sabato 23 maggio 2015

Rhaphiolepis umbellata, a dir le sue virtù......

La conosci questa? 
Domanda
Mi sono imbattuto in questa gradevole pianta dalla profumata e bella fioritura parcheggiando la macchina in un centro commerciale che si trova proprio al centro della Sicilia. Si tratta di una pianta sempreverde con fiori bianchi a mazzetti e bacche violacee. Mi sapresti dire di cosa si tratta? Potresti dedicare un post a questa pianta? 
Non solo posso ma anche voglio perché la specie che mi viene segnalata è meritevole di grande attenzione in quanto molto decorativa ed estremamente adattabile e resistente come solo le  orientali sanno essere. Si tratta infatti di Rhaphiolepis umbellata una piccola rosacea sempreverde proveniente dalle regioni temperate dell’Asia e particolarmente dal Giappone (la specie è anche classificata come Rhaphiolepis japonica) che forma un arbusto cespuglioso che in natura può raggiungere i tre metri ma che, in realtà, avendo crescita estremamente lenta non supera nel nostro ambiente di coltivazione l’altezza di un metro e mezzo; tende invece progressivamente ad allargarsi formando una chioma rotondeggiante copri suolo. 
Le foglie, portate alle estremità dei rami, sono di consistenza coriacea e hanno forma ovale e arrotondata con il margine leggermente ricurvo e dentellato; in fase di germogliamento il colore delle foglie presenta una tonalità rossa per diventare poi di colore verde scuro nelle foglie adulte che presentano una reticolatura della pagina inferiore.
La fioritura è primaverile e si svolge in pannocchiette terminali con fiori bratteati di colore bianco, a calice rossastro, leggermente profumati. Alla presenza di brattee decidue, lunghe ed appuntite si deve il nome del Genere che deriva dal greco: rhaphis (ago) e lepis (tartaruga). Gli stami sono numerosi, raccolti in mazzetti.
Foto di Sebastiano Di Martino
In presenza di miti temperature autunnali,  raphiolepis effettua una seconda fioritura prolungando la presenza dei fiori fino ai primi veri freddi invernali. Sono molto ornamentali anche i frutti, bacche carnose blu nerastre, coperte di pruina e contenenti uno, due semi, che compaiono in autunno, nascosti tra il fogliame; sono molto ricercati dagli uccelli che arrivano in buon numero a becchettare e germinano facilmente consentendo una facile riproduzione della specie.
Foto di Sebastiano Di Martino
Nei giardini viene spesso usata una varietà dal portamento ancora più compatto e cespugliato che si chiama Rhaphiolepis umbellata minor e ne esistono varietà dalla fioritura rosata, come Raphiolepis X delacourii, cioè un ibrido di R. indica e R. umbellata.
Rhaphiolepis è un arbusto che, per la prima volta, ho visto utilizzare, trent’anni fa,  dal paesaggista  siciliano Ettore Paternò che ne distribuì grandi macchie nel parco che circondava gli scavi della villa romana del Casale di Piazza Armerina; la considerava specie ideale per un giardino a bassa manutenzione perché decorativa e molto frugale, resistente al caldo ma anche a minime termiche non esageratamente sotto lo zero  e capace di realizzare una buona copertura del suolo in zone soleggiate del giardino. Tra i tanti vantaggio è anche specie che sopporta molto bene le brezze marine cariche di salsedine e può, perciò, essere utilizzata nella coltivazione in vaso di assolate terrazze fronte mare.
Cosa si può chiedere di più ad un arbusto così pieno di virtù.
Dove trovarla:

sabato 16 maggio 2015

Chelsea Fringe Festival Italia: che la festa cominci!

