domenica 26 agosto 2018

Orti, mare ed integrazione

Mi affaccio in balcone e guardo il porto lontano. Tra un traghetto che parte per Malta in orario ed una nave da crociera che attracca in banchina portando turisti invasati di selfie, c’è gente che, invece, non potrà sbarcare, come sarebbe naturale fare dopo un salvataggio in mare, arrivando in un porto italiano su di una nave, per di più militare, della stessa nazionalità.
Solo in ventisette, nei giorni successivi all'attracco, sono stati autorizzati a scendere* essendo tutti minori non accompagnati ed una volta sbarcati sono stati affidati a diverse organizzazioni umanitarie che da anni operano sul territorio prendendosi cura di ogni ragazzo arrivato da solo via mare, seguendone l’inserimento sino alla maggiore età.
Una di queste organizzazioni, l’Associazione Don Bosco 2000, che ha partecipato alle operazioni di sbarco è,  per altri versi,  molto familiare, a Catania, agli amanti del mare perché gestisce da qualche anno uno dei lidi più grandi del litorale catanese: il Lido Don Bosco di proprietà dei Salesiani che per tutta l’estate svolge il ruolo di Colonia marina accogliendo grest, gruppi giovanili, boyscout ma anche tante famiglie attratte non solo dal grande e spazioso arenile ma pure dall’atmosfera cordiale e multietnica che vi si respira.
Litorale deserto a seguito di una giornata di pioggia
L’Associazione  Don Bosco 2000 che opera a Catania ma ha sede anche in altre località della Sicilia centrale, ospita all’interno delle strutture ricettive della colonia, un gruppo di 26 migranti minori provenienti da diversi paesi africani ma anche da Egitto e Pakistan.
Il programma di recupero ed integrazione per ognuno di essi ne prevede la scolarizzazione, la formazione al lavoro e lo sport, praticato dai componenti di una loro squadra di calcio. D’estate i ragazzi ospiti svolgono all’interno del Lido tutte le attività e mansioni richieste da un’attività turistica: biglietteria all’ingresso, parcheggio, manutenzione degli spazi verdi e delle aree comuni; pulizia della spiaggia; gestione di un piccolo bazar etnico e del bar: visi cordiali, sorrisi distesi, giovialità.
Foto tratta da: link
Tra le recenti iniziative messe in campo dagli animatori dell’Associazione vi è la realizzazione di Orti Sociali gestiti dai ragazzi ospiti dell' Organizzazione. Molto interessata all’iniziativa ne ho chiesto informazioni a Daniele Gulinello che con la moglie lavora e vive stabilmente tutto l’anno all’interno della struttura.
"Lo scopo della nostra iniziativa," mi dice Daniele,  "è sempre finalizzata all’integrazione dei nostri ospiti. Per molti di loro che provengono da paesi africani la pratica dell’orto familiare è un’attività che conoscono e hanno da sempre praticato. Abbiamo pensato perciò di destinare una grande superficie irrigua che abbiamo all’interno della Colonia alla realizzazione di Orti familiari da destinare a chiunque fosse interessato alla nostra iniziativa. Ogni orto ha una superficie di circa 60 metri quadrati già predisposta con dieci ali piovane per l’irrigazione localizzata. La quota annua di iscrizione è pari a 350 euro e il titolare del lotto ha diritto di acquisire i prodotti ottenuti nel suo orto che sarà accudito in tutte le operazioni colturali dai ragazzi incaricati."  
Ma chi aderisce all’iniziativa è solo un finanziatore o può partecipare attivamente alla gestione dello spazio a lui assegnato.
La scelta delle diverse specie da coltivare, tutte ottenute in modo biologico, è affidata ad un agronomo che ci segue e ci prepara un calendario di coltivazione. Questa estate abbiamo prodotto ottimi zucchini, melanzane pomodori, peperoni ma seguiamo anche le richieste degli utenti.
Molti ci hanno chiesto per esempio di coltivare asparagi e fragole ed allora, invece di coltivare queste specie all’interno di ogni lotto assegnato ne abbiamo predisposto uno spazio comune in modo che ogni richiedente ne potrà disporre di un filare. Quando poi ci sono delle attività colturali conviviali come la messa a dimora di nuove piantine o la preparazione delle canne per i fagiolini o quando sono pronti gli ortaggi da raccogliere invitiamo gli assegnatari a partecipare proprio perché è attraverso la reciproca partecipazione che si raggiunge il fine dell’integrazione.
In questo primo anno di attività quante persone hanno aderito all'iniziativa?
I ragazzi hanno coltivato 15 orti familiari e ne abbiamo altri cinque ancora disponibili ma per questa nuova annata che prende avvio a settembre pensiamo di aumentare il numero degli orti da assegnare.
Avete in programma altre iniziative legate agli Orti?
Si, da quest’anno vogliamo coinvolgere le scuole catanesi  nella realizzazione di orti didattici e per gli alunni più piccoli pensiamo di allestire una piccola fattoria curata dai nostri ragazzi ospiti.   
Jerome, Joseph e Iqbal
Il successo delle iniziative messe in campo dell’Associazione Don Bosco 2000 dimostrano come l’integrazione tra mondi  lontani può avvenire attraverso  l'organizzazione e la buona volontà, mettendo in evidenza come sia facile e naturale, all’interno di un Lido al mare o tramite un Orto Sociale integrarsi ed integrare. 
 
