martedì 28 aprile 2015

Mostra spettacolo Flora Firenze

Le floralie fiorentine, un anticipo di Euroflora 2016
 
Ha già preso avvio, in questi giorni, la presentazione al pubblico di un evento, Flora Firenze 2015, mostra di piante, fiori ed arte, che avrà luogo a Firenze dal 30 aprile all’ 11 maggio; i lanci di agenzia e le prime anticipazioni giornalistiche parlano in termini entusiastici di quella che è la prima edizione di una rassegna floreale che Firenze ospiterà nel rinnovato Parco delle Cascine su un percorso lungo cinque chilometri all’interno di un’area estesa più di 120.000 mq.

Il Parco delle Cascine, posto sulla riva destra dell’Arno, è uno dei parchi urbani più vasti d’Italia con i suoi 160 ettari di superficie verde attraversati da piste ciclabili, passeggiate pedonali, impianti sportivi e monumenti storici distribuiti su un percorso pianeggiante. Il parco nasce come tenuta agricola di Alessandro e Cosimo dei Medici (1563); nel 700 viene abbellito da architetture ed arredi di pregio per divenire nel 1869 parco pubblico, luogo fiorentino deputato agli sport, dalla corsa dei cavalli, al tennis, al nuoto; è inoltre sede della Facoltà di Agraria e della scuola militare dell’Aereonautica. 
 
In occasione di Flora Firenze, all’interno del Parco nella nuova area dell’ex Ippodromo delle Muline sono state allestite rappresentazioni scenografiche floreali secondo un percorso tematico che spazia dal giardino all’italiana, che a Firenze è nato, alla ricostruzione, in omaggio alla biodiversità, di alcuni ambienti naturali come il deserto, un giardino esotico di piante succulente, un’area a macchia mediterranea, un lago con una composizione a cupola di oltre 5000 azalee provenienti dal lago Maggiore; ed ancora: la riproduzione di un angolo di foresta tropicale, un giardino temperato, il giardino orientale con bonsai ultracentenari in esposizione e le grandi collezioni di agrumi (Tintori) e rose (Barni) riconosciute come marchio di alta qualità delle produzioni nazionali.
Una occasione unica, dunque, per fare conoscere ai molti visitatori stranieri venuti in Italia per l’Expo la qualità di un settore produttivo d’eccellenza che conta in Italia più di 30.000 aziende ed impiega oltre 100.000 addetti. L’organizzazione dell’evento è affidata a Giorgio Ricchetti, art director di Euroflora, la kermesse floristica che ogni cinque anni ha luogo a Genova e che ha visto la sua ultima edizione nel 2011. La prossima edizione di Euroflora è prevista a Genova per l’anno a venire ma in coincidenza con l’Expo milanese se ne è voluta organizzare, con la stessa tipologia scenografica, una anticipazione a Firenze luogo in cui nel 1887 ebbe sede la prima floralie italiana chiamata “Festa dell’arte e dei fiori”.
Anche a Flora Firenze l’arte costituirà punto di interesse; sono stati invitati infatti artisti di varie nazionalità di Land art che sotto la guida di Peter Hess realizzeranno 18 opere in una delle aree storicamente più antiche del parco.
La rassegna gode del supporto scientifico dell’Accademia dei Georgofili che ha organizzato per la data dell' 8 maggio un convegno dedicato al tema della biodiversità dal titolo Biodiversità e diversità di forme: le nuove declinazioni del verde in città. Anche i blogger che si occupano di fiori, piante e giardinaggio avranno una giornata loro dedicata, presumibilmente il 3 maggio, durante la quale incontrarsi ed incontrare il pubblico interessato. Per chi volesse acquistare le piante viste in esposizione è prevista una grande zona commerciale che ospita anche  l’area ristorazione.
I particolari della mostra li leggerete sugli organi di stampa, io da parte mia vorrei soltanto evidenziare che,  nell'ambito di questa manifestazione che vuole far conoscere al grande pubblico quanto di meglio si produce  in Italia nel settore del florovivaismo e del fiore reciso, nell’elenco degli espositori quasi il 50% delle aziende partecipanti sono siciliane, presenti sia in forma collettiva (Milazzo Flora e Associazione Florovivaisti Marsalesi) che come singole aziende.

