venerdì 23 ottobre 2015

Olea leucocarpa, la stranezza dei frutti albini

Stranezze ce n’è tante a questo mondo per chi ha sempre voglia di cambiare, ma io, invece, che non amo le sorprese vorrei che tutto rimanesse sempre uguale; stesso modo di vestire, scarpe basse e pantalone; stesso taglio di capelli senza uso di tinture; stessi amici di una vita con cui andare per giardini; stessa foto sul profilo che non voglio più aggiornare. Nella vita ho bisogno di certezze, come quelle che, per farvi capire, in campo alimentare sono per me le olive.
Ne conosco molti che non le possono sopportare, ma a me piacciono e non mi ci vuole molto a stabilire quale di esse devo consumare: o le prendo nere più o meno condite o raggrinzite come quelle infornate da usare per la pizza o le compro verdi, fatte in salamoia intere o denocciolate, connubio ideale per tutte le insalate. 
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Amo le olive perché su di esse non c’è niente di nuovo da scoprire; è un alimento antico, un punto fermo in un mondo volubile in continuo divenire. Questo pensavo fino a pochi giorni fa quando ho scoperto che anche tra le olive si nasconde una insospettata, imprevedibile novità.
 
Esiste, infatti,una varietà di olive i cui frutti a maturazione ultimata sono bianchi perché come avviene negli organismi albini,  le sue drupe sono prive di pigmento. Olea europaea var. leucocarpa costituisce una popolazione di antiche varietà di olivo presenti sporadicamente  in coltivazioni in alcune regioni come Toscana e soprattutto Calabria,  provenienti in origine dalla Grecia. La particolarità dei suoi frutti è quella di essere privi di pigmenti antocianici che sono quelli a cui si deve, in fase di maturazione, l’inscurimento della polpa delle olive. I frutti delicati, di forma ovale e polpa carnosa, sono inizialmente verdi diventando a maturità uniformemente bianchi, con una resa in olio del tutto simile a quella riscontabile in altre varietà.
L’olio che se ne ottiene è molto chiaro e per tradizione veniva mescolato con balsamo e estratti di particolari radici per ottenere l' olio del Crisma, utilizzato per le cerimonie sacre e per alimentare le lampade nei luoghi di culto in quanto bruciando produce poco fumo; ecco perché, in Calabria, soprattutto nelle aree di origine bizantina, piante di olivo leucocarpa o leucolea, com’è in uso chiamarlo localmente, venivano piantate nei pressi dei monasteri basiliani.
Io le olive leucocarpe le ho comprate in occasione di una fiera da un produttore che per il semplice piacere della novità ne ha piantate una manciata di esemplari tra le tante di un nuovo oliveto.

Dopo cinque anni dall’impianto gli olivi sono entrati in produzione e a fronte di un olio dal gusto un poco insapore hanno dimostrato di possedere, invece, una notevole piacevolezza estetica al momento dei frutti  giunti a maturazione. Ed è questo, ritengo, l'utilizzo più appropriato di questa particolare varietà di olivo, un modo per dare un tocco di originalità ad un  angolo di giardino mediterraneo; viceversa, per uso alimentare, dopo la fatica di averle schiacciate, tenute in acqua ricambiata per cinque giorni ed infine messe sott’olio, le olive bianche mi hanno dato una forte delusione per il loro gusto sciapo e lo scarso sapore.
E poi dite che non ho ragione quando penso che è meglio non cambiare perché a rincorrere le novità si finisce, quasi sempre, per sbagliare.

Dove trovarlo: il produttore ha comprato le piante di Olea leucocarpa presso  Vivai Russo, contrada Statella snc, 95036 Randazzo (Ct)

lunedì 19 ottobre 2015

Ai Grandi Vivai Faro, Masterclass con Sarah Eberle

Si è svolta ieri presso lo showroom dei Grandi Vivai Faro, a Giarre, la seconda giornata dell’evento A new green scenario che, a corollario del convegno che ha avuto luogo nel fine settimana a Radicepura, ha organizzato per un numero massimo di 40 partecipanti, una Masterclass condotta da Sarah Eberle dal titolo “How to design and build a Mediterranean show case” su come realizzare esempi di show garden di ambientazione mediterranea.
 
