martedì 21 luglio 2020

Coltivare lavanda in Sicilia

Chi viene in Sicilia come turista ha, in genere, mete ben precise da raggiungere in quanto località turistiche rinomate come Taormina, Cefalù o Erice o siti archeologici imperdibili come Siracusa, Valle dei Templi, Segesta e Selinunte. Ma un buon conoscitore della Sicilia non può prescindere dal visitare anche la sua vasta area centrale che ospita paesi e paesaggi che, tagliati fuori dai flussi economici e turistici delle zone di mare, hanno mantenuto un carattere antico, autentico, legato allo svolgimento di attività economiche dedite alla pastorizia e all’agricoltura ed in passato alla estrazione e lavorazione dello zolfo. 
Lo sfruttamento delle miniere durò sino alla prima metà del Novecento poi, con la diffusione di un metodo industriale per produrre acido solforico, si ebbe una progressiva perdita di quote di mercato con la chiusura progressiva di tutte le miniere presenti sul territorio dell’Isola. Non rimaneva altro da fare, a chi viveva e ancora oggi vive quei luoghi, di emigrare cercando miglior fortuna altrove o restare dedicando forze ed impegno all’unica attività economica possibile in questo territorio: l’agricoltura.
Negli ultimi giorni di giugno ho avuto modo di visitare l’azienda agricola “Le antiche tradizioni” di Gaetano D’Anca e di sua moglie Luisa Moltalto che con le due figlie vivono a Santa Caterina Villarmosa, un piccolo paese del nisseno nel territorio della valle dell’Imera Meridionale.
Gaetano da giovane ha lavorato per un’azienda di manutenzione del verde che operava in tutta la Sicilia; lavoro faticoso ma in allegria, sempre al sole e tra amici; poi, avuta l’occasione di un lavoro fuori a stipendio fisso è partito passando cinque anni a Verona come guardia carceraria e poi venti anni a Catania al Super Carcere di Bicocca. Gaetano racconta come erano tristi quegli anni: “ La cravatta della divisa mi veniva stretta, non vedevo l’ora di ritornarmene al paese ed appena ho potuto ho lasciato il posto fisso per dedicarmi all’azienda di famiglia dove lavoro anche 12 ore filate ma ogni giorno è diverso dall’altro con continue decisioni da prender e rischi da correre ma anche con tante soddisfazioni da condividere con la mia famiglia”. Un ritorno alla terra che era dei suoi nonni nel solco della tradizione, l’azienda infatti produce su una superficie di 31 ettari frumento delle varietà autoctone dell’isola come Russello, Timilia e Maiorca i cui prodotti (farine, pasta, piadine, biscotti ma anche pane infornato ogni settimana) sono venduti insieme alle altre produzioni aziendali (olive, mandorle, miele, coltivazioni biologiche) nei mercatini bio o presso punti vendita gourmet dell’isola direttamente dal produttore al consumatore.
Ma insieme alla coltivazioni tradizionali a Gaetano quindici anni fa è venuta l'idea di coltivare lavanda;  non è questa un’idea improvvisata, in realtà, perché la Sicilia è la prima regione italiana per numero di aziende che producono piante aromatiche (essenzialmente origano, salvia, lavanda, finocchio selvatico, timo, maggiorana) e la seconda per superficie coltivata con una maggiore concentrazione nelle aree collinari interne della Sicilia, in piccole superfici aziendali come produzioni secondarie e collaterali a quelle cerealicole ed arboricole.
Come vi è venuta l’idea di produrre lavanda in terra di Sicilia?
Nel tentativo di diversificare ho voluto provare a coltivare lavanda e oggi siamo gli unici ad avere un lavandeto nel Sud dell’Italia; ho cominciato nel 2005 con un ettaro di terreno che ho incrementato l’anno dopo con altri due ettari. Il nostro primo campo di lavanda in fioritura era uno spettacolo, le persone ci vedevano dall’autostrada e ci venivano a cercare per fare fotografie. Abbiamo avuto anche sposi alla ricerca di una location fotografica particolare. Sono andato in Francia per procurarmi le piantine micro propagate di Lavandino un ibrido interspecifico rustico e di elevata capacità produttiva e per cercare di carpire dai francesi i segreti della coltivazione che è comunque semplice: un impianto pluriennale che ad ogni taglio si rinnova e che entra in produzione dopo tre anni; irrigazione di soccorso, poche concimazioni, inerbimento dell’interfila per evitare l’ erosione del terreno da ruscellamento dell’acqua piovana che sempre più spesso , nel nostro comprensorio, ha carattere torrenziale; nessun trattamento chimico contro parassiti che fortunatamente in Sicilia, al contrario della Francia, ancora non sono arrivati”. 