In fondo, le dolenti note:
Il biglietto d’ingresso costa venti euro a persona perciò, chi si trovasse nelle mie stesse condizioni economiche per partecipare dovrà decidere di andare da single, lasciando la famiglia, spesso svogliata e disinteressata, a casa (se proprio volete portarla con voi sono previsti sconti);  per ammortizzare il costo del biglietto, inoltre, sarà conveniente essere in fila già alle prime luci del giorno per uscirne, stanchi morti, solo sul fare della sera.

PS del 21 maggio 2015
Col senno di poi
Se avessi avuto una sfera di cristallo avrei potuto sapere in anticipo che la manifestazione è stata un flop. Pochi sono stati i visitatori, rispetto alle moltitudini previste, frenati dall’alto costo del biglietto e dalle notevoli difficoltà di recarsi con mezzi pubblici ai luoghi della manifestazione. Amici che ci sono andati mi hanno riferito di una sola linea di autobus prevista dalla città per raggiunge il parco sino alla partenza dei bus navetta. Per quanto riguarda poi, il costo del biglietto, il secondo giorno della manifestazione per cercare di invogliare i visitatori all’ingresso alla mostra  il prezzo è stato dimezzato, portato da venti euro a persona ai venti euro la coppia con buona pace dei single e di coloro i quali, il giorno prima, avevano pagato prezzo pieno. Della mostra in se poi, i commenti riportati sono stati fortemente deludenti : allestimenti kitsch ed un’atmosfera complessivamente  strapaesana ed un poco pacchiana.  Con il senno di poi non avrei consigliato una visita alla manifestazione.

sabato 25 aprile 2015

I semi soporiferi della Casimiroa edulis

L'esperto risponde
Domanda:
"Marcella sai a quale frutto appartengono questi semi molto leggeri, di circa 3-4 cm? Sono stati regalati a mio figlio qualche tempo fa e ne aveva anche assaggiato il frutto proveniente dall'Orto Botanico di Palermo ma, oggi, non ne ricorda più il nome!

Per rispondere al quesito in questione, ho consultato un vero esperto di frutti esotici e tropicali coltivati in Sicilia: Giancarlo Torre titolare, a Milazzo insieme al fratello Keylor,  del vivaio Torre dove entrambi proseguono il lavoro svolto dal padre Natale Torre che da oltre quarant'anni  è il pioniere in Italia nell’ acclimatazione e coltivazione di molteplici specie esotiche da frutto come mango, papaya, annona, litchi, casimiroa, frutto della passione, tamarillo, feijoa, averrhoa e tante altre ancora coltivate in azienda sia all’aperto che in serra fredda.
Risposta:
I semi riprodotti in foto sono sicuramente di Casimiroa edulis, il cui frutto è un bell’esempio di evoluzione! La Casimiroa è, infatti una Rutacea, come gli agrumi, e si può considerare un antenato di questi ; il frutto di casimiroa è particolarmente strano: botanicamente è una drupa (come le mandorle o il mango) ma caratterizzato da polispermia; di solito il frutto contiene 5 semi disposti attorno al centro, avvolti da un endocarpo legnoso (come il guscio della mandorla). Il guscio del seme si è evoluto fino a formare quello che negli agrumi è lo spicchio e che, successivamente si è riempito di vescicolette succose (la pellicina attorno agli spicchi di mandarino non è altro che un residuo di questo "guscio"). La sua polpa dolce si è invece ridotta fino a diventare il "bianco" del limone”.
 