Per informazioni sugli Orti familiari potete chiamare il seguente numero dell'Associazione: 3498232275
 
* Dopo lo sbarco dei ragazzi minori, nei giorni a seguire è stato consentito di scendere anche a donne e malati; oggi che scrivo è stato concesso lo sbarco a tutti i rifugiati imbarcati sulla nave Diciotti.

lunedì 20 agosto 2018

Brachychiton rupestris, l'ultimo arrivato

 L'albero bottiglia del Queensland
Al gruppo di alberi che appartengono al Genere Brachychiton (Brachychiton discolor, Brachychiton acerifolius, Brachychiton populneus), che sono diventati da tempo presenze abituali nei giardini rivieraschi mediterranei, si è aggiunta in tempi recenti una nuova specie che ho avuto modo di incontrare per la prima volta dai  vivai Piante Faro in Sicilia, e che da un poco di tempo, con sempre maggiore frequenza, viene utilizzata nelle sistemazioni a verde di nuovo impianto.
Brachychiton discolor, B. acerifolius, B populneus


L’albero in questione si chiama Brachychiton rupestris,  denominato anche “Albero bottiglia del Queensland"  ad indicare la particolare conformazione del tronco e la regione australiana d’origine, dal clima caldo ed arido, dove la specie è endemica e cresce spontanea.
Brachychiton rupestris è un albero a lenta crescita che non supera in genere i dieci, quindici metri d’altezza nelle regioni al di fuori dell’area d’origine; si presenta con un fusto tozzo, affusolato in cima e rigonfio al centro per i tessuti che si imbibiscono d’acqua come scorta per i periodi di siccità, meritando per questo, a pieno titolo, il nome di “albero bottiglia”.
Sito Web
Questa caratteristica forma del tronco, che può arrivare nei luoghi d’origine anche ai sei metri di circonferenza, viene raggiunta soltanto in esemplari adulti, in genere non prima dei 7,8 anni di età, con un diametro che può anche diminuire in larghezza durante i periodi di prolungata siccità; nella fase giovanile, invece il tronco è dritto e stretto.