 
Sarah Eberle è una paesaggista inglese che da quasi trent’anni ha maturato una notevole esperienza professionale sia nella progettazione di grandi opere pubbliche che nei piccoli giardini privati, dedicandosi tra l’altro con grande successo al particolare settore degli show garden, piccoli giardini sponsorizzati da grandi firme (Gucci, Loreal) che partecipano ai Garden Festival di miglior tradizione. Sarah detiene ad esempio il record di otto medaglie d’oro per spettacoli della RHS, ha vinto due volte a Hampton Court e nel 1999 al Chelsea Flower Show ha conquistato la medaglia d’oro per Michael Balston.
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Il programma di lavoro assegnato ai 40 partecipanti, soprattutto architetti ma anche agronomi o semplici appassionati designer, è iniziato con una introduzione condotta in inglese (ma a supporto di Sarah ha seguito i lavori anche Sergio Cumitini che forte dei suoi frequenti legami di amicizia e di lavoro con i maggiori garden design inglesi ha fatto da organizzatore- factotum– traduttore per tutto il tempo della manifestazione) su come disegnare e costruire uno show garden, cosa fare e non fare e che tecniche costruttive impiegare; poi gli allievi hanno avuto carta libera per mettere in pratica i consigli avuti realizzando un loro progetto sulla base di una superficie che fosse compresa tra i 5 e i 10 metri di lunghezza per i 5 metri di larghezza, aiutandosi nella scelta vegetale con il catalogo Piante Faro alla mano. Molti i consigli di Sarah in fase progettuale, poi il giudizio di merito. 
L’architetto Pietro Gellona fondatore dello studio di architettura e paesaggio LandAlab con sede a Cernobbio è stato uno dei partecipanti della masterclass; nessun problema con la lingua perché dopo la laurea Pietro ha studiato all’AA School of Architecture di Londra; un architetto esperto che ha lavorato in Italia ma anche in Australia e Svizzera. E’ a lui che ho fatto qualche domanda sulla riuscita in termini di accrescimento professionale della giornata trascorsa in Sicilia.
Pietro, perché hai chiesto di partecipare a questa masterclass che esplora un settore progettuale, quello dello show garden, che nel nostro paese è a dir poco marginale?
Ho deciso di partecipare perché ritengo che i garden show (soprattutto quelli inglesi) possano essere un ottimo trampolino di lancio e garantiscono una visibilità decisamente alta, conoscerne i meccanismi è quindi interessante sia da un punto di vista professionale che strategico.  Il progetto del giardino per un garden show è tuttavia una categoria di progetti a se stanti rispetto alla progettazione di un giardino tradizionale. Ritengo quindi importante la possibilità data da piante Faro di accedere a informazioni specifiche sul tema, attraverso l’esperienza di un grande professionista del settore. 
Nella fase introduttiva Sarah che consigli tecnici ha dato?
Sarah sia nella prima parte della giornata che durante i lavori ha dato informazioni decisamente interessanti per capire ed eventualmente sviluppare con maggiore preparazione questa categoria di progetti fatti per un pubblico di passaggio, di breve durata e che devono essere allestiti e smontati. Occorre puntare molto sul messaggio che si vuole trasmettere e che vi sia massima coerenza tra il messaggio e l'esecuzione del progetto; il ritorno degli sponsor rispetto all'investimento necessario per la realizzazione e lo smantellamento del giardino; i criteri di giudizio dell’RHS e l’attitudine dei giudici; l’importanza del fattore ” wow” rispetto al valore delle medaglie che si possono ottenere; l’attenzione alle ambiguità e la necessità di essere flessibili in cantiere; la gerarchia visiva delle piante e l’attenzione ai confini del progetto.

