mercoledì 29 gennaio 2014

Quiz tropicale

Sapreste riconoscere le 10 specie cui appartengono i frutti indicati in foto?

sabato 25 gennaio 2014

Cavolfiore violetto, ortaggio benessere

Guardo le previsioni del tempo e mi viene il magone pensando al tempo che farà, su al nord; l’inverno non è ancora al suo massimo ma poco ci manca e neve, pioggia e basse temperature rendono le campagne assopite ed i giardini quiescenti, su al nord. Si perché da noi, in Sicilia, è tutto un altro andare, la brutta giornata con uno sprazzo di pioggia ci può stare ma se, come oggi, ti accade di andare in campagna a girare per orti, nel tiepido sole di un mattino invernale ti trovi a sudare mentre cerchi di stare al passo di Biagio che corre contento mostrando orgoglioso a me e ai suoi compagni l’orto di famiglia ed i suoi cavolfiori.
Non sono i soliti cavolfiori che si coltivano al nord; il cavolfiore siciliano che si produce alle pendici dell’ Etna è una popolazione di brassica che traendo forte spunto dai terreni vulcani dove viene coltivato ha il corimbo di colore viola.
Cavolfiori enormi, dal peso di vari chili che quando li raccogli e li devi trasportare li puoi solo abbracciare portandone il peso con entrambe le braccia e che se li acquisti al mercato neanche in una settimana di consumo reiterato riesci a finire quanto comprato ed infatti l’acquisto di questi giganti dell’orto è spesso condiviso in gruppi di consumo formati da vicini e parenti.

Brassica oleacea var botrytis denominata "Sicilia" o "violetto" è una produzione locale destinata al consumo diretto caratterizzata da un sapore marcato ed un colore viola del fiore che si mantiene intenso anche dopo la cottura. Come tutte le varietà di Brassica che oggi conosciamo essa deriva da un progenitore spontaneo diffuso sulle scogliere calcaree che si affacciano sul mare del Mediterraneo. Il cavolo selvatico presenta grande variabilità nell’ambito della popolazione naturale con varianti che riguardano la ramificazione del fusto, la presenza di infiorescenze laterali, i caratteri delle foglie.
E’ stato l’uomo che effettuando la selezione ha scelto di volta in volta piante ritenute le più idonee per esigenze colturali e di gusto. In Sicilia, dove gli alimenti devono essere sempre molto colorati per essere graditi, le arance sono rosse come alcune varietà di fico d’india e anche il cavolfiore non deve essere bianco ma violetto.
Oltre ad essere ritenuto più gustoso rispetto al cavolfiore comune, ricerche scientifiche hanno dimostrato che accanto alle già note proprietà salutari del genere Brassica, nel cavolfiore violetto la presenza di carotenoidi e antociani oltre che alla glocorofanina determinano proprietà ritenute benefiche nella prevenzione del cancro particolarmente se la cottura del prodotto viene fatta a vapore e non per immersione nell’acqua bollente.

Sarà per questo motivo che girando per l’orto di Biagio sono stata di ottimo umore; c’era il sole, un piacevole tepore e tutto attorno il cupo colore ed il caratteristico odore di questi giganti dell’orto; ma non vi nascondo che la maggior soddisfazione è stata vedere ragazzi di ultima generazione che nonostante l’ iphone, i social network e la passione per il motore sanno ancora provare entusiasmo e stupore per le dimensioni di un grande cavolfiore.
 

