domenica 18 maggio 2014

Proteaceae, un caleidoscopio di colori

Una famiglia botanica di origine australe coltivata e commercializzata con successo in Toscana
Tra le piante arbustive da fiore più strane che è possibile coltivare nei giardini a clima mediterraneo un posto di primo piano occupano le Proteaceae le cui diverse specie appartenenti a Generi come ProteaBanksia, Leucadendron, Telopea, Grevillea, Isopogon, Dryandra, Hakea hanno tutte infiorescenze vistose dai colori sbandierati, esotici, sgargianti come c’è da aspettarsi da generi appartenenti ad una delle famiglie più caratteristiche ed importanti dell’emisfero australe. Si tratta di entità botaniche antiche le cui origini si fanno risalire ad oltre 140 milioni di anni fa prima della deriva dei continenti; quando le terre emerse cominciarono a separarsi alcune specie rimasero confinate in Africa meridionale dando origine alla sottofamiglia delle proteoideae, mentre altre, oggi inserite nella sottofamiglia delle grevilleoideae, sono presenti soprattutto in Australia con circa 800 specie riunite in 45 generi di cui alcuni esclusivi di questo continente come i generi Banksia, Grevillea, Dryandra, Hakea.
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La variabilità che caratterizza l’intera famiglia riguarda sia l’aspetto delle piante che le strutture fiorali di una singola pianta nel corso della stessa fioritura; non a caso la famiglia delle Proteaceae deve il suo nome al genere Protea, studiato e classificato da Linneo nel 1735; esaminando i campioni di alcuni esemplari che gli erano stati inviati dal Sud Africa e notandone il carattere di notevole variabilità, Linneo diede loro il nome del dio greco Proteo che secondo la leggenda era in grado di cambiare continuamente aspetto per sfuggire a Menelao che ne voleva trarre auspici. Il termine protee è stato poi esteso alle tantissime specie appartenenti alla Famiglia, anche di generi diversi da Protea, accomunati dal possedere infiorescenze dalle strutture molto strane ed inconfondibili. 
 
Il fiore di una protea classica, ad esempio, ha l’aspetto iniziale di un carciofo (non per niente la denominazione botanica è di Protea cynaroides), un grande ricettacolo circondato da sepali e petali saldati insieme a formare brattee molto colorate con funzione vessillare. Un’infiorescenza può contare anche 160 fiori disposti a spirale e quando le brattee si aprono i fiori sbocciano partendo dall’esterno e procedendo verso l’interno.
La stranezza delle forme, la singolare bellezza dei fiori e la notevole possibilità di ibridazione ha consentito di selezionare, a partire dagli anni 60, cultivar di pregio di Protea cynaroides e di altre specie (Protea magnifica, Protea eximia, Protea nerifolia, Protea repens con i relativi ibridi) da coltivare in pieno campo e commercializzare come fronda e fiore reciso, un prodotto molto ricercato dai fioristi per bellezza e durata (oltre due settimane).
I principali centri di produzione a livello mondiale sono, oggi, la California, seguita dalle regioni d’origine come Australia e Sud Africa, da Israele, Isole Canarie e in Europa, particolarmente in Toscana, una regione a vocazione florovivaistica dove le protee vengono coltivate essenzialmente come piante fiorite da vaso.
Per saperne di più sui motivi che hanno determinato la nascita in Italia di un polo di produzione di specie così selvatiche ed esotiche, abbiamo chiesto a Gabriele Simoncini del vivaio omonimo di raccontarci la storia di come la sua famiglia abbia intrapreso la coltivazione di queste particolarissime piante.
"I Vivai Simoncini è un'azienda florovivaistica avviata a Pescia, in provincia di Pistoia, nel 1950 dai miei nonni che producevano garofano per farne fiore reciso; alla costituzione della Cooperativa Floratoscana ne siamo subito diventati soci, affiancando al garofano la produzioni di calle , iris, bocche di leone, Gypsophila e crisantemi. Circa 10 anni fa a causa di una forte crisi del fiore reciso, insieme ad altri soci della cooperativa abbiamo deciso di diversificare la produzione entrando nel mercato delle piante in vaso con un prodotto unico e particolare. La nostra attenzione si è rivolta alle protee e per capire e apprenderne le tecniche di produzione siamo stati in Australia a visitare aziende e a stipulare accordi commerciali per l’approvvigionamento del materiale di propagazione certificato.  Nell’ambito di Floratoscana abbiamo quindi formato un gruppo di una decina di aziende che si è specializzato nella coltivazione di generi di protee, diversi per azienda, curandone anche la moltiplicazione per talea delle varietà da noi scelte e coltivate che vengono prodotte in Italia da un’azienda del gruppo. Attualmente la produzione del Vivai Simoncini, svolta a conduzione familiare, si sviluppa in 3 serre di circa 2000 mq ciascuna  avendo in coltivazione i generi Protea, Telopea, Leucospermum e Grevillea.
La Grevillea è il genere di Proteaceae più comune in Italia, coltivata già da diversi anni in Puglia e anche Sicilia, stiamo però ampliando il catalogo mettendo in produzione altre specie di Grevillea tra cui la Grevillea juniperina, Grevillea banksia e Grevillea longifolia.
Tra le protee la varietà più conosciuta e commercializzata è la Protea Little Prince, una Protea cynaroides che cresce, rispetto ai suo fratelli maggiori White king e Pink king, in modo più contenuto rimanendo una pianta più compatta e proporzionata.
Dall'arrivo della talea alla vendita passa circa un anno e mezzo durante il quale le piante subiscono rinvasi e potature a seconda delle necessità della varietà. Una volta ottenuto, il prodotto finale viene commercializzato all'ingrosso da Floratoscana principalmente in Portogallo e in tutta Europa attraverso i mercati olandesi. Purtroppo una piccolissima percentuale è destinata all'Italia, perché nel nostro paese le protee sono ancora troppo poco conosciute e richieste".
"Quali tra i diversi generi presenti in coltivazione nella vostra azienda avrebbero possibilità di essere introdotti con successo nei giardini mediterranei ?"
"Una tra le specie che effettivamente è già presente nella maggior parte dei giardini è la grevillea, un tipo di pianta resistente al freddo, che una volta stabilita garantisce la fioritura durante quasi tutto l’anno, incominciando dai mesi invernali. Assieme ai cespugli di grevillea, potrebbe trovarsi benissimo anche la telopea, pianta molto resistente al freddo, sempreverde con sviluppo a cespuglio e talvolta piccolo alberello, che produce una lunga e robusta fioritura per tutta la primavera ed oltre.
La protea è ideale per posizioni soleggiate purché ben arieggiate, basta disporre le piante  in modo che siano riparate a nord e libere verso sud; l’unica cosa necessaria alla crescita e alla salute di queste piante è, infatti,  il sole che deve essere diretto. Durante l’inverno, in zone fredde,  è preferibile mettere le piante al riparo con la stessa tecnica che si usa per coprire le piante di limone."
A sentire il parere di Gabriele la coltivazione delle protee è, dunque,  alla portata climatica di molti giardini mediterranei e procurarci esemplari di questi fiori "alieni" è facile grazie al  catalogo online dei Vivai Simoncini  che effettua la vendita per corrispondenza di tutta la produzione.  Ed allora, lasciamoci tentare dai colori pirotecnici delle protee che nate e cresciute in Italia non avranno di certo nostalgia delle loro origini lontane.