Il rigonfiamento del tronco è dovuto alla presenza di un tessuto parenchimatico spugnoso che si imbibisce d’acqua; è per questo che nei periodi di siccità, i nativi australiani abbattevano gli alberi bottiglia staccandone la corteccia e facendone mangiare al bestiame la fibra carnosa.
Sito web
Le foglie sono alterne e presentano una diversa forma tra la fase giovanile e quella adulta: da giovani le foglie sono palmate a 7-9 lobi lineari-lanceolati mentre con l’aumentare dell’età le foglie diventano semplici, lunghe 7-12 cm, lineari-oblunghe; entrambe le forme possono essere presenti contemporaneamente sulla stessa pianta; la specie è considerata spogliante perché all’inizio dell’estate tende a perdere le foglie per ridurre le perdite d’acqua per traspirazione ma questo in realtà avviene solo in natura, nei giardini se la pianta è irrigata la perdita delle foglie è molto poco accentuata ed avviene in contemporanea con la fioritura.
I fiori , leggermente campanulati e più piccoli rispetto a quelli di altri brachychiton, sono di colore biancastro, con sfumature rosa sulla faccia interna dei petali e vengono portati all’estremità dei rami in infiorescenze a pannocchia; i fiori sono apetali e la loro forma è data da quattro, cinque tepali saldati tra loro.  
I frutti sono baccelli legnosi a forma di barchetta, quando aperti, che contengono molti semi, circondati all’interno del frutto da peli irritanti.
L’albero ha un apparato radicale superficiale e poco espanso che lo rende adatto ad essere coltivato in prossimità di fabbricati ed abitazioni o a ridosso delle piscine; per questo la specie si adatta alla crescita in vaso, fatto che ne ha consentito l' esportazione di esemplari adulti dall’Australia in tutte le nuove aree di acclimatazione.
Tra le curiosità lette sul web a proposito di Brachychiton rupestris, nel 1919 in Australia nella città di Roma, furono piantati 93 alberi di questa specie per ricordare i concittadini morti in conflitto durante la Prima Guerra Mondiale.
Grazie alle meraviglie tecnologiche di Google Maps sono riuscita ad esplorare Heroes Avenue che si estende di fronte alla stazione ferroviaria della cittadina di Roma e lungo Wyndham Street, riuscendo ad ammirare, come se fossi li presente, ogni singolo Brachychiton rupestris di questa commovente, lontana, commemorazione.
 

venerdì 17 agosto 2018

Gli oleandri in vaso dei Vivai del Mela

In Sicilia, il tratto pianeggiante di costa tirrenica che si affaccia sulle isole Eolie, tra Capo Milazzo e Capo Tindari, presenta un’alchimia pedoclimatica così particolarmente favorevole alla crescita delle piante da essere considerato da sempre luogo vocato alla coltivazione produttiva tanto che già per i greci Mylas (Milazzo) era il luogo in cui pascolavano i buoi sacri al sole e anche Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia ne decantava la particolare ricchezza delle acque. 
Questa pianura è stata da sempre luogo di un’intensa attività agricola che nel tempo ha subito una progressiva evoluzione: le colture tradizionali sono sempre state la vite ed olivo ma  dall’inizio del Novecento cominciò a diffondersi un' agricoltura irrigua intensiva con la coltivazione di ortive (soprattutto pomodoro), gelsomino ed agrumi; infine, a partire dagli anni Settanta, come conseguenza della crisi della viticoltura e dell’orticoltura, si è registrato un lento ma costante incremento della superficie destinata alla coltivazione di specie ornamentali in vaso ottenute in pien’aria ed in serra: primi fra tutti gli agrumi e gli olivi ornamentali prodotti, secondo le statistiche ufficiali, per oltre 2 milioni di vasi l’anno, seguiti da specie diverse da fiore (grevillea, bouganvillea, oleandro, callistemon, mimosa, leptospermum, mirto) e da un’ampia offerta di palme. Non manca, inoltre, nell’ultimo decennio, la coltivazione di eccellenti produzioni vivaistiche di fruttiferi subtropicali come avocado, annona e mango.
Mango Osteen Vivai Torre
Nel cuore di questo comprensorio agricolo, attraversato dal torrente Mela, hanno sede i Vivai del Mela di Giovanni Maimone, un’azienda a carattere familiare che in quasi quarant’anni di attività è riuscita a diventare leader in Europa nella produzione di oleandro in vaso.
Il vivaio esteso complessivamente circa 20 ettari è formato da un corpo centrale di dodici ettari e da numerosi appezzamenti satelliti molto frazionati dove si effettuata la radicazione delle talee su una superficie coperta di tre ettari e dove vengono prodotte le diverse tipologie di vaso che vanno dal più piccolo che ha diametro di undici centimetri ed una sola talea, al vaso da sessanta centimetri che contiene esemplari da esposizione alti fino a due metri; in mezzo, l’assortimento prevede oltre dieci tipologie di cespuglio e cinque- sei tipi di oleandro ad alberello.
 
