sabato 29 gennaio 2011

Pyrostegia venusta

Arancione: colore benessere
Il cielo è grigio e cupo e tutto appare triste in questo sabato pomeriggio di fine gennaio; per dileguare la malinconia guardo in giardino sui tetti dei garage di sotto dove onde visive di puro ottimismo si irradiano in su, fino alla mia poltrona d’osservazione del terzo piano. Ho sotto gli occhi l’arancione più intenso ed elettrizzante che è possibile ritrovare tra le specie vegetali che fioriscono in inverno in ambiente mediterraneo; è il colore dei fiori della bignonia d’inverno o Pyrostegia venusta, una specie rampicante originaria delle regioni tropicali o sub tropicali dell’America del sud come Brasile e Bolivia, capace di ricoprire, con grande esuberanza e vigore, recinzioni, muretti di contenimento, intere scarpate con effetto a cascata davvero entusiasmante per luce, colore e abbondanza di fiori;  questi sono riuniti in fitte infiorescenze terminali ed hanno lunghe corolle a tubo di colore arancione, appunto, da cui fuoriescono due stami.
Le foglie sono persistenti. La letteratura botanica indica la specie come molto resistente al freddo, poco esigente in fatto di terreno e, pur in presenza di semi racchiusi dentro capsule, riprodotta facilmente per talea semierbacea. Per essere sicuri di avere un’abbondante fioritura è necessario pensare ad un’esposizione di pieno sole. Liane corail per i francesi, flamevine per gli inglesi, bignonia de invierno per gli spagnoli, "colore benessere " per me.
Bibliografia: G. Betto, Le piante rampicanti, L’Ornitorinco Rizzoli.
 

mercoledì 26 gennaio 2011

Plectranthus ornatus, blu violetto per l'inverno

Plectranthus ornatus
In questi primi giorni di vero freddo di un tiepido inverno siciliano, ho una pianta, in balcone, in costante ed ininterrotta fioritura da metà dicembre sino ad oggi. Ha riempito un grande vaso con la sua vegetazione strisciante e pendente di fitte foglie di colore grigio-verde, carnosette e arrotondate ed è tutta ricoperta di gradevoli fiori blu . Le foglie hanno un odore, se sfregate, a mio giudizio, sgradevole, come alcune erbe spontanee tipo ruta o artemisia, e anche il mio cane, Lea, quando le odora comincia a starnutire. Tramite foto sul web la specie è stata identificata in Plectrantus ornatus, specie erbacea perenne appartenente alle Lamiaceae, proveniente dal Sud Africa e caratterizzata da crescita veloce e notevole adattabilità alla siccità. In piena terra ha un portamento prostrato e non si alza oltre i 30 centimetri. In autunno produce fiori blu violacei portati all’estremità degli steli che progressivamente si aprono dall’alto del rametto verso il basso con un effetto fiorito che dura a lungo. La moltiplicazione è estremamente facile in quanto avviene con successo per talea erbaceae che potrà cominciare a fiorire, in autunno, anche a pochi giorni dal trapianto. L’ho acquistata, come succulenta, al mercato delle pulci, un anno fa, in un vasetto da 8 cm. Oggi ha riempito un vaso da 40 cm straripando all’esterno. E’ infatti considerata, anche in piena terra un’ottima tappezzante, soprattutto per zone ombrose. Inspiegabilmente sono pochi i siti in lingua italiana che forniscono informazioni adeguate per questa specie; vi rimando pertanto ad alcuni siti in lingua francese e inglese che mi sono sembrati interessanti. Il genere a cui la specie appartiene è molto ampio tanto da comprendere 350 specie, molte delle quali coltivate come piante in vaso per la bellezza del fogliame persistente, spesso variegato.
http://www.jardiniere.net/Plectrantus/Accueil.aspx
http://www.igarden.com.au/plant-type.jsp?id=205&t=plectranthus