Risolto il quesito a me non resta che aggiungere qualche notazione curiosa sulla specie i cui semi  presentano caratteristiche davvero interessanti.
Casimiroa edulis è un piccolo albero sempreverde originario dei pianori d’alta quota del Messico e del Guatemala dove è conosciuto con il nome di “melo del Messico” o “sapote blanco”. La specie appartiene alla famiglia delle Rutaceae ed al genere Casimiroa che deve il nome al cardinale Casimiro Gomez de Ortega (1740-1818), botanico spagnolo e direttore dell'Orto Botanico di Madrid.
La pianta è un bell’albero dal tronco diritto, di media altezza (8-10metri), con una chioma frondosa, caratterizzato da un accrescimento abbastanza rapido anche nel nostro clima. Casimiroa, infatti, non è specie nuova in Italia essendo stata introdotta in Italia a Sanremo agli inizi del secolo scorso; un grande esemplare,  piantato nel dicembre 1867,  è ancora presente nel giardino della Villa Hanbury a Ventimiglia.
La specie da adulta resiste a temperature anche di pochi gradi sotto lo zero, le stesse temperature,  tuttavia, che la pianta non è in grado di tollerare in età giovanile. Le foglie composte sono persistenti, con le singole foglioline lungamente picciolate, di forma ovale ed appuntite alle due estremità. 
I fiori sono piccoli, riuniti in racemi ascellari di colore verdastro e compaiono in primavera; i frutti riuniti in gruppo hanno forma tondeggiante ed irregolare della grandezza di una mela o una piccola arancia e sono di colore verde giallino; la polpa bianca è tenera e di consistenza burrosa con un sapore dolce ed aromatico e retrogusto amarognolo.
Immagine Wikipedia
Le foglie, la corteccia ed i semi della casimiroa contengono il glucoside "casimiroidina" che abbassa la pressione sanguigna ed induce sonnolenza.
Proprio per queste proprietà psicoattive le pratiche in uso nell’antica medicina latino-americana attribuivano alla casimiroa proprietà sedative utilizzandone foglie, corteccia e particolarmente i semi per indurre un accentuato effetto ipnotico-soporifero. Le proprietà di foglie, corteccia e semi di casimiroa  sono state confermate da una recente indagine della Facoltà di Cagliari che  ha messo in evidenza le potenzialità farmacologiche di questa specie.

 


martedì 14 aprile 2015

"Scatti naturali" di Michele Torrisi

Lo sguardo affettuoso  di un fotografo per la piccola fauna e la vegetazione spontanea siciliana
Conosco Michele da quando, l’anno scorso, mi ha molto aiutata nel portare a termine il mio progetto Verde Meridionale, un blog a più voci che per un anno ha pubblicato un’immagine al giorno di flora spontanea, ornamentale o agricola che solo al Sud si può trovare.
Ci siamo conosciuti così, entrambi innamorati della natura siciliana, perlustrata e fotografata, io con l’occhio rivolto ai giardini ed all’esotico, lui più interessato alla flora spontanea ed ai suoi piccoli, molteplici ospiti (coleotteri, farfalle, pettirossi, ramarri, bruchi).
 

