alla fioritura di aprile segue una fioritura nella tarda primavera che darà luogo a frutti "maiolini" maturi nel maggio dell'anno successivo. Si avrà quindi una fioritura estiva che viene stimolata tramite una particolare tecnica irrigua detta "stretta" e che determinerà la produzione, a distanza di un anno, dei frutti detti "verdelli". Alla fine di settembre, all’arrivo delle prime piogge autunnali si verifica ancora una fioritura seguita da un’ultima in gennaio-febbraio. Un vero tour de force riproduttivo per questa specie che porterà tutto l'anno contemporaneamente fiori e frutti derivanti dalle diverse fioriture.

Il limone trova un ambiente ideale nelle condizioni climatiche del sud dell'Italia. La Campania rappresenta il limite settentrionale della specie e più a nord vegeta, in piena terra, solamente in microzone a clima particolarmente favorevole come la Riviera ligure e il lago di Gard; i limone è, infatti, tra gli agrumi, la specie più sensibile al freddo. Mia nonna, però, che abitava in Istria, coltivava i limoni in vaso ritirandoli in veranda all’arrivo del primo freddo e penso che al nord così fan tutti.

sabato 15 ottobre 2011

Protea: soluzione quiz botanico "settembre 011"





Il Genere Protea prende nome dalla figura mitologica di Proteo che aveva avuto incarico da Poseidone di custodire le foche e ogni altro animale marino; tra le abilità aveva quella di mutarsi in ogni cosa. Il nome è stato attribuito al genere da Linneo perché comprende specie di aspetto quanto mai vario;


Il nome della specie è Protea cynaroides perché le sue infiorescenze ricordano molto quelle del carciofo, specie che appartiene al genere Cynara;

La specie è il fiore nazionale del Sud Africa ed è riportato sulle maglie della nazionale di rugby;

Protea Production è un'agenzia che opera nei settori della musica, dello spettacolo e della comunicazione che ha tra i suoi clienti la cantante Antonella Ruggero. La scelta di chiamarsi Protea è nella caparbia capacità di sopravvivenza della specie che rinasce dagli incendi superando situazioni avverse, imprevedibili.

In un bell’articolo sulle Proteaceae, il dott. Giuseppe Mazza descrive la storia della specie nota in Europa dalla fine del 700. E’ dalla lettura dell’articolo che ho appreso la notizia che ” a San Sebastiano, vicino Torino "...il Marchese di Spigno ne aveva una collezione ricchissima”;


http://www.photomazza.com/?Proteaceae-sudafricane-non-temono&lang=it
http://coda.co.za/blog/2008/11/03/the-bok-has-sprunghttp://www.sullacrestadellonda.it/mitologia/proteo.htmhttp://www.sullacrestadellonda.it/mitologia/proteo.htm
http://proteaproduction.com/

giovedì 13 ottobre 2011

Arriva l'autunno - post scrittum

A dispetto delle temperature miti della città che invogliano ad andare al mare, è bastato salire un po’ di quota, sull’Etna, per sentire che l’autunno è alle porte e molte piante lo sanno già; a circa ottocento metri d'altezza, le castagne sono quasi pronte da raccogliere; crochi e ciclamini sono spuntati nelle radure dei boschi e nei frutteti gli alberi di mele e pere delle varietà etnee sono stracarichi di frutti di stagione. Le foglie di vite cominciano a rosseggiare e.. nonostante il caldo, pregusto il Natale!