Quando nel 1980 l’azienda è stata costituita, si coltivavano soprattutto piante mediterranee in vaso ma in seguito, per differenziarsi dagli altri produttori e concentrare gli sforzi su una sola tipologia di prodotto, si decise di puntare sull’oleandro, una specie autoctona mediterranea che cresce spontanea sulle rive sassose delle fiumare siciliane e che rimane fiorita a lungo in estate con fiori che, nelle oltre duecento varietà oggi selezionate, possono essere semplici o doppi ed avere colori che vanno dal bianco, al rosa, al salmone, al rosso.
Il prodotto realizzato dai Vivai del Mela, che può contare per la relativa lavorazione su uno staff di oltre cinquanta persone, ha una sua connotazione ben precisa sul mercato, differenziandosi nettamente dall’oleandro prodotto da altre aziende ed utilizzato per lavori di landscape in spazi a verde pubblici o privati; la famiglia Maimone ha scelto, infatti, di realizzare un vaso fiorito di oleandro a sviluppo molto contenuto e vegetazione compatta che, venduto nei garden center o tramite la grande distribuzione, è molto richiesto nei paesi del nord Europa che lo utilizzano prevalentemente come pianta estiva da balcone, per patii o verande. In Germania per esempio l’oleandro è considerato una pianta di buon augurio e per questo è tenuta in bella vista alle finestre delle cucine.
Quella dell’oleandro non è una produzione difficile da effettuare ma per essere eseguita nei tempi richiesti tutto deve essere accuratamente preparato e scadenzato: un qualunque errore ad esempio, nella composizione del terriccio di radicazione o una anomalia nell’andamento climatico o nella distribuzione dell'acqua irrigua, si traducono in un minor numero di talee radicate con conseguente riduzione della produzione dell’anno. Una produzione eseguita con tempistica industriale e criteri di eco sostenibilità che prevedono, ad esempio, la messa in atto di una serie di accorgimenti certificati da un ente esterno per ridurre l’impatto ambientale, attraverso l’ottimizzazione dei consumi idrici ed energetici e riciclando in maniera idonea tutti i materiali di scarto dell’azienda.
Vaschette anti abbattimento e a risparmio d'acqua
Il ciclo di produzione comincia dalla radicazione delle talee che vengono prelevate su piante madri le cui varietà sono state selezionate in funzione della resistenza ad alcune malattie, al freddo, alla buona robustezza della chioma o alla precocità di fioritura primaverile. Sono preferite in genere le varietà a fiore semplice per i mercati del nord perché le doppie hanno fiori che per aprirsi necessitano di elevate temperature.
A partire dai primi giorni di maggio e per tutto il mese, oltre tre milioni di talee semilegnose vengono messe a radicare effettuando il taglio della gemma apicale in modo da favorire la naturale tendenza della specie di emettere tre gemme laterali. Le talee che emettono solo uno o due getti vengono scartate e con un nuovo taglio avviate ad una successiva produzione. Un vaso predisposto con tre talee avrà nove rami fioriti con portamento pieno e compatto.