Ci siamo tenuti poi in contatto per svolgere uscite naturalistiche nel corso delle quali, ho potuto constatare come, anche nelle escursioni, ognuno manifesta la propria indole: io, che non ho per niente spirito d’osservazione, stabilita una meta cerco di raggiungerla senza distrarmi lungo il percorso, Michele invece, che non ha fretta di arrivare, si ferma di continuo ad osservare; così ha occhio per guardare ogni più piccolo insetto in volo o di scovare, nascosta tra mille, la specie botanica rara che il suo obiettivo con pazienza riesce a fermare in immagini spontanee e delicate.
Ci siamo infine rivisti questo fine settimana a Valverde presso il Vivaio di Francesco Borgese ed Ester Cappadonna in occasione dell’ evento culturale “Ciuriciuri a Valverde” dal titolo “Dal giardino naturale al giardino diffuso” che tra le tante iniziative messe in campo ha organizzato una mostra fotografica di Michele dal titolo “Scatti naturali”.
Foto belle, colori solari ed uno sguardo attento ai particolari. Guardando e commentando insieme le sue foto abbiamo cominciato a chiacchierare di come e quando si sia manifestato il suo talento di fotografo che guarda con occhio curioso ciò che gli sta intorno.
Michele, quando hai cominciato a coltivare la passione per la fotografia?
Ho avuto la prima macchina fotografica, una Comet Bencini compatta, che avevo 15 anni, niente di che ma mi ci divertivo; io, che sono nato nel 1946, ho cominciato presto a lavorare con mio padre che era fabbro; non mi lasciava mai un momento libero ma a me la fotografia piaceva molto e con quei quattro soldi che avevo in tasca compravo le pubblicazioni di  Epoca  con i racconti di avventura di Walter Bonatti; vedevo natura, vette e fiordi e sognavo attraverso le foto di vederla anch’io. Mi comprai poi una Voigtlander usata, sempre ad ottica fissa e nel 1972 ho comprato la prima reflex Canon. Mi piaceva fotografare istanti di vita del mio paese, Valverde, e tutte le piante spontanee che vedevo nelle campagne intorno, sull’Etna; gli amici mi chiedevano di fotografare i loro matrimoni e così, fotografando dimenticavo le fatiche del lavoro di fabbro portato avanti per oltre quarant’anni.

Quali erano i tuoi soggetti preferiti?
Mi è sempre piaciuta la natura ed in particolare sono molto appassionato di orchidee spontanee che in Sicilia sono tante; prima non avevo molto tempo per fotografare ma da quando sono andato in pensione ho potuto coltivare come volevo questo mio hobby. Mi sono dotato di una buona attrezzatura digitale e perlustrando il territorio siciliano dall’Etna ai Nebrodi, ai Peloritani ho messo insieme una buona collezione fotografica.
 
Sei soddisfatto dei risultati ottenuti?
Inizialmente non come avrei voluto perché all’emozione che provavo nel realizzare un buono scatto non si accompagnava la soddisfazione di sapere dare un nome ad ogni pianta o farfalla ritratta. Al mio paese nessuno aveva conoscenze naturalistiche tali da darmi aiuto e sentivo che mi mancava qualcosa.

Come è andata allora?
Un giorno vengo a sapere che sul web si è costituito un gruppo Facebook chiamato Flora Spontanea Siciliana, iscrivendosi al quale si potevano inviare le proprie foto di specie spontanee innominate alle quali gli amministratori del gruppo, tutti esperti botanici, avrebbero provveduto a darne identificazione.

Quante cose ho imparato da quando mi sono iscritto al gruppo! Dare un nome alle specie fotografate, capirne così l’importanza, la rarità, le peculiarità botaniche mi ha dato tanta soddisfazione. Ho avuto anche modo di conoscere alcuni degli amministratori, fare escursioni con loro e la vita si è riempita di interesse. Partire a caccia della Woodwardia radicans scarpinando su per un canalone peloritano o riuscire a fotografare al lago Biviere Utricularia australis,  specie dell’unico genere di piante carnivore in Sicilia, o mettere a fuoco i piccolissimi fiori di Cephalanthera rubra, o ritrovare al bosco di Malabotta un raro esemplare di Scrophularia scopolii è sempre stata una grande emozione.
Utricularia australis
Quale è la specie che avresti voluto fotografare ed ancora non ti è riuscito di fare?
Sono tante le specie che vorrei fotografare e che mancano nel mio erbario fotografico, mi manca ad esempio  Atropa belladonna che sto ancora cercando insieme con diverse piante di specie sicula come Vicia sicula e Erica sicula o ancora  Petagna gussonei della quale ho solo le foglie basali mentre mi manca il fiore e poi Malva agrigentina che ho già fotografato ma la pianta era un poco sfiorita. Praticamente non ho tempo, ogni domenica sono in uscita e mi prende la smania perché so che molte piante non riuscirò mai a fotografarle.
  