lunedì 10 ottobre 2011

Arriva l'autunno, la stagione dei fiori


Calendula
Con il ritorno di temperature più miti e l’arrivo delle prime piogge autunnali l’aria, in città, diventa più fresca e si ritorna a vivere in condizioni climaticamente più adeguate. Di sera si possono, finalmente, chiudere le persiane così da evitare di svegliarsi alle cinque del mattino con la luce del primo giorno sparata negli occhi; si potranno conservare   in cantina i bottiglioni che, per tutta l'estate ho avuti sempre tra i piedi,  utilizzati in balcone per raccogliere l’acqua dei climatizzatori;  pizza e sformati non saranno più  pietanze tabù ora che in cucina potrò riutilizzare il forno. Anche le piante in ottobre tornano a miglior vita e nei vivai, fino a ieri deserti, cominciano ad essere commercializzate le nuove fioriture che sono essenzialmente di due tipi: piante che hanno già fiorito in primavera  e si sbrigano a fare una seconda fioritura prima di rassegnarsi all’arrivo dell’inverno. Fanno parte di questo gruppo Callistemon, Cestrum nocturnum, Solanum rantonnetii; Dipladenia, Thunbergia, alcuni Jasminum e, tra le Bignoniaceae, Tecomaria capensis. 
Tecomaria capensis
Ad esse si aggiungono specie provenienti da regioni, come il Sud America o il Sud Africa, poste agli antipodi rispetto alla nostra latitudine; queste specie nelle aree di provenienza fioriscono in primavera, quando si registra una progressiva riduzione delle ore di luce e sono dette per questo "brevi diurne"; in esse l’induzione fiorale è indotta da un accorciarsi del giorno o, se volete, da  un allungarsi del periodo di buio, condizioni di luce che nel nostro emisfero si verificano, invece, in autunno.
Ecco allora, che in ottobre, in Sicilia, fioriscono le cassie, splendidi arbusti dalle magnifiche fioriture giallo oro; Cestrum aurantiacum e Hibiscus mutabilis i cui fiori virano dal bianco al rosso nell’arco di una stessa giornata ed ancora Holmskioldia sanguinea, Dahlia maxonii, Odontonema strictum, Murraya exotica dai profumatissimi fiori bianchi  all’odore di zagara;  tra le specie rampicanti questo è il periodo di: Polygonum aubertii (oggi classificata come Fallopia aubertii) , Boussingaultia baselloides, Senecio scandens spp., Senecio macroglossum (a foglia triangolare e getti volubili, non sono sicura sia questa la specie).
Hibiscus mutabilis

Cestrum aurantiacum
Dahlia maxonii
Senecio angulatus
Il fotoperiodismo si manifesta, poi,  in modo assai evidente in alcune specie tra le più diffuse a livello commerciale come il crisantemo e la stella di natale le cui fioriture autunno- invernali sono pilotate verso specifici periodi di vendita attraverso un controllo della durata del giorno; si realizza, a tal fine, in estate, un  accorciamento delle ore di luce  mediante oscuramento della serre o, con effetto ritardante,  si determina un allungamento del fabbisogno di luce mediante lampi luminosi che interrompono il ciclo di buio notturno.

Se, abitate come me, in zone marine del profondo Sud e desiderate godervi una lunga stagione dei fiori  è questo il momento degli acquisti  per un balcone in fiore: calendule, begonie, bocche di leone, crisantemi, alisso, zinnia.


Zinnia
Disponendo i vasi fioriti  in angoli riparati del balcone dureranno tali  fino al primo vero freddo dell'inverno (gennaio-febbraio) quando la nuova stagione dei fiori è già alle porte.

Post scrittum

giovedì 6 ottobre 2011

Phytolacca dioica: un gigante giovinetto

Mia suocera era solita raccontare che una volta, quando mio marito era piccolo e abitavano in Toscana, nella sala d’aspetto del loro medico di famiglia erano in attesa della visita in compagnia di una famiglia contadina che abitava su in montagna. Avevano portato dal dottore un bambino di uno, due anni le cui dimensioni rispetto all’età, erano decisamene fuori misura. Un bambinone con polsi e caviglie da adulto. Al medico che lo visitava e chiedeva stranito: “ma cosa date da mangiare a questo bambino?”; “o niente di particolare, signor dottore, mangia solo castagnaccio!” Il racconto di mia suocera mi torna in mente pensando alla Phytolacca dioica, un grande albero presente negli spazi a verde delle città meridionali le cui dimensioni, da vero gigante vegetale che può raggiungere i venti metri d’altezza nell’arco di non più di quindici anni, non sono indizio di vetustà.
Botanicamente la specie è, infatti, considerata alla stregua di un’erba gigante perché il suo legno non sviluppa cerchi cambiali e dunque la pianta ha un’età indefinibile.
Questo grande albero è originario della pampas Argentina dov’è noto con il nome di “Ombu”; la specie si è tuttavia bene acclimatata in ambiente mediterraneo, in aree dove le temperature non scendono mai al di sotto dello zero. Resistente alla salsedine si nota spesso nei viali a ridosso del mare. Si presenta come un grande albero semideciduo dalla chioma espansa che può estendersi per oltre dieci metri di larghezza.
Le foglie sono di un verde intenso, lanceolate e fanno una fresca e fitta ombra, di grande sollievo nelle calde giornate meridionali. L’aspetto più caratteristico che fa riconoscere facilmente la specie è la parte basale del tronco, di norma ingrossata e con le radici che corrono in superficie attorcigliandosi, sovrapponendosi ed emettendo polloni.
La specie, come dice il termine specifico, è dioica cioè con fiori maschili e femminili portati su piante diverse; i fiori sono piccoli e giallastri e riuniti in grappoli pendenti.
I frutti (l’albero che li porta è sicuramente una femmina) sono bacche, brune a maturità, che danno il nome al genere; con esse infatti si produceva una lacca colorante bruno giallastra. Il tessuto spugnoso del fusto, inoltre, è resistente al fuoco; l’albero perciò non brucia. E' specie molto rustica che si accontenta di terreni poveri. Non piantate per nessun motivo quest'albero esuberante a meno di cinque metri da un muro perimetrale o in una piccola aiuola tutto attorno pavimentata perché, per dispetto, il bambinone vi disasserà il muro e vi farà saltare tutte le mattonelle del pavimento. E  non dite, poi, che non vi avevo avvertiti.