Una volta prodotta come utilizzate la lavanda?
I primi anni di raccolto abbiamo lavorato esclusivamente per produrre olio essenziale portando il prodotto sino a Calatabiano dove c’è un impianto di distillazione; siamo arrivati a produrre 100, 120 quintali di olio essenziale ma abbiamo incontrato notevoli difficoltà di commercializzazione. Dopo tre anni di duro lavoro alla nostra prima produzione un grossista di Hong Kong mi ha offerto 40 euro al kg di essenza contro gli 80 euro che erano il prezzo di mercato; ho detto piuttosto che farmi prendere per la gola con il mio olio essenziale mi ci lavo le mani. Ed allora abbiamo cercato nuovi canali di vendita cominciando a produrre mazzi di lavanda da vendere alle erboristerie e calici di lavanda ottenuti con i fiori sfusi da utilizzare per profumare non solo indumenti ed ambienti ma da impiegare anche in cucina”.
A chi è venuta l’idea di utilizzare la lavanda per aromatizzare gli alimenti?
Ed è ora Luisa che racconta: “Inizialmente ai mercatini consigliavo ai clienti di utilizzare la lavanda per aromatizzare crostate, biscotti ma anche l’agnello e gli arrosti a cui, in piccole quantità, la lavanda conferisce un gusto speciale ma i clienti mi dicevano: “ no, non credo che sia buono, saprà di sapone”. Ed allora ho cominciato a preparare dolci aromatizzati con la mia lavanda; una crostata, qualche biscotto, del torrone e dicevo ai clienti: “assaggiate e se non vi piace non comprate”. Ma ai clienti i biscotti piacevano ed oltre ad assaggiarli hanno cominciato a ordinarli. Arrivare a dosare la giusta quantità ha richiesto prove e pazienza perché la lavanda ha un gusto molto forte ma ero sicura di essere sulla giusta strada; una volta la settimana facevo di più 100 chilometri per raggiungere un forno che mi consentiva di impastare e cuocere i miei biscotti. Tanti sacrifici e inizialmente insuccessi ma a distanza di qualche anno ci siamo fatti conoscere ed ora abbiamo un nostro laboratorio e riforniamo negozi in Sicilia, ma anche in Veneto , Austria, Germania ed in Francia dove vendiamo i nostri prodotti anche in Provenza”.
Quando e come si esegue la raccolta della lavanda?
"La raccolta si svolge in genere verso l’ultima settimana di giugno; tutto si esegue a mano ed in tempi brevi per evitare che l’eccessivo caldo sciupi le spighe fiorite e quindi tutta la famiglia è in campo a lavorare dalle cinque del mattino alle nove di sera facendoci aiutare da parenti ed amici; dopo il taglio della spighe si formano mazzetti che legati insieme, a fine raccolta, vengono appesi ad asciugare sotto una tettoia ombreggiata (i fiori di lavanda non devono essere esposti alla luce né diretta ne soffusa per mantenere il colore intenso) e molto ventilata e se c’è vento di scirocco o di libeccio che arriva dall’Africa i mazzi in quattro giorni sono essiccati e pronti per essere confezionati in grandi scatole da 80, 100 kg di prodotto che spediamo a grossisti. Quella parte del raccolto che non è adatta per i mazzi viene sgranata e venduta come prodotto sfuso mentre gli steli e lo scarto, raccolti in balle, vengono inviati alla distillazione.
Anche quest’anno avete avuto molti visitatori che come noi hanno provato il piacere di fotografare i vostri campi e sentire il racconto della vostra esperienza?
Abbiamo ricevuto tantissimi visitatori da tutta la Sicilia, anche da province lontane come Trapani e Palermo ma anche stranieri forse informati dagli organi di stampa e dai media che hanno raccontato della nostra esperienza
”.