Dal 19 al 23 maggio prende avvio a Londra il Chelsea flower show, la più famosa, mondana ed ammirata mostra di fiori al mondo, organizzata da oltre cento anni dalla Royal Horticultural Society nel parco del Royal Hospital a Chelsea.  
La manifestazione, patrocinata dalla Regina d’Inghilterra è rinomata per il garden show, concorso di giardini dimostrativi realizzati da progettisti internazionali sponsorizzati da case prestigiose, chiamati al Chelsea esclusivamente su invito della RHS. Una mostra i cui biglietti sono introvabili già molti mesi prima della data di inizio e che è stata visitata l’anno corso da oltre 150.000 visitatori.
A fare da contrappunto a questo festival così blasonato e "comme il faut", da quattro anni a questa parte, su idea di Tim Richardson, scrittore inglese e giornalista irriverente di giardini sul Daily Telegraphe, si svolge a Londra il Chelsea Fringe , un festival del giardinaggio alternativo all’insegna del volontariato, della libertà di espressione, della voglia di discutere insieme di verde senza controlli dall’alto e a costo zero per i visitatori.
Una manifestazione anticonformista cui aderiscono artisti, professioni del verde e anche semplici appassionati che iscrivendosi al festival possono partecipare a condizione che il proprio contributo abbia a che fare con fiori, piante, orto e giardino. Il Fringe show nel giro di pochi anni è uscito dai confini londinesi per interessare altre città inglesi  diffondendosi anche in altre nazioni. Quest'anno infatti, dal 16 maggio al 7 giugno, un fitto programma di convegni, passeggiate, istallazioni verdi, mostre fotografiche, corsi e conferenze avrà luogo,  in contemporanea con l'Inghilterra, anche in Italia, Slovenia, Giappone ed Australia.

Sergio Cumitini, referente e coordinatore del Chelsea Fringe Italia ci illustra alcuni degli eventi italiani in programma.
L’Italia, che l’anno scorso ha partecipato al Fringe con un solo evento, la visita al giardino della paesaggista Rosanna Castrini a Torino, quest’anno ha organizzato un programma molto articolato che si svolgerà in Lombardia, Toscana e Sicilia.
Cominciando dal nord, a Milano, Bergamo e Brescia verranno realizzate alcune installazioni artistiche ospitate in modo itinerante nei tre Orti Botanici cittadini appartenenti alla Rete degli Orti Botanici della Lombardia; le tre istallazioni sono: 'Matrioska' di Fadalti, Sirtori, Romano; 'Orto Storto' di Patrizia Bezzi, Sergio Cumitini , Matteo Boccardo e 'Flora italica' di LandAlab e Flora Conservation.


A Bergamo sono previste inoltre: una passeggiata lungo il Parco del Serio, un workshop tenuto dalla paesaggista Rosanna Castrini, dedicato alla creazione di una bordura mista di erbacee nella prestigiosa sede di Palazzo Moroni e una Conferenza di Daniela Romano, nell’ambito del progetto Matrioska, per illustrare la vita di tre importanti figure femminili, botaniche e paesaggiste italiane del secolo scorso (Mameli Eva Calvino madre di Italo, Maria Teresa Parpagliolo Shephard e Agata Giovanna Piccolo). A Brescia sono in allestimento diverse iniziative di educazione ambientale e di giardinaggio per bambini e la mostra In Horto di Denis Argentario; a Milano il programma è molto articolato comprendendo una mostra fotografica dei giardini di Piet Oudolf’s insieme ad una mostra di acqueforti di Federica Galli, passeggiate nel Bosco di Riazzolo, pedalate nei parchi milanesi, visita agli erbari del Museo Civico di Storia Naturale, diversi convegni e attività di progettazione dedicata agli studenti. 
Spostandoci a Firenze  sarà possibile visitare i giardini di Garzoni, Boboli e  il giardino dell’Iris; in programma una  mostra di acquerelli botanici, le aromatiche e un pic-nic. 

In Sicilia due eventi: a Radicepura, una chiacchierata sui giardini mediterranei con degustazione di granita in compagnia del progettista Ermanno Casasco e a Caltagirone l’AIAP Sicilia prevede  di realizzare un’istallazione denominata 'Micropaesaggi’.

Il programma del Chelsea Fringe Italia quest'anno promette bene; non resta che aspettare che la festa cominci per partecipare e condividere.
 

