martedì 23 agosto 2016

L'orto DeCo ed il fagiolo a crucchittu di Floresta

 
Floresta è un piccolo paese siciliano, situato all’interno del Parco dei Nebrodi,  che vanta il primato di paese più alto dell’isola con i suoi 1300 metri, scarsi, di quota. Per questa sua particolare posizione, circondato dai boschi con vista sull’Etna, d’inverno ci fa un freddo cane e ci nevica spesso, con annate di neve passate alla storia per quantità e durata, immortalate da foto ricordo affisse nei bar che mostrano la neve ai balconi dei primi piani delle case. 
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La piccola comunità montana, composta da 453 abitanti, vive di allevamento ed agricoltura realizzando produzioni agro alimentari molto apprezzate in tutta la Sicilia nord orientale come la rinomata “provola di Casale Floresta” o le carni ed i lavorati del suino nero dei Nebrodi che richiamano buongustai dai paesi vicini ma anche da città non proprio dietro l’angolo, come Catania e Messina.
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A Floresta negli ultimi anni, grazie all’attivismo e alla voglia di fare del sindaco Nello Marzullo, che odia il mare e che passa il suo tempo libero dal lavoro di veterinario alla ASL ad ideare ed organizzare eventi, è stato messo a punto, con la collaborazione dell’intero paese, un fitto calendario di attività con lo scopo di valorizzare il territorio attraverso iniziative enogastronomiche ma anche culturali, ambientali e sportive.
Si comincia con la manifestazione “Ottobrando” che da quindici anni a questa parte, ogni domenica del mese di ottobre, presenta al grande pubblico una tipica produzione locale (Vasola a crucchittu, suino nero dei Nebrodi, funghi, castagne e mele); una manifestazione di grande successo che mobilita un intero paese per accogliere adeguatamente le oltre 50.000 presente registrate negli anni scorsi.
In gennaio, con l’arrivo del freddo, si organizza il “Parco neve” allestendo una pista in paese per slittini e sci di fondo; in aprile parte la stagione estiva con “Il mese della zootecnica” che mette in mostra e fa conoscere le razze autoctone del patrimonio zootecnico dei Nebrodi; si prosegue con “La festa di primavera” che ogni domenica di giugno elenca un fitto programma di iniziative didattico naturalistiche (Museo delle Antiche Tradizioni Contadine; Mostra delle verdure spontanee e piante officinali, passeggiate a piedi o in mountain bike) .
Ed infine, a completamento della stagione estiva, si apre al pubblico l'Orto Comunale delle produzioni DeCo.
E’ questa un’iniziativa che sta molto a cuore al sindaco Marzullo che tre anni fa con la sua Giunta ha bandito il Regolamento per la tutela e la valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali locali istituendo i De.Co. cioè produzioni certificate a “denominazione comunale” che attestano l’origine del prodotto realizzato in ambito comunale secondo la tradizione locale; sono prodotti DeCo,  nel settore lattiero caseario, la Provola di Floresta, la Schiacciatella di Floresta e la Ricotta “tignusa”; nell’ambito orticolo, il fagiolo (“Vasola a crucchittu”) ed i prodotti lavorati derivati da carni bovine, ovine e suine di razze autoctone. 
Lo stesso comune di Floresta è un produttore DeCo; utilizzando infatti, un terreno di proprietà comunale esteso oltre due ettari è stato allestito un orto per la coltivazione di ortaggi in coltura biologica, tipici del territorio, che vengono commercializzati a chilometro zero ogni domenica mattina  di fine estate.
Il fiore all’occhiello della produzione ortiva comunale è certamente il fagiolino mangiatutto della varietà locale denominata” Vasola a crucchittu di Floresta”, una varietà di fagiolo che cresce solo ad elevate altitudini, il cui baccello, contenente 7-8 grani, si presenta verde e appiattito nella fase iniziale, arrotondandosi con la crescita ed assumendo a maturazione un tipico colore paglierino. Viene consumato, una volta sbollentato, in insalata oppure cucinato con salsa ed erbe aromatiche o messo in conserva sott’olio ed aceto. 
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Quest’anno nell’orto DeCo, accanto alle varietà comunali che oltre al fagiolo crucchittu  annovera  anche un tipo di fagiolo borlotto da sgranare (Vasola i carrazzu), è stato impiantato un campo catalogo di 50 varietà di fagiolo tradizionalmente coltivate nel territorio dei Nebrodi il cui seme è stato fornito dalla “Banca del germoplasma vegetale dei Nebrodi” che ha sede nel vicino paese di Ucria.
Un modo per riscoprire le varietà tradizionali del territorio e partecipare fattivamente all’anno internazionale dei legumi indetto dall’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sui benefici nutrizionali dei legumi nel contesto di una produzione di cibo sostenibile.
Ma non è solo di fagiolini che si compone l’offerta dell’Orto Comunale Deco: fragole tardive, mais, patate, zucchine, peperoni e mele sono i prodotti in vendita e a dimostrare il successo dell’iniziativa bastano i numeri: in una sola domenica della passata stagione, famiglie venute da ogni dove hanno acquistato oltre un quintale di fagiolini e 300 chilogrammi di patate. Quest'anno si comincia da domenica 28 agosto e tutto lascia presagire che l'Orto DeCo del comune di Floresta sarà ancora un'iniziativa di successo.