In effetti i filari di lavanda ancora da raccogliere sono uno spettacolo sia da fotografare che da annusare in un ronzare continuo di api, farfalle ed insetti felici di svolazzare di fiore in fiore. Il profumo è stordente e la voglia di portarne a casa ci spinge in paese dove la famiglia ha laboratorio e bottega; olio essenziale, sapone, fiori sfusi ma anche biscotti, torrone, farine sono acquistati per noi e da regalare.
Fotografare, annusare, gustare la lavanda di Sicilia è un appuntamento di inizio estate da segnare per visitare un angolo di isola poco conosciuto ma assolutamente da non perdere. 

Informazioni: Le Antiche Tradizioni  Tel. 0934672427

giovedì 2 luglio 2020

Un nugolo di insetti fastidiosi in balcone

L'esperto risponde
Domanda Le scrivo per trovare un rimedio al mio problema; da un poco di tempo il mio balcone (ma l’estate scorsa lo era anche il giardinetto al piano di sotto) è assediato da un insetto piccolo e nero lungo circa un centimetro che si muove in gruppi numerosi tra i vasi delle mie piante; della loro presenza non sembra che il verde ed i fiori ne risentano ma ogni volta che mi affaccio in balcone questi insetti si alzano a nugoli dai vasi attaccandosi alle pareti ed alle suppellettili e assaltando pure me in modo molto fastidioso.
Ho visto, inoltre, che nei vasi da dove provengono fuoriescono in gran numero da piccoli fori presenti sul terreno di circa 5 mm di diametro. Mi piacerebbe sapere di che insetto si tratta e come fare per liberarmene.
Per dare risposta al lettore e avere un consulto autorevole mi sono rivolta a Nella Mazzeo amica dai tempi dell’ università e sodale di divertimenti e primi lavori post studi. Una di quegli amici che anche a non vedersi per anni quando ci si rincontra si è subito in sintonia muovendoci  su una comune linea di umorismo e affetto come avveniva tra le ragazze che eravamo un tempo. Nella non è esperta in quanto mia amica ma perché la sua passione per l’entomologia l’ha portata a diventare negli anni Professore Associato di Entomologia generale e applicata al Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università agli Studi di Catania. Ed ho detto tutto. Le giro la domanda e  questa è la sua risposta:
Risposta 
L’insetto in questione è un'ape selvatica del genere Halictus; si tratta di api che nidificano nel terreno e sono attratte anche dal sudore dell'uomo per cui possono anche risultare moleste. Si tratta comunque di insetti impollinatori quindi da salvaguardare e proteggere. La presenza degli adulti è limitata nel tempo, ma se il fastidio dovesse essere eccessivo si potrebbero spostare i vasi in cui hanno nidificato in una zona lontana da dove ci si affaccia.

Aggiungo io:
Raccomando al lettore di cercare di resistere all’istinto sterminatore che cova in ognuno di noi e che ci suggerirebbe di fare facile strage dell'insetto irrorando le tane presenti nei vasi con prodotti insetticidi. Gli insetti impollinatori sono indispensabili negli ecosistemi e anche a costo di sopportarne temporaneamente il fastidio è importante preservarli, convincendoli tuttavia, con le giuste maniere, a  mantenere le dovute distanze.

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