P.S. Danilo Trontelj Bitetti riferisce che la specie fu portata in Europa dall'Argentina alla fine dell'ottocento  dal Principe Odescalchi che era un appassionato di piante. Piantò i primi esemplari nella sua tenuta di Palo Laziale e sono ancora li a fare bella mostra di se..

martedì 4 ottobre 2011

Dedicato ad una volpe

In genere sul mio blog parlo di piante ma proprio oggi, mentre facevo “verde” “insieme” ai miei alunni, portati in escursione ecologica sul Parco dell’Etna, una volpe ha fatto la sua comparsa tra di noi ed è a lei che vorrei dedicare questo breve post.

Chi lo ha detto che è bello vivere liberi, allo stato selvatico, alla perenne ricerca di cibo e sostentamento. Di fronte alla possibilità di ricevere qualche resto di un panino già addentato da vocianti studenti  quattordicenni, la volpe ha fatto la sua scelta ed è venuta a reclamare cibo cercandolo insistente tra gli zainetti dei ragazzi. Sbrigatevi ragazzi a fotografarla presto scapperà intimorita. Ma quale? Nessuna paura da parte sua ma solo la costernata costatazione di avere trovato un gruppo di ragazzi che appena scesi dal pullman si erano già calati tutte le scorte alimentari.

Cara volpe ad maiora!


lunedì 3 ottobre 2011

Dizionarietto botanico - lettera C -

Prefazione nelle precedenti puntate:
dizionarietto - lettera A
dizionarietto - lettera A - proseguo
dizionarietto - lettera A - fine
dizionarietto - lettera B -



Caesalpinia, Leguminosae, (oggi Fabaceae) dedicata a Andrea Cesalpino da Arezzo (1519-1603) uno degli scopritori della circolazione sanguigna, direttore dell’Orto Botanico di Pisa e autore del De Plantis (1583) uno dei primi tentativi di classificazione naturale. 100 specie tropicali e subtropicali: Caesalpinia saepiaria a fiori gialli dell’india. Caesalpinia gilliesii e Caesalpinia pulcherrima  (vedi  anche Poinciana).
Calceolaria: Scrophulariaceae. Dal lat. calcèolus= scarpetta per la conformazione del labbro inferiore. 300 specie quasi tutte sudamericane. Sono coltivati due gruppi di ibridi erbacei e sufruticosi.

Calliandra tweedii
Calliandra, Fabaceae, dal greco kalòs = bello e aner=maschio per i filamenti staminali vivamente colorati. 120 specie prevalentemente americane, tropicali: Calliandra tweedii coltivata come arbusto o piccolo alberello fiorito nei paesi mediterrane.

Callistemon, Mirtaceae. Dal greco kalòs=bello e stemon=stame per i filamenti appariscenti. 25 specie dell’Australia e Tasmania. Arbusto o piccolo alberello coltivato in luoghi caldi e secchi; Callistemon citrinus e altre specie.
Carya olivaeformis
Carya. Juglandaceae, Dal greco karuos= ghianda. 20 specie nordamericane utilizzate, talvolta, come specie arboree per il verde pubblico; forniscono il legno di Hickory e il frutto Pecan dalla Carya olivaeformis.
Cassia spp.
Cassia. Fabaceae (Leguminosae); antico nome applicato a varie piante; genere che comprende 400 specie di piante delle regioni calde di tutti i paesi tropicali. Cassia corymbosa dell’Argentina e Cassia marylandica dell’America del nord.

Casuarina. Casuarinaceae, dal “casoaro” o struzzo australiano per l’apparenza piumosa delle fronde. 30 specie dell’Australia, India e Nuova Caledonia- Alcune specie come Casuarina equisetiformis sono coltivate come alberi ornamentali nei giardini mediterranei.


Casuarina equisetiformis

Catalpa spp.
Catalpa. Bignoniaceae; nome indiano; 10 specie del nord America coltivate come specie arboree ornamentali per viali o parchi urbani; Catalpa ovata viene dalla Cina.

Celtis. Urticaceae. Nome latino, 70 specie di alberi delle regioni temperate e tropicali. Celtis australis dell’Europa meridionale o Bagolaro.
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