sabato 22 gennaio 2011

Capparis spinosa

Fiore di cappero
Il cappero è una specie tipica della flora spontanea del mediterraneo diffusa in molti paesi a clima caldo e arido come il Marocco, la Spagna e il Sud dell'Italia.Teme il gelo e richiede temperature non troppo rigide ma, in ambiente riparato ed esposto a mezzogiorno, si spinge sino ai piedi delle Alpi.
E' una tipica pianta ruderale le cui robuste radici trovano riparo e appiglio tra tegole sconnesse e muri sbrecciati di campagna o in terreni pietrosi calcarei e vulcanici. In estate, da giugno a settembre, si ricopre di fiori rosati, profumati ed appariscenti per un artistico ciuffo di stami porporini e i suoi boccioli fiorali costituiscono un gustoso condimento della cucina mediterranea.
Caratteristiche botaniche
Botanicamente il cappero appartiene alla famiglia delle Capparidacee ed in particolare al genere Capparis, che comprende diverse specie delle quali la piu' diffusa, nel bacino del Mediterraneo,e' la Capparis spinosa accompagnata nelle aree piu' calde dalla Capparis ovata. E' curioso notare come i nomi botanici delle due specie siano particolarmente mal scelti, le foglie della varieta' spinosa sono,infatti, particolarmente ovate e la varieta' ovata ha spine molto piu' sviluppate della Capparis spinosa. Entrambe le specie sono arbusti sempreverdi, con la base del fusto di consistenza legnosa e la parte superiore erbacea. I rami sono generalmente penduli e striscianti sul terreno e portano foglie lucide e carnose, alla base delle quali si formano stipole trasformate in aculei spesso caduche o poco sviluppate.
Modi di impiego
Capperi a Selinunte
La pianta spontanea era gia' nota nell'antichita' e veniva usata prevalentemente come pianta medicinale per la cura delle forme artritiche e come antianemico e diuretico. Tra le popolazioni berbere del Nord Africa era invece nota per le notevoli qualita' cosmetiche e veniva utilizzata per preparare creme di bellezza. A conferma di questa qualita' da pochi anni e' stata isolata nel cappero la sostanza denominata capperirutinia che ha evidenziato notevole efficacia contro l'aridita' e la senescenza della pelle. Senza dubbio, comunque, la piu' nota utilizzazione del cappero e'in gastronomia dove costituisce un insostitubile condimento di numerosi piatti della cucina miterranea. Il prodotto principale della pianta e' il bocciolo fiorale raccolto ancora chiuso, tenero e facilmente asportabile, conservato sotto sale o in aceto.
Esigenze colturali
A scopo alimentare vengono utilizzati anche i frutti, simili a cetriolini e impiegati nella preparazione dei sottaceti; si usavano in passato anche i germogli simili ad asparagi e consumati freschi o sotto sale. In Italia la coltivazione e' quasi esclusiva delle isole di Pantelleria e Salina. Il cappero e, infatti, una pianta perfettamente idonea a valorizzare le condizioni marginali dell'agricoltura di queste zone. E' una pianta resistente all'aridita', al forte vento e ai terreni calcarei e viene coltivata in piccole aziende a conduzione familiare che riescono a trarne un certo reddito.
In giardino
Cappero selvatico
Come pianta da giardino ha un'ideale collocazione nelle composizioni rocciose e nei muretti a secco delle aree marine e gia' da alcuni anni i vivaisti ne hanno intuito le preziose qualita' estetiche inserendola in catalogo come pianta da roccaglia. Non ha uno sviluppo molto rapido ma, superato lo stadio giovanile, tendera' a ricoprire con lunghi rami penduli muri e terrapieni. La propagazione si fa per seme e non e' semplice. I semi duri e lucenti vanno tenuti immersi nell'acqua 24 ore; si prepara un miscuglio di terra e concime, preferibilmente pollino, che si distribuisce tra le crepe del muro ben inumidito, quindi si introducono i semi, soffiandoli dentro con una cannuccia. La semina viene fatta in gennaio o febbraio quando il terreno presenta una certa umidita 'e si hanno maggiori probabilita' di germinazione.
Nell'orto
Se si vuole coltivare il cappero come pianta da orto, si semina in agosto o in settembre in semenzaio considerando che normalmente da due grammi di seme si ottengono, per metro quadro di semenzaio, circa 100 piantine da trapiantare. Quando le piantine presentano 5-6 foglie si interrano in buche profonde 30-40 centimetri disponendo quattro piante per metro quadrato. Con una buona concimazione d'impianto non sara' piu' necessario effettuare ulteriori cure colturali. Gia' dal secondo anno si ottiene una discreta produzione e con poco sforzo, negli anni successivi si arriva a raccogliere sino a cinque chili a pianta di prodotto fresco. Dopo la raccolta, i boccioli fiorali devono essere lasciati asciugare al sole e conservati preferibilmente sotto sale. La conservazione in aceto non e' da buongustai, se ne perde l'aroma e il classico gusto mediterraneo.

Di cappero ne ho parlato anche qui

mercoledì 19 gennaio 2011

Cruciverba botanico "Abatia"

Cruciverba botanico "Abatia"
 Orizzontale: 1: Genere di piante acquatiche perenni appartenente alla famiglia delle Cyperaceae; 7: Iniziali del nome botanico di agrifoglio americano; 8: legume destinato alla alimentazione umana e del bestiame, molto diffuso nelle regioni meridionali; 9: Società Botanica Italiana; 11 espansioni del fusto che sostengono le foglie; 13: Associazione Americana dei Giardini ed Arboreti; 15: Ocimum kilimandscharicum; 16: genere di arbusti ed essenze arboree appartenente alla famiglia delle Melastomataceae; 18: cavità che in certe foglie si trova al di sopra dell’apertura stomatica; 20: parte iniziale del nome comune inglese di Micropus californicus; 21 sostantivo greco che, nella terminologia botanica, indica piante o i luoghi da ombra; 23: popolare varietà di Lomandra longifolia; Verticale: 1: fibra tessile ricavata dalle foglie di agave; 2: genere che comprende circa 25 specie originarie del Messico e dell’America tropicale dedicato al gesuita e botanico spagnolo Barnabas Cobo; 3: iniziali del nome dell’esploratore e botanico britannico che introdusse il Kunquat in Europa nel 1846; 4: la specie del pompelmo; 5: frutto della pianta vitis vinifera; 6: lo stemma di questo stato insulare dell’Oceania porta tre palme affacciate sul mare; 10: genere della famiglia delle Asclepiadaceae proveniente dalla Colombia; 12: Ixora klanderiana; 14: Geranium nervosum Rydb. 17: piante da giardino roccioso..per gli inglesi; 19: Iniziali di medico, botanico e scienziato italiano vissuto tra il 1553 ed il 1617 autore del De Plantis Aegypti liber; 22: Iberis amara.
Soluzione

Cruciverba in formato PDF

Se i cruciverba botanici ti interessano guarda:qui
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