 

mercoledì 13 maggio 2015

Celtis australis, un albero spaccasassi

Celtis australis è un grande albero che vive spontaneo nel nostro ambiente climatico ed è frequentemente utilizzato a scopo ornamentale nelle alberature stradali o nei grandi parchi cittadini; a dispetto del nome scientifico che sembrerebbe attribuirgli un'origine australiana è specie proveniente dalla vicina Asia minore da dove si è ampiamente diffuso in tutto i paesi del bacino del Mediterraneo.
La denominazione botanica si deve a Linneo che per il genere utilizzò un vocabolo della tarda latinità quando con la parola celtis si indicava una pianta arborea dai frutti eduli indicando, poi, per l’attribuzione specifica, una generica provenienza dall’ Europa meridionale o australe. Molti i nomi comuni o dialettali: bagolaro, spaccasassi, caccamo, menicucco. La caratteristica per cui è comunemente conosciuto è la notevole robustezza dell’apparato radicale che corre in profondità anche su terreni pietrosi meritandosi il nome di “albero spaccasassi”.
E’ un albero dalla imponente impalcatura dei rami che supporta una chioma globosa a maturità; le foglie sono caduche, semplici, alterne, con il margine seghettato e lungamente appuntite, scabre nella pagina superiore, pubescenti in quella inferiore. I fiori sono piccoli, insignificanti, possono essere ermafroditi o unisessuali con fioritura che avviene in aprile, maggio. Il frutto è una drupa ovale e tondeggiante, grande quanto un pisello e nerastra a maturità, con poca polpa commestibile. La dispersione dei semi è assicurata dagli uccelli e dai piccoli animali che mangiandone i frutti ne disseminano i semi.

E’ un albero longevo del quale ne esistono esemplari più che centenari in varie parti d’Italia; sull’Etna  vegeta la specie Celtis tournefortii ssp. aetnensis che è endemica del versante sud occidentale del vulcano; è una pianta non più alta di cinque metri con la lamina fogliare cuoriforme alla base e frutti prima rossi, poi giallastri a maturità.
Dovevi essere un bravo ed accorto mugnaio se avevi scelto il mio legno per realizzare gli ingranaggi sommersi del tuo mulino
Il legno del Celtis australis è di colore bianco-grigio o verdognolo, molto tenace, duro ed elastico , non si screpola ed è molto resistente ai tarli. Dalle ceppaie del bagolaro si facevano sia i bastoni da passeggio che quelli con il manico ricurvo, tipici dei pastori (bagoline), forche da fieno, fruste, collari da bestiame ma anche stecche da bigliardo, utensili da falegname, intarsi e strumenti a corda.
Come con il legno dell’olmo, che è specie che appartiene alla stessa famiglia botanica del celtis, anche con il legno del bagolaro si realizzavano gli ingranaggi sommersi dei mulini ad acqua.

Se credi agli oroscopi, tra i ventuno sono quello senza vie di mezzo, velleitario, orgoglioso e con manie di grandezza
Sito immagine

Le antiche popolazioni celtiche avevano un oroscopo diverso dal nostro, caratterizzato da 21 segni associati ad alberi e piante ed in particolare: abete, acero, betulla, carpino, castagno, bagolaro, cipresso, faggio, fico, frassino, melo, nocciolo, noce, olmo, pino, pioppo, quercia, salice, sorbolo, tiglio, olivo; il segno del bagolaro che nel nostro calendario avrebbe caratterizzato i nati dal 14 al 23 di agosto e dal 9 al 18 di febbraio determinava un carattere risoluto e dominante: così si legge sui siti dedicati: “ Il Bagolaro è davvero una persona molto prorompente a volte troppo utopistica nei suoi progetti e questa sua smania di grandiosità può davvero metterlo in cattiva luce. Ha una personalità molto accentuata ed è spesso troppo orgoglioso al punto che può davvero attirare l'antipatia di molti e questo sul lavoro non va certo bene. Se viene contraddetto può avere cali e sbalzi nell'umore e sentirsi poco apprezzato. Meglio per lui lavori dove c'è bisogno di creare, inventare.”

Che colpi usavi da piccolo per giocare a cannucce?
I frutti del bagolaro sono comunemente chiamati bagole; sono piccole bacche inizialmente verdi che diventano prima gialle e poi nerastre a maturazione; dall'etimo greco melas-cocos (bacca nera) deriva il nome dialettale siciliano di menicucco e francese di micocoulier . Tra i giochi del passato, in estate, i frutti del bagolaro venivano utilizzati dai ragazzi come proiettili delle cerbottane.