sabato 13 agosto 2016

Il giardino dell'impossibile e la pietra che canta

A Favignana il giardino ipogeo di Villa Margherita 
Favignana è la più grande e conosciuta isola delle Egadi, situata ad un tiro di schioppo dai porti di Trapani e Marsala che la collegano, in breve, alla terra ferma con navi ed aliscafi; rispetto a Levanzo e Marettimo è quella delle tre che ha un servizio di autobus interno e nella quale ha un senso portare la macchina per raggiungere i luoghi balneari anche se i più preferiscono arrivare con l’aliscafo ed affittare biciclette e motorini con i quali scorrazzare in libertà tra strade polverose, spazzate dal vento.
A Favignana c’è da visitare: l’ex stabilimento Florio delle tonnare di Favignana e Formica, oggi ristrutturato e fruibile; splendidi posti di mare, come Cala Rossa, Cala Azzurra  o Cala del Bue Marino dove, vento e correnti permettendo, è possibile fare bagni memorabili; per i ragazzi sotto i trent’anni è il luogo delle Egadi dove la sera c'è movimento, c’è vita.
Se oggi è il turismo a muovere l’economia favignanese, nel passato la pesca del tonno e la sua lavorazione erano la principale occupazione; la tonnara ed il suo stabilimento di produzione del tonno in scatola fino agli anni cinquanta dello scorso secolo impiegavano oltre trecento persone, metà delle quali erano donne, in un paese che arrivò a contare oltre settemila abitanti contro i tremila attuali.
Con il crescere della popolazione, aumentando le esigenze abitative, si cominciarono a costruire case utilizzando la pietra locale, estratta sin dalla prima fondazione del paese avvenuta alla metà del seicento, quando divenne proprietario di tutto l’arcipelago delle Egadi il conte genovese Camillo Pallavicino.
Foto della Mostra fotografica sulle cave di arenaria all'Ex Stabilimento Florio
Partendo dalla costa orientale dell’isola l'estrazione si estese via via nella zona di Favignana chiamata “la Piana”, che si sviluppa in direzione nord est;  è solo in questa parte dell’isola, infatti, che è presente la calcarenite, una roccia sedimentaria incrostata di fossili marini, resistente, termoisolante e facile da lavorare; una roccia che canta , come dicevano i vecchi cavatori, se estratta e lavorata con passione.
Fino alla metà del secolo scorso si contavano a Favignana oltre 200 cave che rifornivano Trapani, Marsala ma anche Palermo dove, ad esempio, il tipico “cantuni favignanese” venne utilizzato per la costruzione del Teatro Massimo. L’attività di estrazione continuò alacremente sino a che, dopo la seconda guerra mondiale, l’avvento dei mattoni forati soppiantò completamente i “cantuni isolani”, decretando il declino di questa attività economica. Oggi a Favignana è aperta una sola cava che lavora praticamente su ordinazione per lavori di ristrutturazione e restauro ma il territorio della “piana” è ancora costellato di cave a cielo aperto abbandonate i cui cunicoli e camminamenti sono stati riconquistati da vegetazione spontanea o più spesso usati come ricettacolo di materiale da risulta.
  Il giardino
Tratto dal sito
E’ in questo contesto che nasce il Giardino di Villa Margherita realizzato da Maria Gabriella Campo e da suo marito, ingegnere ed imprenditore isolano, a partire dal 1967, anno in cui su un terreno esteso appena 2000 mq, avuto dal padre, realizzarono un prefabbricato come base d’appoggio per trascorrervi le vacanze; foto scolorite dell’epoca mostrano Gabriella davanti la loro casa circondata da grandi cespi di margherite bianche che daranno il nome alla proprietà.  La passione per le piante ed il primo nucleo del giardino cominciano a delinearsi in questi anni quasi come una sfida alle convenzioni isolane che consideravano velleitario  privilegiare l'impianto di specie da fiore rispetto alla tradizionale coltivazione di  piante utili da frutto e da orto. Piante coltivate per il gusto del bello, scelte sull'onda dell'emozione suscitata da un colore, dal fogliame o dal portamento, reperite con grande difficoltà in mercatini locali o nelle fiere perché in quegli anni a Favignana non esistevano vivai di piante da giardino.  Ma sarà a partire dal 1987, con l’acquisizione di un lotto di terreno limitrofo esteso oltre tre ettari, pianeggiante intorno alla casa ma, per circa metà della superficie, costituito dai resti dismessi di una vecchia cava a cielo aperto,  che la voglia di "fare giardino" in questo contesto diventerà l'obiettivo di una missione ritenuta dai più impossibile.
Che fare della cava dismessa? Superando le perplessità familiari Gabriella ne comincia l'opera di pulizia con lo svuotamento da cumuli di detriti e l’eliminazione della vegetazione infestante e grazie anche alla disponibilità d'acqua dovuta al reperimento di una falda sotterranea inizia a svolgere un solitario, lento, faticoso, ma gratificante recupero  che a poco a poco trasformerà la cava in un giardino.
E’ il periodo dei viaggi in terra ferma, a Trapani o a Palermo ma poi anche in Italia e all’estero, in Brasile, con le valigie o la macchina sempre stipate di nuove acquisizioni botaniche scelte sull’onda della pura emozione che forma e colore le sanno ispirare.
Molte piante, soprattutto nella parte più antica della cava, dove la pietra veniva estratta a mano,  scalpellando la roccia con arte e strumenti antichi, sono quelle tipiche della flora agraria  siciliana insieme a quelle della flora spontanea o naturalizzata dell’ambiente mediterraneo: carrubi, agrumi, fichi, olivi ma anche lentisco, chamaerops, phoenix, agavi, euphorbie, oleandri, ficus,  cresciuti negli anni in modo così  armonico da apparire come spontanea vegetazione locale.
Le prospettive disegnate da Gabriella in questo luogo ricordano gli scorci di una antica città oramai disabitata  dove le piante sottolineano i percorsi, dirigendo le visuali verso quelli che erano i luoghi di lavoro di un tempo come le scale scolpite nella roccia, gli antichi attrezzi appesi alle pareti  o gli ambienti angusti , dove gli operai, i cosiddetti “pirriaturi”, riposavano durante il pasto.
 
