lunedì 18 maggio 2020

Radicepura Garden Festival 2021

Pensando al Futuro
 
Che bello, in questo periodo di distanziamento sociale, sapere che c’è qualcuno che pensa già a programmare eventi, incontri, convegni culturali in un orizzonte temporale non immediato ma tale da farci ben sperare in un futuro ritorno alla normalità. Ed è, con uno sguardo speranzoso al futuro, che ho ricevuto con vero piacere  la comunicazione dell’avvio della fase organizzativa della Terza edizione del Radicepura Garden Festival che si terrà nella primavera del 2021 in Sicilia. 
Radicepura è un Parco Botanico che ha sede a Giarre, poco distante da Catania e da Taormina, in una posizione invidiabile che guarda l’Etna avendo il mare alle spalle; un parco esteso cinque ettari e con una vegetazione peculiare di quest’area siciliana dove le specie esotiche dalla crescita esuberante si mescolano alle essenze spontanee tipiche dell'ambiente mediterraneo. Il parco è sede delle attività della Fondazione omonima che fa capo alla Famiglia Faro che gestisce una delle più grandi aziende florovivaistiche che operano in tutto il Mediterraneo.
A Radicepura, all’interno di una super serra tecnologica che svolge il ruolo di struttura congressuale e nel parco botanico intorno, si organizzano eventi, convegni ed attività culturali ma anche workshop hobbistici e itinerari botanici in un contesto paesaggistico di grande interesse per chiunque sia appassionato del verde mediterraneo e dei giardini che ne sono espressione.
In questo luogo così particolare viene organizzato, e siamo già alla terza edizione, il Radicepura Garden Festival, un Evento internazionale di Garden Designer che con cadenza biennale, sotto la regia di una giuria presieduta dalla garden designer Sarah Eberle,  esamina i  progetti presentati, nell’ambito di un Concorso Internazionale, da giovani garden designer, architetti ed agronomi under 36 e li valuta in rapporto alla loro attinenza al tema ispiratore delle diverse edizioni e alla loro fattibilità.
Se il primo anno si parlava di Essenza Mediterranea per interpretare ed esaltare il clima e la vegetazione di questo felice angolo di Sicilia,   nella seconda edizione il filo conduttore guardava ai Giardini Produttivi e alla tante declinazioni possibili del termine.

Ogni progettista vincitore (erano dieci in ogni precedente edizione) a conclusione della selezione ha avuto modo di mettere in pratica la propria idea progettuale realizzando un’installazione in un’aria dedicata del parco, con l’assistenza dello staff organizzativo del Festival ed utilizzando esemplari vegetali scelti nel vasto assortimento vivaistico prodotto dai Vivai Faro.
In ogni edizione ai giardini dei progettisti junior si sono affiancate più estese  realizzazioni di progettisti senior, vere star del Garden Designer come James Basson, Michael Péna, Stefano Passerotti per la prima edizione e Antonio Perazzi e Andy Sturgeon per la seconda.
Ai giardini  veri e propri si sono affiancate, inoltre, Installazione stabili come Anamorphose di Francois Abélanet che con le sue nitide geometrie vegetali è diventata il simbolo del Festival.
Il Parco, aperto durante tutto l’anno con limitazioni di orario o parziali chiusure in base alla contingenza,  in occasione del Festival apre al pubblico  dal 25 aprile  per chiudere i battenti a fine ottobre promuovendo, nei mesi di apertura, una fitta programmazione di eventi artistici e botanici che rendono il periodo in questione elettrizzante per chiunque abbia la passione del verde ornamentale.
Trentamila presenze per la prima edizione e trentacinquemila per la seconda sono numeri che hanno decretato un vero successo per questa iniziativa che di edizione in edizione si fa più bella e ricca di proposte.
 