Bibliografia: F. Sammiceli, Possibilità di utilizzazione delle Proteaceae nel florovivaismo siciliano (le foto del primo collage sono tratte dalla tesi),  Università degli Studi di Catania Facoltà di Agraria. Proteas passion for collection Flora Toscana

7 commenti:

  1. Grazie per avermi fatto conoscere queste bellissime piante, ma viste in vita mia ! Purtroppo nella mia zona dubito di trovarle! Un saluto!

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    1. Tu hai già un giardino bellissimo! Per avere qualcuna di queste stranezze consulta il catalogo online del vivaio di Gabriele, chissà, forse troverai qualcosa di tuo interesse.

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  2. E' molto probabile che se mi capiterà di vedere una di queste piante dopo aver letto il tuo post, la noterò e la apprezzerò. Grazie!

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    1. Sono sicura che le avresti ugualmente notate ed apprezzate; grazie!

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  3. L'anno scorso sono andata a visitare la nuova terrazza delle Protee sull'isola Madre (o era l'isola Bella?). Fantastiche, anche se la terrazza, secondo me, deve essere arricchita un po'. Non mi era piaciuta tantissimo.

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    1. Non ho mai visitato l’Isola Bella e l’isola Madre sul lago Maggiore ma ho letto del premio assegnato dalla Royal Horticultural Society a Gianfranco Giustina che cura la direzione tecnica dei giardini delle isole borromee. Ho anche letto che su una delle terrazze (isola Bella?, isola Madre? non so) c’è una collezione di protee descritta in termini entusiastici dallo stesso Giustina. Grazie al tuo parere, Marta, l’entusiasmo si è un poco ridimensionato.
      http://www.grey-panthers.it/gianfranco-giustina-premiato-dalla-royal-horticultural-society/

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    2. Grazie del link. Ovviamente non metto in dubbio il risultato di Giustina: coltivare protee in piena terra nel nord Italia non è uno scherzo. Dell'allestimento della terrazza invece se ne può discutere: forse tra qualche anno organizzeranno qualcosa di meglio.

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