Nella parte più moderna della cava, dove invece, il lavoro veniva eseguito in modo meccanizzato, utilizzando potenti macchine a disco capaci di incidere con rapidità ed efficacia la roccia, anche la vegetazione cambia d’ aspetto e funzione diventando più fitta e più varia con sprazzi di colore come il rosso degli ibisci e della russelia o il giallo della lantana ed il profumo di zagara ma anche di plumeria, carissa e gelsomino.
Sono luoghi che invitano alla sosta e al riposo, all’ombra delle Jacarande o dei cipressi e alla frescura che si sprigiona intorno al grande ninfeo.
Uscendo dalla cava poi, intorno alla casa padronale e alle diverse case  che, nel residence sono oggi destinate ai turisti, c’è un grande parco a servizio degli ospiti; un’imponente Erytrina caffra li accoglie all’ingresso; una fitta coltre di pini, di Schinus molle, di ficus o di araucarie li protegge dal sole e dall’incessante vento isolano; il rosso fuoco della russelia a bordo piscina  ne delimita il contorno ricordando ai bambini di fare attenzione e le tante specie botaniche sparse lungo i pergolati ne sfidano curiosità e competenza.
 
 
Il “giardino dell’impossibile” , come oramai viene chiamato il Giardino ipogeo di Villa Margherita,  è certamente una delle mete turistiche da non tralasciare a Favignana perché coniuga la bellezza del percorso nel verde al fascino della storia delle antiche cave e del lavoro dei suoi "pirriaturi". 
Gabriella vi accoglierà gentile all’arrivo ma sarà molto restia a descrivere motivazioni, scelte progettuali, specie predilette di un giardino che considera un luogo tutto suo, molto, molto privato; delega perciò, anche per motivi di salute, la visita guidata ad un’amica, Ancilla Finazzi, signora bresciana che da oltre trent’anni conosce l'isola e che da un decennio ha scelto di viverci stabilmente perché innamoratasi della sua storia, delle sue rocce e delle sue cave. Sarà lei che, illustrandovi i diversi processi produttivi ed il duro lavoro dei cavatori, vi farà invaghire di questo luogo dove anche le pietre hanno un’anima che sentirete addirittura cantare se, battendo sulle pietre, avrete orecchie predisposte ad ascoltare.
 
Notizie utili
Al Giardino ipogeo di Villa Margherita si può arrivare in Autobus (linea n.1 dal capolinea) con fermata a Villa Margherita
Costo della visita 20 euro a persona: durata della visita h: 2,30
 
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