martedì 22 luglio 2014

Le piante vicine si fanno compagnia

Coltivare in balcone avendo letto Ippolito Pizzetti
Ho per giardino un lungo balcone e avendo ben chiari i miei limiti in fatto di pazienza e predisposizione alla sua coltivazione, ben sapendo come può essere precaria la vita delle piante in vaso sempre in bilico tra la condizione di deserto sahariano che si viene a creare se tralasci due giorni di innaffiare o la situazione da palude pontina che si determina se decidi che un poco d’acqua in più non può fare male, mi sono rassegnata ad un frequente ricambio vegetazionale in modo da non stare troppo a rimuginare su marciumi, deperimenti e morti subitanee. Un luogo verde “effimero” fatto di piante a perdere che trascorreranno da me un’ esistenza più o meno fuggevole sino alla loro ineludibile dipartita.
Halleria
 
Ruellia

Jaborosa
Siccome lo spazio che ho a disposizione è poco per godere di tutte le piante che vorrei provare, ammonticchio vasi su vasi formando piramidi azteche; il vaso di Lisianthus appena comprato l’ho messo poggiato su un vaso più grande che ospita un profumato gelsomino che a sua volta quasi scompare sotto i vasetti di menta e rosmarino messi li vicino.
Tutto è nato dalla banale constatazione che le radici delle piante amano esplorare le profondità del suolo, muovendosi verso il basso per linee verticali; quando le radici raggiungono i fori di sgrondo posti sul fondo del contenitore se c’è un sottovaso che ne impedisce il cammino cominciano a girare tondo, tondo come leoni in gabbia. Perché farle soffrire? Usando la tecnica del vaso su vaso le radici migrano oltre confine passando alla terra del piano di sotto, senza dover procedere ad inutili travasi.
 
La zucca che ho seminato quest’anno, ad esempio, dispone al momento di un vaso a doppio strato ma non è da escludere che dovrò presto aggiungerne un altro sotto per potere soddisfare adeguatamente le sue ambizioni esplorative.

La mia idea di sfruttare lo spazio in verticale con contenitori a varia altezza sovrapposti, non è originale; l'ho  scoperto leggendo il libro di Ippolito Pizzetti,  ed in particolare la sua prefazione,  “Piante e fiori del terrazzo” del 1977.

Descrivendo una realizzazione eseguita in una grande terrazza per ovviare alla scarsa profondità delle fioriere, Pizzetti cosi scrive “… alla scarsa profondità della fioriera ho ovviato facendo mettere la terra in modo che dal davanti al retro salisse leggermente e piantando le piante più grandi (per esempio i carrubi) in cilindri, infilati parzialmente nel terreno e per buona parte sporgenti: ho potuto guadagnare così venti centimetri…”. Non ho lo spazio per i grandi contenitori descritti da Ippolito (100, 200, 500 litri) ma nel mio piccolo  il ragionamento è uguale.
Un altro punto che sento mio, nella filosofia del libro, è il concetto di sperimentazione colturale; la monocoltura ornamentale che tanto piace a mia madre non fa per me ed anche Ippolito  nel libro scrive : “ …una cassetta fiorita non fa terrazzo; e neppure una fila. Non lo fanno neppure più file se si tratta di cassette piene di gerani (o di tutto quello che volete d’altro) messe lì: una nota di colore, riempire un vuoto, ornare una facciata. Su un terrazzo come questo non è neppure il caso di stare a ragionare…”.

Amo il disordine organizzato; sono infatti sicura che in balcone piante diverse messe vicine si facciano reciproca compagnia; per fare stare in alto, a prendere il sole ,i grandi capolini colorati di Rudbekia, ho messo il vaso appoggiato sul bordo del contenitore con il Capsicum nato da seme e il vaso della Pandorea jasminoides, ancora in grande splendore perché di recente arrivo; l’acqua in eccesso sgronda di sotto a beneficio delle piante vicine dandosi reciproco appoggio e sostegno. 


Brachychiton discolor nato da seme, fa ombra a pentas e petunia e sul suo tronco si attorciglia anredera arrivata in regalo da un balcone vicino. Le aromatiche che tengono lontane le zanzare non possono mancare: basilico, lippia, menta, rosmarino, prezzemolo mandato a seme, melissa, coriandolo, Salvia officinalis sono spesso mischiate con le salvie da fiore così rustiche e facili da propagare che basta un rametto per farle attecchire.
Zanthoxylum beecheyanum
E non occorre tanto pulire che qualche foglia a terra ci può stare; fa da riparo a qualche geco di passaggio e crea un umidore che alle piante piace. Anche un poco di secco tendo a lasciare cercando di creare un ambiente naturale; qualche insetto utile se ne potrà giovare per trovare riparo e ricambiare il favore andando a caccia di afidi.
Ospite più o meno gradito
E per finire devo purtroppo, a malincuore, convenire che, su un altro punto, Ippolito ha ragione: chi ha un balcone o una terrazza cui dedica tempo e passione è solo perché  è assillato dalla frustrazione di non avere o di non riuscire a mantenere un vero giardino. 

2 commenti:

  1. La piramide atzeca sul balcone mi sembra geniale; ultimamente sempre più camminando o pedalando osservo i terrazzi; raramente si va oltre i gerani e le petunie. Il tuo terrazzo è simile a quello del mio prof di giardinaggio Edoardo Santoro; altra latitudine, ma grande varietà, conoscenza, esperienza. Grazie per averci mostrato questo angolino di Sicilia!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Patty ma, come sono varie le opinioni; mia madre sostiene che il mio balcone è un guazzabuglio disordinato e sporchetto, pieno di confusione.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...