Quando agli inizi degli anni 50, in Sicilia, su indicazioni di alcuni contadini, il prof. Gentili ritrovò a Piazza Armerina, non lontano da Enna, i resti di una grande villa romana databile intorno al 300 dopo Cristo, io ancora non ero nata. Sarà per questo che considero questa stupefacente area archeologica ubicata a pochi chilometri da casa mia non come un sito di recente scoperta ma come un luogo da sempre presente, un patrimonio culturale quasi di famiglia, meta di innumerevoli visite scolastiche e gite con amici e parenti che durante le vacanze ci vengono a trovare. Nonostante le numerose visite effettuate negli anni, la villa non finisce mai di stupirmi per la grandiosità ed eccezionalità del ritrovamento che uno smottamento avvenuto intorno all’anno mille ha completamente ricoperto e dunque preservato dall’incuria del tempo e degli uomini.
La villa riccamente progettata doveva essere sede di rappresentanza e villeggiatura di un romano di alto lignaggio; con molta probabilità un prefetto che rivestiva un’alta carica militare o, secondo una prima attribuzione formulata dal Gentili, addirittura un imperatore, Massimiano Erculeo componente della Tetrarchia insieme a Diocleziano e a due Cesari(284-304 d.C.).
In una fresca valle attraversata da un fiume, circondata da dolci colline, la villa, composta da 63 ambienti disposti su quattro livelli tra loro raccordati a terrazze, presenta uno dei complessi decorativi pavimentali a mosaico tra i più ricchi pervenutoci dal mondo antico. Dotata di terme e palestra la villa era una dimora di lusso che disponeva di ambienti privati e di rappresentanza, come la grande basilica delle udienze, tutti riccamente decorati a tappeti musivi e a marmo secondo una tecnica e un gusto di ispirazione nord africana, con scene di caccia ed episodi mitologici a cui gli ultimi restauri, conseguenti l’alluvione del 1991, hanno restituito colori e lucentezza originali. Spettacolare la scena raffigurata nel corridoio della grande caccia dove su una lunghezza di circa 60 metri vengono descritte le diverse fasi della cattura, in terra d’Africa, di animali feroci destinati ai giochi del Circo Massimo.
E come dimenticare la famosa “Sala delle ragazze in bikini”
con la raffigurazione di 10 fanciulle in modernissimo costume da bagno che
sull’orlo di una piscina svolgono esercizi ginnici.
Dopo la morte del proprietario e il terremoto del 346 d. C. la villa comincia a subire un inevitabile declino per cadere progressivamente in oblio e scomparire ricoperta da una frana. Accanto all’interesse storico e culturale che la visita della Villa del Casale presenta per il visitatore non è da sottovalutare, per un appassionato di botanica, l’interesse relativo all’individuazione e all’identificazione delle specie vegetali raffigurate nei paesaggi musivi delle diverse stanze dell’antica abitazione.
Certo le forme sono stilizzate ma tra le specie più evidentemente riconoscibili nel paesaggio africano della “Grande caccia” spiccano ad esempio le palme (Phoenix dactylifera) insieme ad agavi e cipressi; i pini affiancano l’alloro insieme a molte specie d’alto fusto di difficile attribuzione (querce, lecci) e l’edera ricorre frequentemente insieme all’alloro e all’acanto per incorniciare i medaglioni raffiguranti teste di animale. Essendo, poi, la villa romana al centro di un vasto possedimento agricolo, ampio spazio raffigurativo è riservato alle specie di interesse agrario; considerando che la coltivazione di piante da frutto come olivo, fruttiferi, melograno e vite era riservata alla classe nobile in quanto coltivazioni costose che solo i ricchi potevano affrontare, i mosaici di alcune stanze sono espressamente dedicati alla coltivazione della vite e della relativa vendemmia (Sala degli amorini vendemmianti) o alla frutta in genere come il mosaico del ”Cubicolo della frutta” dove si riconoscono pere, uva e fichi.
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Piante nei mosaici romani della Villa del Casale di Piazza Armerina |
Per quanto riguarda gli agrumi, gli esperti sono concordi nell'identificare in questo mosaico cedri e limoni. Ed in altri sono raffigurate le diverse fasi della lavorazione delle rose i cui petali erano molto utilizzati per preparare acqua profumata per le abluzioni.
Di altri alberi raffigurati in mosaico non saprei dire ma,
guardando all’esterno, oltre i confini dell’area archeologica, la vegetazione della campagna circostante richiama e riprende quanto già visto in mosaico. Pini, cipressi, allori e palme segnano il profilo della collina insieme a querce ed olivi. E tutto ti sembra bello come se il tempo misurato in millenni fosse appena trascorso; un luogo in armonia con l'ambiente come solo gli antichi sapevano realizzare.
Sito Ufficiale della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina
P.S.
Dimenticavo di dirvi di cercare tra i vialetti della villa, alle spalle del cubicolo della frutta un esemplare secolare di corbezzolo (
Arbutus unedo) che con la sua insolita altezza di circa nove metri è inserito
nell'elenco degli alberi monumentali della Sicilia.