Sei soddisfatto di come è andata la mostra "Scatti Naturali"? 
Sono soddisfatto della mostra perché ho parlato con tante persone di fotografia e piante spontanee ricevendo molti consensi.

Ero sicura che la mostra sarebbe stata un successo perché gli scatti di Michele sono teneri, affettuosi, partecipi di piccoli momenti di vita naturale. C'è solo da imparare con lui: la tecnica fotografica da vero artista, la voglia di studiare, capire, approfondire; la grande curiosità che lo fa cercare; la passione per la natura della sua terra che lo porta continuamente a girare. 

 

venerdì 10 aprile 2015

Quiz botanico aprile 015

Cinque indizi per una specie
 
 
Risolvi i cinque indizi e trova il nome scientifico della specie in questione
 

 
 1
Dovevi essere un bravo ed accorto mugnaio se avevi scelto il mio legno per realizzare gli ingranaggi sommersi del tuo mulino

2
Se credi agli oroscopi, tra i ventuno sono quello senza vie di mezzo, velleitario, orgoglioso e con manie di grandezza
3
Che colpi usavi da piccolo per tirare a cannucce?
 
4
Di Frigerio ne conosco una, di frigé tanti
 
5
Mi chiamo Libitea e a tavola non mi piace variare visto che ho le mie foglie preferite da mangiare

Soluzione

martedì 7 aprile 2015

Acis Hortus Regius

L'erbario picto di Giuseppe Riggio
Ci si imbatte talvolta in belle storie che riguardano fatti del passato che raccontano di passioni senza tempo come quelle per il mondo vegetale.
Son passati duecento anni dai fatti che voglio raccontare ed è bello constatare che la passione che riesce a suscitare la coltivazione delle piante è sempre uguale anche se nel tempo sono cambiati i modi per poterla illustrare.
Noi moderni che abbiamo un bel giardino o una qualche collezione o anche solo un vaso in balcone con la foto digitale siamo rapidi ad immortalare e di seguito archiviare ogni specie posseduta che sarà fotografata in ogni situazione, dal più tenero germoglio alla pianta in fiore sia per propria soddisfazione che per farne condivisione.
Chi è vissuto nel passato, pur animato dalla stessa intenzione di riguardare, confrontare e mostrare ad altri appassionati le immagini della propria collezione non aveva altro modo di operare che affidarsi alle abilità di un bravo pittore avendo la pazienza di aspettare  nove anni per vederne finita l'esecuzione.
 
