domenica 16 maggio 2021

Bulbine frutescens

Una specie adatta per i giardini con poca acqua

 

Fino a pochi giorni fa Bulbine frutescens era per me una pianta sconosciuta, consigliatami da un amico, architetto paesaggista salernitano, vista soltanto in foto; nell’aiuola adottata da Enrico, sul marciapiede davanti al suo studio, le bulbine formavano una macchia di colore arancione niente male partendo da piante, a suo dire, veramente frugali.

L’ho cercata senza successo presso siti online e vivai di zona e poi quando ne avevo perso anche la memoria mi si è parata davanti in tutta la sua gloria negli spazi a verde comuni di un agriturismo di Scicli. Macchie di un intenso arancione che sprigionavano allegria contro il bianco abbagliante di un muretto a secco.
Per saperne di più ho consultato testi e siti web e ho scoperto su Bulbine frutescens alcune curiosità: in latino, ad esempio, il nome botanico del Genere è fuorviante perché, al contrario di quanto farebbe pensare la denominazione "bulbine", non si tratta di una specie bulbosa ma di una succulenta a radice rizomatosa, affine alle aloe e agli hemerocallis essendo appartenente alla famiglia delle Xanthorrhoeaceae; il nome greco bulbine deriverebbe, invece, dalla presenza, nel Genere, di piante che hanno radici rizomatose o tuberi molto simili ad un bulbo; nei luoghi d’origine, in Sud Africa, la chiamano  “rankkopieva o balsamkopiva”,  per gli inglesi è pianta “coda di gatto o fiore serpente (cat's tail, snake flower ).
Si tratta di una specie perenne, con foglie inspessite e succulente,  che si comporta da tappezzante formando, nei luoghi d'origine,  cespi riuniti in colonie diffuse lungo le rive dei fiumi e le dune sabbiose delle aree costiere. La parte gradevole della pianta sono i fiori che nelle varietà orticole possono essere gialli, arancione o bianchi,  portati in grappoli allungati su sottili steli lunghi circa 30 cm; gli stami dei fiori sono piumati, come in tutte le specie del Genere e questo particolare ne consente un facile riconoscimento rispetto ad altre piante simili.
La fioritura comincia in primavera e dura sino all’inizio dell’estate poi, dopo la pausa estiva, si può avere anche una fioritura autunnale. Dai fiori si originano frutti a capsula contenente semi neri di forma ovale che trasportati dal vento favoriscono una facile riproduzione della specie che si propaga facilmente anche attraverso divisione del rizoma; basta, infatti, interrare una foglia staccata con parte del cespo basale per ottenere rapidamente nuove piante.
Le foglie di colore grigio verde, strette e semicilindriche mantengono un aspetto gradevole tutto l’anno; la base del cespo nel tempo tende a diventare legnosa e sviluppa radici aeree. Le varietà orticole sono usate nei giardini in fitti gruppi per realizzare bordure e giardini rocciosi in zona molto soleggiata ed in un clima anche particolarmente asciutto;  può essere coltivata  in vaso mantenendo un aspetto gradevole.
Sorprendenti le proprietà curative e medicinali della specie  che sono molto simili a quelle attribuite ad Aloe vera; le foglie, gli steli ed anche le radici contengono, infatti, un succo dalle elevate proprietà antibatteriche che usato in modo topico sulla pelle è in grado di curare eritemi, ustioni, vesciche, scottature solari. 

In Sicilia si può trovare qui

venerdì 7 maggio 2021

Vivai del Valentino, nati da un' amicizia

 

All’ingresso di questo vivaio siciliano immerso nella campagna iblea, in prossimità del mare di Sampieri, è Liliana che mi accoglie cordiale, girovagando tra campi di Echinocactus grusonii coltivati all’aperto come se fossero carciofi o altri ortaggi da pieno campo.