Di Frigerio ne conosco una, di frigé tanti
Dana Frigerio è una garden designer molto apprezzata in Italia ed all’estero, un nome a cui sono riconosciute creatività e fiuto nel percepire le ultime tendenze moda in fatto di garden-style. Scrive per molte riviste di settore, ha pubblicato due e-books, cura eventi legati alle fiere di giardinaggio e gestisce un blog; da due anni è direttore unico di una innovativa rivista interamente dedicata al verde (Blossom zine), disponibile gratuitamente online, che raccoglie in quattro numeri stagionali il lavoro di ben 120 collaboratori ed è pubblicata in italiano ed inglese.  Dana abita in un piccolo paesino sulle sponde del lago di Como, cambia  sovente il colore dei capelli, si fotografa spesso i piedi e fa lunghi viaggi a Bali.

Il cognome Frigerio è abbastanza diffuso al nord Italia con particolare riguardo per la Lombardia e le province di Como e Lecco. L’origine del cognome deriva dalla parola dialettale “frigé” usata per indicare il Celtis australis o bagolaro.
 
Mi chiamo Libitea e a tavola non mi piace variare visto che ho le mie foglie preferite da mangiare
Sito reperimento immagine
Lybythea celtis è una farfalla di dimensione medio-piccole diffusamente presente nell’Europa meridionale, riconoscibile per la forma particolare della bocca e delle ali che la fanno assomigliare, in condizioni di riposo, ad una foglia.
Svolge una sola generazione annuale e le sue larve si alimentano esclusivamente di foglie di bagolaro.

domenica 10 maggio 2015

Il giardino mediterraneo.. con tanto sole e poca acqua

Ho letto il libro della Mimma
Alla fine del mese di marzo è uscito, per la casa Editrice Pentàgora, l’ultimo libro di Mimma Pallavicini dal titolo “Il Giardino mediterraneo.. con tanto sole e poca acqua”, un manuale che spiega agli apprendisti giardinieri dei territori più caldi del meridione d’Italia come progettare il proprio giardino in modo sostenibile, applicando tecniche colturali volte al risparmio di acqua nella coltivazione di orto, giardino e delle piante in vaso. 
L'autrice
Se dovessi raccontare la storia professionale di Mimma Pallavicini dovrei scrivere più di un post perché la sua attività di naturalista, fotografa e giornalista del verde è più che trentennale. Quando nel 1990 iniziai una collaborazione con la rivista Giardini della Zanfi Editore era Mimma Pallavicini che mi chiedeva notizie e foto sulle piante ornamentali presenti in Sicilia per farne speciali da pubblicare a corredo della rivista. Esigente, professionale, intransigente Mimma è stata e lo è ancora “la giornalista del verde” più influente, temuta, talvolta odiata da alcuni addetti ai lavori per un carattere non facile ma, dai più, ritenuta una persona preparata ed autorevole per la passione che mette nel lanciarsi a capofitto e con invidiabile fervore in sempre nuove e stimolanti iniziative che siano l’organizzazione di percorsi culturali nell’ambito di manifestazioni del verde o mostre pomologiche per la riscoperta di antiche varietà orto frutticole o la pubblicazione di libri di giardinaggio dal taglio divulgativo o ancora, come di recente avvenuto, l’ organizzazione, nell’ambito delle attività collaterali di una mostra svoltasi a Ferrara, di una merenda consapevole per i bambini partecipanti perché “imparino a distinguere i sapori, a capire di che cosa sono fatte le marmellate e a tornare alla buona fetta di pane e marmellata invece delle solite merendine”.
Questo e tanto altro ancora ci sarebbe da dire sul personaggio Mimma Pallavicini che da qualche anno ci fa partecipi dei suoi pensieri e progetti attraverso le pagine di un blog tra i più seguiti dal popolo verde.