lunedì 20 gennaio 2014

Il banco fiorito di Max

Catania è una città dove il vero commercio si fa per strada, ci sono per questo due grandi mercati giornalieri: uno del pesce ed un altro, al centro della città, dove si vende una miscellanea di mercanzia che va dall’alimentare al vestiario. Il mercato “do lune” così chiamato anche se oramai si svolge tutti i giorni della settimana, è posto dentro i confini di una grande piazza da dove, tuttavia, la marea di bancarelle e la folla degli acquirenti tracima nelle strade limitrofe come le acque di torrenti in piena.
Colori, baraonda, basole bagnate, vociare di banditori e prezzi abbordabili anche per tasche mezze vuote, rendono il mercato di Piazza Carlo Alberto il cuore pulsante dell’economia cittadina e la vera attrazione turistica della città soprattutto per i croceristi che, fermi per poche ore, attraccati al porto, riescono, cartina alla mano, a raggiungere con facilità un luogo pittoresco dove fare foto di vita locale e comprare a poco prezzo qualche cianfrusaglia, a ricordo del viaggio. 
E’ un mercato dove molti venditori dalla barba non rasata e l’aria sofferta ti offrono ad un euro un cestino di limoni o di verdure e dove la nutrita comunità di venditori senegalesi espone perfettamente taroccata ogni più blasonata griffe alla moda. In questa bailamme tra un banco di lattughe e uno di pashmine c’è il posto fisso di Max.
Un banco fiorito pieno di tante cianfrusaglie da giardino che mi attira come un orso è attirato dal miele: vasi, vasetti, cachepot, sottovasi; forbici, ninnoli, taccuini, piante verdi e fiorite, alcune usuali altre inaudite; ogni pianta ha un cartellino con genere e specie e se la compri Max ti ci allega un foglietto con le istruzioni per l’uso: poca acqua, molta luce, concime quanto basta. Max è giovane, comunicativo, competente, professionale; un ambulante di ultima generazione; prima faceva il contabile presso un grossista di piante, poi, con la crisi, il lavoro fisso se ne è andato; “Mi sono messo in proprio”, mi dice ,” amo le piante ed il contatto con la gente e mi sono lanciato in questo nuovo lavoro con passione”. Che ami le piante si vede da come descrive le ultime novità del suo banchetto: Nematanthus gregarius o pianta pesciolini, Leucothoe fontanesiana, Brigamia insignis; io mi lascio tentare e finisco per comprare seguendo alla lettera i suoi consigli e sapete che vi dico: da quando c’è il suo banco fiorito ho un motivo in più per andare al mercato.
Nematanthus gregarius o Hypocyrta
Questa specie conosciuta comunemente come pianta pesciolini è una sempreverde di origine sud americana dai fusti ricadenti sino a circa mezzo metro, sui quali si inseriscono foglie ovali, carnose di colore verde scuro e con delle variegature marroni sulla pagina inferiore. In natura è specie epifita che in estate produce all’ascella delle foglie piccoli fiori di colore rosso- aranciato, leggermente profumati, dalla forma un poco rigonfia simile a pesciolini. E’ coltivata normalmente come pianta da appartamento ma io la tengo fuori in balcone, in una zona ombreggiata dalle foglie di un philodendron; vuole molta luce ma non il sole diretto.
Leucothoe fontanesiana Makijaz
Leucothoe fontanesiana Makijaz è un piccolo arbusto coltivato in vaso il cui fogliame sempreverde ha delle variegature bianche molto irregolari che si combinano, sulla nuova vegetazione primaverile, con i colori rosa o rosso bronzo,  variegature che in autunno e in inverno si trasformano in varie tonalità di bordeaux e viola. I fiori sono insignificanti e dunque per tenere il cespuglio compatto è consigliabile accorciare frequentemente i rametti. Leucothoe e ’ un’ericacea come il rododendro e pertanto  predilige terreno leggero, acidulo, uniformemente umido ma ben drenato e, a tal proposito, è meglio evitare l’uso del sottovaso.
Brighamia insignis
Brighamia insignis è specie dioica di origine hawaiana considerata specie rara perché in natura i suoi impollinatori, insetti sfingidi, stanno scomparendo. Ha l’aspetto di una piccola palmetta ma in realtà appartiene alla famiglia delle Campanulaceae. La commercializzazione di esemplari venduti a scopo ornamentale è finanziata dal governo hawaiano e finalizzata all’inserimento di nuovi esemplari in natura. La specie, sempreverde, ha un corto fusto carnoso, affusolato, che porta in cima un ciuffo di foglie dal bel colore verde chiaro e produce in autunno fiori di colore giallo paglierino che profumano leggermente; predilige posizioni ombreggiate ma molto luminose e desidera terreno sciolto e se possibile vulcanico come quello d’origine; acqua solo un po'.

mercoledì 15 gennaio 2014

Una proprietà poco nota del ficodindia

Il ficodindia è una specie succulenta di origine sud americana arrivata sulle rive del Mediterraneo e nelle isole dopo la scoperta dell’America; è utilizzata come arbusto da siepe molto efficace per realizzare impenetrabili barriere poste a protezione delle masserie e per i frutti che sono i più buoni tra tutte le specie appartenenti al genere Opuntia. Ma non tutti sono a conoscenza di un’altra importante utilità della specie molto nota a chi frequenta abitualmente le campagne vivendo di agricoltura e pastorizia.
Le grandi pale verdi della pianta, chiamate botanicamente cladodi, sono costituite da un parenchima spugnoso ricco di mucillagine che presenta alte proprietà cicatrizzanti.
Un piccolo taglio, un’abrasione, un’ulcera posso essere prontamente curate mettendo a contatto della ferita una fettina di tessuto spugnoso ottenuto da una pala di ficodindia privata della cuticola esterna spinosa; al contatto il tessuto vegetale lascia sulla pelle un velo protettivo molto simile ad un più tecnologico e probabilmente meno efficace cerotto spray.
Come si prepara? Basta tagliare con accortezza la cuticola esterna della pala stando bene attenti alle spine. 
Il tessuto fibroso e ricco d’acqua è, inoltre, efficace anche contro bruciori di stomaco, ulcere e lesioni dell’apparato digerente: mangiare al mattino un pezzetto di tessuto di pala a digiuno, facendone scorta in frigorifero, viene descritto da chi l’ha provato come un rimedio molto efficace contro bruciori di stomaco e problemi di fegato. 
Non fa bene solo agli umani, anche gli animali se ne giovano; provate ad indovinare che genere di animale ne va ghiotto? 
E lo mangia senza togliere le spine!
 
 
 
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