Quale è stato il progetto da te realizzato?
Il progetto che ho abbozzato, nel poco tempo a disposizione, era destinato a promuovere l’ospitalità alberghiera di un attività ricettiva del mediterraneo. Rappresentava un piccolo spazio di svago all'aperto per un bungalow.
Avevi già avuto esperienza nell’utilizzo di specie mediterranee per piccole superfici e conoscevi alcune delle piante presenti nel Vivaio Faro che conta oltre 5000 varietà? 

Non ho ancora avuto molte occasioni di usare specie mediterranee in piccoli spazi se non in un progetto in fase di realizzazione in Liguria. Alcune specie presenti nel catalogo di Piante Faro le conoscevo per esperienze passate di studio, viaggio e vita (ho vissuto e lavorato in Australia), molte altre sono state una piacevole sorpresa e durante la visita al vivaio si sono potuti ammirare esemplari incredibili, che ti fanno sperare di poter avere il prima possibile dei progetti che le possano accogliere e valorizzare!
Come si sono conclusi i lavori?
I lavori sono terminati con il rilascio di un attestato, Sarah manderà una mail ad ogni partecipante con una “critica” individuale di quanto prodotto.
Ritieni che sia stato proficuo partecipare a questa iniziativa?
Ne è valsa la pena, ho partecipato anche al convegno del giorno precedente, l’organizzazione e l’ospitalità sono state ottime.


Vista l’’intenzione annunciata nei giorni scorsi da parte della famiglia Faro di organizzare a Giarre nella primavera o nell’autunno del 2017 un Garden Show capace di competere con i più conosciuti Festival inglesi e continentali (Nagasaki, Singapore) è bene non farsi trovare impreparati all’evento; in quest’ottica la masterclass è stata solo un primo approccio al particolare settore dei show garden; un modo per stimolare l’attenzione di chi, forse, grazie ai consigli di Sarah avrà trovato la voglia e l’interesse o solo la semplice curiosità professionale di cimentarsi nella progettazione di show garden con professionalità all'inglese ma con una sensibilità che dovrà essere, com'è ovvio,  del tutto mediterranea.
 

domenica 18 ottobre 2015

A new green scenario

L'annuncio di una iniziativa coraggiosa dei  Grandi Vivai Faro
Si respirava l'aria di un grande evento ieri, in Sicilia, a Radicepura, spazio espositivo ipertecnologico realizzato dai  Grandi Vivai Faro che ha ospitato a Giarre il convegno internazionale dal titolo A New Green Scenario cui seguirà nella giornata di oggi, domenica 18 ottobre, una Masterclass con Sarah Eberle, landscape designer di fama internazionale, su come disegnare e realizzare uno show garden nell’area del Mediterraneo.
Il convegno, rivolto ad architetti, paesaggisti e garden design, ha voluto analizzare i possibili modi di fare turismo e business attraverso la cultura del paesaggio e del garden design parlandone con esperti del calibro di Sir Tim Smith, fondatore di Eden Project, la prima attrazione turistica per numero di visitatori nel Regno Unito, Jordi Bellmunt Chiva, direttore della Biennale Europea del Paesaggio di Barcellona, Sarah Eberle, landscape designer e giudice dell’ RHS, Tim Richardson ideatore e direttore del Chelsea Fringe Festival, Daniela Romano del Dipartimento di Agricoltura della Facoltà di Agraria dell’Università di Catania, ed ancora con il contributo di Christopher Woodward del Garden Museum di Londra e di Novella Cappelletti, direttore della rivista Paysage che insieme ad Acer e Gardenia sono stati partner dell’evento.
Il pubblico, accorso numeroso, ha occupato ogni ordine e grado di posti disponibili nella grande serra che costituisce il centro congressi di Radicepura,  ed era palpabile una festosa  eccitazione per l’opportunità di assistere in Sicilia ad un incontro con esperti di tale esperienza professionale riuniti a parlare di verde e businnes in una prospettiva mediterranea e più specificatamente isolana.
Ogni intervento infatti, era mirato a ribadire, secondo una visione multidisciplinare, l’idea che sia possibile immaginare ed anche realizzare una nuova tipologia di giardino capace di  divenire attrazione turistica, motore di economia, fattore di crescita per un intero territorio e se questo è avvenuto in Cornovaglia dove Eden Project, immaginato e costruito in maniera decisamente coraggiosa e visionaria da Sir Tim Smith, è un parco che è stato visitato dal 2000 ad oggi da oltre sedici milioni di visitatori, si può ben pensare che anche in Sicilia, grazie al clima, alla sua enorme biodiversità, alla cultura e tradizione alimentare, l’esperienza possa divenire una iniziativa di successo.
Ci vogliono tuttavia persone emotive, artiste, “persone arroganti e ambiziose”, per immaginare e poi realizzare grandi idee; è questo il messaggio espresso da Sarah Eberle che ha raccontato molti dei suoi pluripremiati giardini creati per il RHS Chelsea Flower Show e delle notevoli difficoltà affrontate e superate nel suo lavoro con determinazione e coraggio.