Per chiarezza c’è da dire che Liliana è un’asina ed il Vivaio del Valentino che la ospita, curato dalla famiglia Allibrio, è un vivaio specializzato nella coltivazione di piante grasse e di piante succulente adatte ai giardini mediterranei ma che organizza molte altre iniziative botaniche collaterali che vanno ad ampliare il ventaglio di proposte offerte ai clienti amanti del verde.
Il vivaio ha una lunga storia da raccontare a cui le asine Liliana e Flora insieme a due capre, due anatre, due fagiani, galline, gatti e tre cani, ospiti della Fattoria Didattica presente in azienda, partecipano relativamente da poco.
L’attività del vivaio ha preso inizio, infatti, alla fine degli anni '80 quando Giovanni e Marina Allibrio che gestivano l’azienda agricola di famiglia coltivata ad ortaggi, com’è tipico nel comprensorio ibleo, incontrano e diventano amici dell’avvocato Guglielmo Betto, il più autorevole esperto in Italia di piante tropicali, esotiche o meglio “insolite” che sono state da lui raccontate in tanti libri diventati best seller per tutti gli appassionati del genere (Le piante insolite, Le piante rampicanti, Erbe, storie e ricette di cucina).
Durante le vacanze, Betto, che era originario di Siracusa ma romano d’adozione, si incontrava con Giovanni e Marina e li coinvolgeva in prove di acclimatazione di molte delle tante specie che aveva avuto modo di osservare durante i suoi viaggi in giro per il mondo per lavoro e per diletto; Betto portava semi e Giovanni li accudiva e così si ebbero presto i primi risultati di acclimatazione di piante arboree, arbustive e rampicanti mai viste prima in produzione nel nostro ambiente climatico: solanum da fiore, solandra, thunbergia, antigonon; alcune specie da frutto come casimiroa o da fiore come brachychiton e firmiana ; piante africane come la Kigelia.
Pochi anni dopo, purtroppo, Betto muore improvvisamente ed i coniugi Allibrio presi dallo sconforto si trovano a dovere scegliere tra due opzioni: mollare tutto e ritornare a fare semplice agricoltura o seguire la strada del vivaismo intrapresa insieme all’amico Guglielmo; Giovanni e Marina decidono di continuare ma abbandonano le piante insolite per dedicarsi alle piante grasse e a tutte le specie succulente coltivabili nei giardini siciliani: ferocactus, cereus, pachipodium, dasylirion, noline, euphorbia, mirtillocactus, pitaya, Aloe vera, neobuxbamia,  i cui esemplari vengono  coltivati in piena terra ed all’esterno per abituarli ad una vita dura com’è quella che si troveranno a dovere affrontare nei giardini a mare delle case di vacanza: cure ed attenzioni per due mesi d’estate poi, l’abbandono per tutta la restante parte dell’anno.
Dieci anni fa, poi, la famiglia avvia un’altra iniziativa: ristrutturano la vecchia casa padronale con tutte le pertinenze e realizzano un agriturismo che chiamano Le Dimore del Valentino costituito da piccoli appartamenti indipendenti per una disponibilità complessiva di 25 posti letto.
Le piante grasse coltivate su di una superficie complessiva di 12 ettari dei quali 7000 in serra fanno da richiamo per quei turisti che seguono gli itinerari del verde organizzati dell’agenzia Viaggi Floreali ma anche per molte famiglie con bambini che partecipano alle tante iniziative didattiche organizzate in vivaio.
La fattoria didattica, il campus, le settimane ecologiche, gli scambi interculturali, gli eventi sono alcune proposte organizzate e portate avanti da Stefania che insieme al fratello Leo ha scelto di lavorare in azienda con i genitori.
Stefania dopo una laurea in architettura del paesaggio si occupa della progettazione degli spazi a verde e delle attività connesse all’agriturismo; Leo, forte di una laurea in Agraria, lavora all'oleificio di famiglia con la produzione di oli innovativi monoculturali che hanno valso all’azienda un riconoscimento di qualità da parte dell’Università di Atene.
In famiglia, nonostante siano passati diversi anni, la voglia di acclimatare piante esotiche, in ricordo di una bella amicizia, non è mai venuta meno; al termine della mia visita in vivaio,  Leo mi regala un piccola piantina di Spathodea campanulata o "albero dei tulipani" ottenuta da semi presi nel corso di un suo viaggio in Africa:  una bella storia che si ripete.
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