Giuseppe Riggio è stato uno stimato farmacista vissuto ad Acireale, cittadina in prossimità di Catania, tra il 1758 ed il 1830.  La formazione scientifica e professionale di Riggio avviene a Messina sotto la guida del botanico Francesco Arrosto e dei suoi figli, in un ambiente culturale in costante contatto con le istituzioni scientifiche europee, allora in gran fermento per quanto pubblicato da Linneo  nel 1735 nel suo Systema naturae che introduceva una nuova forma di nomenclatura binomiale e ipotizzava rapporti di interconnessione tra i diversi organismi. Completati gli studi di botanica Giuseppe Riggio ritorna ad Acireale per seguire la farmacia del padre; la passione per la botanica e gli studi scientifici improntati alla classificazione linneana ( Linneo muore nel 1779 quando il Riggio aveva 23 anni) è tale da fargli apporre sulla facciata neoclassica del palazzo di famiglia il ritratto di Linneo affiancato da quello di Luigi Valentino Brugnatelli, professore di Chimica e autore della Farmacopea generale ad uso degli speziali e di due religiosi, padri dell’Oratorio dei Filippini. 
Acireale per quanto fosse una piccola cittadina era considerata un luogo di cultura per le numerose scuole e collegi ecclesiastici che vi avevano sede e per le Accademie, la più antica ed importante delle quali era l’Accademia degli Zelanti istituita nel 1671 dal Vicario del clero acese con l’intento di “ far progresso nelle scienze” .
E’ in questo contesto che Giuseppe Riggio, in un podere che possedeva nella frazione di Santa Caterina, in prossimità della chiesetta della Madonna delle Grazie, in un terreno a balze affacciato sul mare e protetto alle spalle dal costone roccioso della Timpa, comincia a coltivare piante siciliane ed esotiche per suo puro diletto e per le esigenze farmacologiche connesse all’ attività di farmacista.
Non ha intenti divulgativi, non pubblica trattati scientifici ma per puro piacere personale mette insieme una collezione di piante che si compiace di definire Acis Hortus Regius dedicando l’ orto alla sua città: Aci-regia 
La collezione metteva insieme specie erbacee di interesse farmaceutico, spontanee mediterranee insieme ad endemismi siciliani (Pancratium maritimum, Asphodelus luteus, Saponaria officinalis, Nerium oleander, Spartium junceum ), molte specie rampicanti (Phaseolus caracalla, Quisqualis , Ipomoea acuminata, Cobea scandens) ed esotiche (Ixora americana, Plumeria alba, Cassia tomentosa, Hibiscus abelmoschus, Strelitzia reginae, numerose specie del Genere Aloe) per il reperimento delle quali Riggio doveva avere avuto non poche difficoltà a causa del blocco dei trasporti navali conseguenti la fuga del re Borbone in Sicilia.
Come ogni buon collezionista che si rispetti anche lui volle avere immagine e raffigurazione delle sue piante e per questo, agli inizi del 1800, diede incarico al pittore acese Emanuele Grasso di riprodurre gli esemplari del suo orto da raccogliere in un "erbario picto". Grasso completò l’opera nel 1811 realizzando 753 tavole su carta filigranata, disegnate a tempera ed acquerello, numerate a penna e raccolte in quattro volumi.
Le raffigurazioni non contenevano indicazione botaniche o commenti e la disposizione dei tralci o dei fiori seguiva un’ispirazione artistica che ne metteva in risalto la bellezza dando movimento alla composizione e ponendo tasselli neri in corrispondenza di fiori bianchi per metterne in risalto i caratteri. 
A completamento del  lavoro, la raccolta fu dedicata dal Riggio alla sua città e custodita gelosamente in famiglia mentre la vasta biblioteca scientifica veniva donata, alla sua morte, all’Accademia degli Zelanti.

All’inizio dell’anno 2008, l’editore Franco Maria Ricci sfogliando un catalogo di una libreria antiquaria di Torino trova traccia di un antico erbario dal titolo Acis Hortus Regius datato 1811. I quattro tomi dell’opera erano stati messi in vendita dall’ultimo degli eredi con la clausola che la vendita dovesse avvenire solo a chi si impegnasse a mantenere l’integrità dell’opera. Il costo dei volumi era molto elevato ma Ricci versando un anticipo porta con se la raccolta, determinato a trovare il modo di come finanziarne per intero l’acquisto con l’intento di riportare l'erbario ad Acireale per donarlo all’Accademia degli Zelanti che gli sembrava la sede più idonea per la custodia dell’opera.
Ne stampò perciò un libro dal titolo Fiori di Sicilia i cui proventi insieme ad un finanziamento ottenuto dalla Regione siciliana e al contributo di alcune istituzioni bancarie consentirono l'acquisto della raccolta  che  si trova ora custodita presso la biblioteca dell’Accademia Zelantea.
 Alcune immagini sono foto scattate al libro Fiori di Sicilia, Editore Franco Maria Ricci
Bibliografia: G. La Malfa, Note sull'Acis Hortus Regius di Giuseppe Riggio (Acireale 1811)
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