E la Famiglia Faro non manca certo di coraggio e di capacità imprenditoriale se, in un periodo di crisi economica come questo,  in Sicilia, abbia potuto immaginare e poi concretamente avviare a realizzare,  su di una superficie di 5 ettari intorno al centro congressi Radicepura, un parco botanico dove fare turismo, didattica, ricerca, formazione.
Il Progetto del parco e la sua realizzazione sono stati affidati all’architetto Jordi Bellmunt Chiva che in occasione del Congresso ne ha descritto gli elementi progettuali: una successione di giardini che riprendono i paesaggi siciliani (Il giardino del fuoco, il giardino del sole, il giardino mediterraneo) ed i paesaggi esotici pure presenti in Sicilia (Il giardino dei giganti, il giardino dei fossili, l’oasi); un luogo dove quanto progettato seppur con rigore scientifico sarà anche ludico, didattico, culturale, ricreativo; un parco dove i visitatori avranno voglia di ritornare e dunque adatto per le famiglie e per i bambini che si divertiranno un mondo perdendosi nel labirinto finale.
Ma a gratificare  il pubblico presente di ancora più elettrizzanti aspettative è stato l’annuncio di un evento di risonanza internazionale che i Grandi Vivai Faro hanno in programma di realizzare a Radicepura quando il parco botanico sarà ultimato, presumibilmente fra la primavera e l’autunno del 2017: un Garden Festival, affidato a grandi progettisti di garden show (come Sarah Eberle ma anche Stefano Passerotti, uno dei pochi italiani  che ha vinto una medaglia d'oro a Hampton Court Flower Show) che avrà come termine di riferimento i grandi Festival che hanno luogo a Singapore, Nagasaki , Chamon sul Loire capaci di attirare nei giorni dell'esposizione grandi flussi turistici. 
Se alla fine del Convegno tutti erano contenti e soddisfatti: ospiti, padroni di casa e pubblico partecipante anche oggi non mancherà l'interesse per la Masterclass condotta da Sarah Eberle per 40 selezionati agronomi, paesaggisti, architetti che realizzeranno sotto la sua guida  esempi di show garden di ambientazione mediterranea.
 