Le piante così trattate devono raggiungere lo sviluppo quasi definitivo entro la fine dell’estate perché, coltivate in pien’aria, già ad ottobre la crescita tenderà a rallentare. L’ inverno mite siciliano consente poi una buona induzione fiorale ed il raggiungimento di un adeguato accrescimento per un prodotto che potrà essere commercializzato con bottoni fiorali già pronti nella primavera successiva. Per vasi di maggiore dimensione si dovrà prevedere un trapianto ogni anno per ogni nuovo travaso.
La famiglia Maimone è una presenza costante alla grande fiera di Essen forte di una produzione che va oltre il milione di vasi fioriti l’anno, commercializzati tramite grossisti in tutta Europa. Novità di questi ultimi anni i vasi multicolor ottenuti con talee di tre varietà diverse per una fioritura estiva di grande effetto ornamentale.
Ma io domando e dico perché piante così belle non vengono commercializzate pure da noi?
 
Chi volesse vedere il filmato ufficiale di presentazione dei Vivai del Mela
 

mercoledì 8 agosto 2018

Ochna serrulata... e la chiamano Mickey Mouse

Ochna serrulata è un arbusto buffo, una di quelle curiosità botaniche capaci di rendere interessante un angolo anonimo di giardino non solo per gli adulti appassionati di piante ma anche per i bambini che in genere per queste cose non hanno grande interesse. In estate, infatti, quando la pianta dopo la fioritura è in fruttificazione, produce una grande quantità di frutti, in parte maturi ed altri in via di maturazione, che si presentano come un guazzabuglio di colori dal rosso, al verde, al nero.
In Ochna serrulata la fioritura, pur gradevole, non è, infatti,  la fase più appariscente di questa specie ma lo sono i frutti carnosi, sferici o leggermente piriformi , grandi come un pisello, di colore prima verde poi neri, attaccati su un asse fiorale carnoso di colore rosso vivo, protetto da sepali rigonfi dello stesso colore. I frutti in numero di 5-6 per ricettacolo fiorale non maturano tutti contemporaneamente e così nell’insieme ricordano le orecchie ed il naso dei primi disegni del fumetto Topolino tanto da essere chiamato: arbusto Mickey Mouse.

La fruttificazione abbondante e l’effetto d’insieme di grande allegria lo fa conoscere pure come Carnival Bush.
Ochna serrulata è specie arbustiva proveniente dal sud dell’Africa dove vive ai margini delle foreste sempreverdi, nelle foreste arbustive, sui pendii rocciosi, nella savana e nelle praterie; la sua taglia, in natura, può superare i due metri d’altezza con ramificazioni divergenti che partono in tutte le direzioni, conferendo alla pianta un aspetto arruffato ed un poco disordinato.
I rami sono di colore rossastro e portano lenticelle prominenti e la loro corteccia contiene elevate quantità di tannino. Le foglie sempreverdi sono alterne, semplici, ellittiche con il margine fogliare leggermente seghettato ed ondulato; il colore del giovane fogliame è rossastro per diventare di un colore verde brillante a maturità.
I fiori singoli a cinque petali, con numerosi stami, sono di colore giallo ed emanano un lieve profumo mieloso. I petali cadono rapidamente, dopo di che il ricettacolo fiorale e i cinque sepali si inspessiscono diventando di un colore rosso brillante.
La specie viene coltivata negli Orti botanici o nei giardini delle aree calde (zona climatica USDA 9-11) come curiosità botanica ma in alcune regioni del mondo come l’Australia, la Nuova Zelanda e gli Stati Uniti, arrivata come pianta da giardino, è sfuggita al controllo divenendo specie invasiva essendo facilmente disseminata dagli uccelli e da altri animali.
Io l’ho incontrata più volte nel mio girovagare verde: nelle serre dell’Orto di Padova dove  la specie è classificata come Ochna kirkii con un termine specifico non riconosciuto da The Plant List. In Sicilia l’ho fotografata nella serra dell’Orto botanico di Catania e a Milazzo da Natale Torre; certamente però il più bell’esemplare l’ho visto coltivato a Messina, in pien’aria, nel lussureggiante giardino del dottore Guglielmo Labruto.
 
 
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