Il Concorso 2021 si baserà sul tema “Giardini per il Futuro” per declinare quella che potrà essere la sostenibilità e la funzione del giardino nei prossimi anni. E’ già stato indetto il concorso di idee per selezionare sette nuovi giardini presentati da singoli progettisti under 36 o da team multidisciplinari, all’interno dei quali un tutor potrà avere un’età superiore a quella richiesta e a tal proposito, tra le sette da selezionare, una installazione sarà riservata ad un progetto presentato da  professionisti over 36. I giardini potranno avere qualunque forma ma le dimensioni dovranno essere comprese tra un minimo di 30 mq e un massimo di 50 mq e dovranno essere fruibili dai visitatori. Il Budget di spesa a disposizione per ogni istallazione è di 10.000€ suddiviso in 5.000€ in materiali di realizzazione e 5.000€ in piante. Sarà possibile includere degli sponsor per la realizzazione del giardino. La partecipazione al Concorso è gratuita e la scadenza del bando è fissata per il 30 novembre 2020.

 
Bando del Concorso qui :


Io già pregusto una nuova futura stagione felice, esente da coronavirus e intensa per le innumerevoli iniziative che saranno correlate al Festival che di certo mi faranno dimenticare l' angosciante  reclusione di questa triste primavera.
 

venerdì 1 maggio 2020

Cacciatori di piante: libri al tempo del lockdown

In questo triste periodo di clausura da covid 19, nel poco tempo che mi rimane a disposizione in giornate ingolfate da lezioni online, monitoraggio delle attività ed azione di babysitteraggio in remoto per alunni spaesati e spesso disinteressati, mi metto a leggere pescando tra i tanti libri e le pubblicazioni a tema botanico, giardinicolo o comunque attinente il verde, che ho acquistato in modo compulsivo ogni qual volta ho messo piede in una libreria o presa dall’ebbrezza dello shopping online ho comprato da casa direttamente dal mio pc. In genere mi piacciono molto i libri che in campo botanico parlano di esplorazioni, le storie di uomini avventurosi che, a partire dalla fine del XVII secolo e fino ai primi del Novecento, hanno esplorato luoghi inaccessibili in continenti lontani, nel corso di spedizioni organizzate per cercare novità botaniche da coltivare nei giardini e nelle serre di ricchi committenti europei, per i vivaisti che dovevano rifornire questi giardini e per importanti istituzioni scientifiche come la Royal Society di Londra o gli Orti Botanici e le Accademie che erano interessate alle possibili ricadute positive che le nuove scoperte botaniche avrebbero potuto avere in termini di sviluppo e di conoscenza. 
 
Non soltanto alberi e arbusti da fiore come azalee, rododendri, ortensie, magnolie, araucarie, ma anche piante dalle potenzialità produttive come la Broussonetia papyrifera chiamata anche albero della carta, il noce nero (Juglans nigra) o l’ailanto trovarono nuova casa in Europa cambiando stabilmente la composizione floristica del paesaggio.
In questi giorni ho ripreso in mano quattro titoli a tema: La Confraternita dei giardinieri di Andrea Wulf (Ponte Alle Grazie, Milano); Cacciatori di Piante di Mary e John Gribbin (Raffaello Cortina Editore); I cacciatori di piante di Michael Tyler Whittle (DeriveApprodi) ed Il botanico inglese di Nicole C. Vosseler (Neri Pozza Editore) e vi assicuro che per fare viaggi botanici seduti in poltrona, di questi tempi,  sono l'ideale.
 