martedì 13 ottobre 2015

Amaryllis belladonna, il giglio africano

Soluzione Quiz botanico ottobre 015
  
 
Con l’ arrivo delle prime piogge autunnali, nelle campagne delle regioni meridionali mentre ci si appresta a preparare la vendemmia, macchie di amarillidi dai grandi fiori colorano di rosa  i giardini ed i coltivi intorno.
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Amaryllis belladonna è una specie rustica e frugale originaria della regione del Capo in Sudafrica; molto resistente al caldo e alla siccità si è diffusa in tutti i climi di tipo mediterraneo dove prospera facilmente in piena terra, creando gradevoli macchie di colore sparse in modo spontaneo negli angoli più disparati del giardino. Viene chiamata giglio delle vigne ma anche, come in Sicilia, Femmina nuda o all’inglese Naked Lady perché con le prime precipitazioni di fine estate la pianta, che trascorre il periodo caldo in quiescenza come bulbo dormiente e senza vegetazione aerea, fiorisce prima di emettere nuova vegetazione.
Lunghi steli rossicci emergono “nudi” dal terreno portando in cima le infiorescenze a 5,6 fiori imbutiformi di un colore rosa intenso che tuttavia nei fiori esposti a pieno sole tende un poco a sbiadire. I fiori sono molto durevoli e profumati soprattutto di sera e si dispongono in modo da rivolgere le corolle verso la massima insolazione.
Non sono per niente freddolosa visto che in autunno con l’arrivo delle prime piogge mi vedi in giro praticamente nuda
Subito dopo la fioritura compaiono le foglie nastriformi , di colore verde brillante che si manterranno in vegetazione sino alla primavera successiva consentendo al bulbo di immagazzinare sostanze nutritive di riserva.
All’inizio del periodo caldo la parte aerea della pianta dissecca scomparendo sino alla fioritura successiva mentre i grossi bulbi tondeggianti che si mantengono in superficie trascorreranno l’estate in dormienza. I semi che si producono dopo la fioritura maturano velocemente; sono sferici, di colore perlaceo e di grandi dimensioni; questo fa si che in giornate di forte vento cadano al suolo vicino alle piante madri germinando rapidamente e creando gruppi affastellati di fiori, molto decorativi.
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 Per lungo tempo ho dovuto sopportare di venire confusa con le “stelle del cavaliere” ma finalmente hanno dovuto riconoscere che sono l’unica del mio genere

 

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Amaryllis è un piccolo genere di bulbi della famiglia delle Amaryllidaceae. La specie è arrivata in Europa nel XVII secolo attraverso scambi commerciali con l'Italia. E’ certo, infatti, che Andrea Matteo Acquaviva, principe di Caserta (1594- 1634) ne ebbe per primo una pianta fiorita nel suo giardino che fu descritta e ritratta da Giovan Battista Ferrari con il nome di Narciso gigliato indiano Donna Bella.
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Data la facilità di propagazione e la notevole rusticità, l’amarillide si diffuse rapidamente in Italia e in altre località del Mediterraneo. Il nome Amaryllis venne usato per la prima volta da Linneo nel 1738 per descrivere, nel Sistema Naturae e nelle sue diverse revisioni,  piante stranamente molto diverse tra loro utilizzando l’attributo Bella donna per la specie proveniente dall’Italia e Amaryllis equestris per specie di origine sudamericana. Tale attribuzione creò in seguito molta confusione, fu, infatti, solo a partire dall’inizio del 1800 che William Dean Herbert, un botanico studioso della famiglia delle Amaryllidaceae, analizzando meglio le differenze tra le specie sudafricane e quelle sudamericane si rese conto che le piante classificate da Linneo come Amaryllis in realtà avevano tra loro pochi aspetti comuni; decise così di separare i generi, mantenendo unicamente la specie sudafricana Amaryllis belladonna nel genere Amaryllis ed assegnando le altre piante a generi diversi per i quali dovette inventare nomi completamente nuovi; per mantenere il nome dato da Linneo (Amaryllis equestris) chiamò il nuovo genere Hippeastrum, «stella del cavaliere» cui attribuì molte delle grandi Amaryllidaceae sudamericane. Dopo lunghe dispute tassonomiche continuate per oltre un secolo, i due generi risultano definitivamente separati dal 1954, ma ancora oggi, alcune cultivar di Hippeastrum sono comunemente chiamate amarilli.
 
Amarillide è un nome di origine greca che significa splendente, scintillante, brillante, usato come nome femminile da numerosi autori dell’antichità come Teocrito e Virgilio che nella prima ecloga delle Bucoliche da il nome di Amaryllis ad una bella pastorella di cui il pastore Titiro si era invaghito.

Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi
silvestrem tenui Musam meditaris avena;
nos patriae finis et dulcia linquimus arva;
nos patriam fugimus; tu, Tityre, lentus in umbra
formosam resonare doces Amaryllida silvas
 Sito reperimento

La Ballerina Letterata mi ha scelto come nome arcadico 
Teresa Bandettini fu poetessa e ballerina italiana alla fine del settecento; ancora bambina fu avviata dalla madre alla danza perché si distogliesse dalla innata passione per la lettura e la composizione in versi; di nascosto, tuttavia,  Teresa cominciò a studiare gli scritti di Metastasio, Goldoni, Petrarca ed Ariosto e grazie all’intercessione di un padre agostiniano ottenne protezione da una famiglia nobile che le consentì di dedicarsi liberamente alla scrittura. A sedici anni era già capace di tradurre in terzine le Metamorfosi di Ovidio e mentre girava l’Italia con spettacoli di danza cominciò ad esibirsi in pubblico nella composizione di versi. Fu per questo definita La Ballerina Letterata. Si esibì come poetessa nei principali teatri italiani dove ebbe un successo travolgente per essere capace di commuovere nel corso dei suoi spettacoli non solo il pubblico ma anche se stessa tanto da essere definita L’improvvisatrice Commossa. Entrò a far parte dell’Accademia dell’Arcadia con il nome arcadico di Amarilli Etrusca. Morì ultrasettantenne in un’epoca che non la apprezzava più e con un pubblico che, nelle rare occasioni conviviali cui partecipava, provava pietà ed imbarazzo nel sentirla declamare commossa i suoi versi  ritenuti, oramai, fuori moda.
 
Il 20 settembre se vai a Ventotene, per la festa di Santa Candida non dimenticare di fargliene un omaggio 
 
Ventotene è una piccola isola che fa parte dell’arcipelago pontino, situata al largo della costa tirrenica tra il Lazio e la Campania. Amaryllis belladonna è il fiore che tradizionalmente si porta il 20 settembre in omaggio a Santa Candida, patrona dell’isola, in occasione della sua festività.

 
Nonostante portiamo lo stesso nome non sono una droga mortale anche se non ti consiglio di mangiarmi perché potresti stare molto male

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La specie più conosciuta  denominata con  il termine specifico di “belladonna” è una solanacea ritenuta sin dall’antichità specie pericolosissima; Atropa belladonna è infatti una pianta tra le più velenose del mondo vegetale; le foglie contengono atropina e iosciamina, le radici sono ricche di scopolamina e 3-4 bacche possono essere mortali anche per un adulto.  Per quanto riguarda invece la denominazione specifica “belladonna” , il termine fa riferimento ad una pratica in uso nel Rinascimento quando le donne usavano l’atropina, estratta dalla pianta di atropa, come collirio per dilatare le pupille; si riteneva infatti che avere uno sguardo lucente e vacuo fosse un irrinunciabile canone di bellezza. 
 
Amaryllis belladonna non è specie mortale come la precedente ma è considerata tossica per la presenza dell’alcaloide licorina che causa nausea, diarrea, ipotensione, depressione e danni epatici. Tutte le parti della pianta sono tossiche ma particolarmente i bulbi. Non si conoscono per l’amarillide effetti della pianta legati alla bellezza delle donne, si ritiene che l’appellativo Donna bella facesse riferimento alla bellezza dei suoi fiori. 
 

lunedì 5 ottobre 2015

Quiz botanico ottobre 2015

 
Cinque indizi celano l'identità di una specie botanica misteriosa
 


1
Non sono per niente freddolosa visto che in autunno con l’arrivo delle prime piogge mi  vedi  stare praticamente nuda
2
Per lungo tempo ho dovuto sopportare di venire confusa con le “stelle del cavaliere” ma finalmente hanno dovuto riconoscere che sono l’unica del mio genere
 3
E' a me che si è ispirata la Ballerina Letterata per scegliere il suo nome arcadico
4
Il 20 settembre se vai a Ventotene a trovare  Santa Candida non dimenticare di portarmi con te
5
Abbiamo  lo stesso nome ma non sono, come l'altra, una droga mortale anche se non ti consiglio di assaggiarmi, potresti stare molto male
 
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