Il libro
Ho cominciato a leggere il libro di Mimma sul giardinaggio mediterraneo avendo nelle orecchie le parole maliziose di un diavoletto tentatore che mi diceva: “Ma che consigli potrà mai dare e che esperienza di coltivazione in giardini a risparmio d’acqua potrà mai avere Mimma Pallavicini che è esperta di flora alpina e abita sulle colline biellesi dove la piovosità annuale supera i 2000 mm l’anno?"    Mano a mano che leggevo mi è parso evidente che il diavoletto insinuatore avesse torto: non è infatti necessario essere poeta per sapere spiegare le poesie di Leopardi o  per avviare i ragazzi ai principi dell’ecologia non bisogna per forza essere Darwin; studio, esperienza, conoscenza diretta, buon senso, capacità di semplificare concetti complessi senza banalizzarli, sono tutti ingredienti utili per fare della pragmatica ed efficace divulgazione giornalistica ed è questo l’obiettivo che si prefigge il libro “ insegnare alla gente ad essere sostenibile ovunque si trovi praticando un giardinaggio rispettoso che non dimentica l'ambiente e affronta i mutamenti climatici a ragion veduta”.
§§§
Nel libro, dopo una breve introduzione di Carlo Pagani, si analizzano i caratteri climatici caratterizzanti l’ambiente mediterraneo e la descrizione delle aree climatiche che lo individuano e si descrivono alcuni giardini mediterranei famosi: Giardino la Mortella ad Ischia, Villa Hanbury, Giardino di palazzo Parisio a Malta, Jardin Exotique et Botanique de Roscoff, Orto Botanico di Palermo, Giardini della Landriana a Tor San Lorenzo, Villa Borromeo, il vivaio di Natale Torre, il giardino-vivaio delle Moscatelle, traendo da ogni giardino spunto per consigli di progettazione. 
Nella scelta delle specie, ad esempio, in un giardino mediterraneo sostenibile occorre privilegiare l’utilizzo delle specie autoctone capaci di adattarsi all’ambiente circostante dove le estati sono torride e le piogge estive assenti, utilizzando non solo specie tipicamente mediterranee come corbezzolo, lentisco, cisto ed euforbie ma anche esotiche che vivono in climi simili a quello del Mediterraneo ma dislocati in luoghi diversi del globo come  Sud Africa,  Cile, Australia e California.

Specie mediterranee autoctone

Specie di altre regioni  del mondo a clima mediterraneo
Nel giardino mediterraneo sostenibile la coltivazione di un prato su vaste superfici è da ritenersi improponibile; esso dovrà necessariamente venire sostituito da specie tappezzanti o, come si faceva un tempo in Sicilia, da sinuosi vialetti disposti ad interrompere le aree coltivate.

Il recupero dell’acqua piovana è tecnica essenziale per fare scorta invernale da utilizzare per sopperire ai bisogni idrici estivi delle piante ed il suggerimento di creare una cisterna sotto la casa potrebbe apparire banale se non fosse che questa buona pratica del passato si è completamente perduta in tempi di noncurante consumismo moderno. 
E così, capitolo dopo capitolo parlando di balconi e terrazze senz’acqua, orti e frutteti, piante in vaso, rose per il meridione si procede speditamente per 256 pagine scritte fitte, fitte, con alcune fastidiose ripetizioni di testo e senza una foto ma con tanti consigli e piccole rubriche ricorrenti (parola di maestro giardiniere; piante generose; trucchi ed astuzie; parole che contano).  
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Se il modo in cui è trattato l’argomento, su come progettare e realizzare un giardino mediterraneo all'insegna della sostenibilità, potrà sembrare scontato per gente esperta, per maestri di giardino avvezzi alle difficoltà del clima mediterraneo,  penso, invece  che  se ne potrà molto giovare chi si accosta da apprendista all'argomento, acquisendo informazioni di partenza utili a  non commettere errori nella progettazione e poi nella realizzazione di un giardino in clima mediterraneo che sia sostenibile ed in sintonia con l’ambiente naturale che gli è intorno. 

Il libro non è presente in tutte le librerie ma solo in quelle che ne hanno fatto richiesta all’editore. La casa editrice Pentagora che fa capo a Massimo Angelici applica una sua particolare politica editoriale: il guadagno che dovrebbe essere del rivenditore viene redistribuito tra tutti coloro che hanno partecipato alla sua realizzazione. Io l’ho mandato a prendere direttamente alla casa editrice e al costo di euro 14 mi è stato spedito a casa senza spese aggiuntive.
ordini@pentagora.it




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