La Confraternita dei Giardinieri è tra i quattro il mio libro preferito:  racconta degli scambi botanici che dalla metà del XVIII secolo furono intrattenuti tra l’Inghilterra e l’America da un gruppo di mercanti ed aristocratici inglesi ed un appassionato agricoltore americano che aveva l’incarico di reperire semi di specie arboree ed arbustive native del nuovo continente che potessero essere introdotte con successo nei giardini inglesi.
Il racconto delle difficoltà insite nella ricerca e raccolta dei semi di piante spesso non ancora classificate (il periodo storico è quello di Linneo e del suo Species Plantarum) e delle inimmaginabili difficoltà di trasporto del materiale botanico che, conservato dentro casse vetrate, veniva portato da velieri che attraversavano l’Oceano, è particolarmente interessante.
Inoltre, la rete di conoscenze e corrispondenze tra tanti appassionati giardinieri fece si che nel tempo gli scambi non furono esclusivamente rivolti verso l’ Europa perché Bartram da instancabile cercatore divenne col tempo, anche lui, un esperto collezionista in grado di introdurre con successo nel Nuovo Continente numerose specie come, ad esempio,  l’Ippocastano che era molto presente  nei parchi europei. Cominciò in questo modo una progressiva omologazione del paesaggio del verde ornamentale con sempre maggiori interscambi tra Nuovo e Vecchio Continente.
Cacciatori di Piante è, invece, un libro scritto a quattro mani da Mary e John Gribbin, (ho provato a capire se sono parenti o coniugi ma il web non lo svela) che del periodo d’oro delle esplorazioni botaniche hanno scelto di raccontare la vita e le avventure di undici personaggi emblematici i cui studi, le esplorazioni, i commerci hanno contribuito, tra la fine del ‘700 e per tutto l’800, a cambiare il modo stesso di concepire un giardino, grazie all’introduzione di un numero inimmaginabile di nuove specie soprattutto da fiore.
Linneo, John Banks, David Douglas, Robert Fortune sono alcuni di essi e tra loro un’unica donna, Marianne North che è stata inserita nel gruppo in quanto artista instancabile nel viaggiare da un continente all’altro per ritrarre le piante che vi incontrava.

I cacciatori di piante di Michael Tyler Whittle è, invece, un saggio che descrive, partendo dal Medioevo sino al XX secolo, la vita e le esplorazioni di chi in questi secoli si è dedicato alla raccolta di vegetali spinto dalla passione botanica o dal denaro, mercante o sognatore, studioso o avventuriero; con una scrittura pacata ma avvincente, ricca di riferimenti storici si viene a conoscenza di particolari interessanti sulla vita di famosi personaggi in campo botanico partendo ad esempio da Alberto Magno il primo cercatore di piante della storia vissuto tra il 1193 ed il 1280 con studi a Padova ed insegnamento in Francia, a Parigi. Frate dominicano girando a piedi per conventi analizzò la flora di mezza Europa del Nord scrivendo importanti scritti di agricoltura.
Il mio capitolo preferito (Ai confini del mondo) riguarda le esplorazioni in alcune province cinesi (Yunnan, Szechuan e Kansu) considerate dai cercatori che vi si sono avventurati, dalla fine del 1800 in poi, la più ricca miniera di piante da fiore di tutto il mondo
Lascio per ultimo il libro Il botanico inglese di Nicole C. Vosseler, scrittrice di nazionalità tedesca, studiosa di letteratura anglosassone che racconta in modo romanzato la vita avventurosa di Robert Fortune giardiniere e botanico scozzese inviato dalla Horticultural Society di Londra nel 1843 in Cina per raccogliere semi e piante non ancora conosciute in Inghilterra e reperire informazioni su quanto di utile si coltivasse in quelle aree remote.
In un periodo storico turbolento per l’esplodere di rivolte e con alterne aperture o totali chiusure dei confini cinesi agli stranieri, Fortune riuscì a studiare le tecniche di produzione cinesi del te smentendo l’opinione inglese che il te verde e il te nero fossero prodotti da specie diverse, riuscendo finanche a rompere il monopolio cinese contrabbandando centinaia di piantine, ponendo le basi per creare i primi centri di coltivazione  del te sotto influenza inglese in India e nello Sri Lanka. Trattandosi poi di un romanzo, la storia avvincente delle vicissitudini di questo esperto giardiniere a cui si deve l’introduzione in Europa di tantissime piante abituali nei nostri giardini (tra le tante altre, forsizie, weigela, caprifoglio, glicine, peonie, azalee , rododendri), si intreccia con le vicende di una giovane donna appartenente alla setta di arti marziali jianghu per la quale Fortune prova un amore ricambiato che si conclude tuttavia con un finale triste ma ineluttabile.
PS Le foto che illustrano il post sono state prese da un altro libro che è stato, tanti anni fa uno dei miei primi acquisti botanici e che a distanza di tempo continuo ad apprezzare: Hugh Johnson La cura del giardino, Istituto Geografico DeAgostini


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