domenica 10 agosto 2014

Woodwardia radicans

Sulle tracce di una felce relitta
 
Sono venuta a sapere della sua esistenza per la prima volta a Genova, nel 2011, in occasione dell’ultima edizione dell’Euroflora. All’interno dello spazio allestito dalla Società Botanica Italiana ed in particolare dal Gruppo di lavoro Orti Botanici e Giardini storici, le era stato riservato un posto d’onore per importanza e rarità insieme ad altre specie a rischio di estinzione presenti nella Sicilia nord-orientale come il Limonium di Capo Alì (Limonium sibthorpianum) e la salvia a foglie incise (Salvia ceratophylloides). 
Del perché di tanta attenzione è facile capire: Woodwardia radicans è una felce tropicale dalle fronde giganti, che in natura possono superare i due metri di lunghezza, le cui origini risalgono a 60 milioni di anni fa quando il clima dei paesi mediterranei assomigliava a quello dei tropici, dove la pianta è ancora oggi molto diffusa. Con l’abbassarsi della temperatura la felce è rimasta relitta in rare stazioni spontanee mediterranee che in Italia sono presenti in pochi siti localizzati in Campania, Calabria e Sicilia, lungo stretti valloni, a quote tra i 200 e i 400 metri, in prossimità di acque correnti o pareti soggette a stillicidio e dove una folta vegetazione protegge le felci dalla luce intensa del sole. La località più nota in Italia è il Vallone delle Ferriere sopra Amalfi ma la woodwardia è presente anche in alcune fiumare dei Monti Peloritani nelle vicinanze di Messina. A causa della molteplici attività dell’uomo (captazione delle acque, pascolo, ripulitura del sottobosco) la woodwardia è oggi una specie rara in natura, indicata per la Sicilia come specie “fortemente minacciata d’estinzione”.
Una felce di grande interesse botanico, dunque, le cui tracce mi riportavano in Sicilia ed in particolare all’Orto Botanico Pietro Castelli di Messina che ha nella collezione di felci esotiche (Alsophyla australis, Cyrtomium falcatum, Woodwardia virginiana) e mediterranee (Woodwardia radicans e Pteris cretica, entrambe a rischio di estinzione) il suo punto di forza.
Delle circa 90 specie di felci presenti nel bacino del Mediterraneo, nel territorio peloritano ne vegetano 41, la maggior parte delle quali vive in ambienti ombrosi o nel sottobosco (gen. Polystichum, Asplenium); altre più esigenti in fatto di umidità si trovano solo in prossimità dei corsi d’acqua o su pareti umide (gen. Woodwardia, Athryrium), altre ancora vivendo in ambienti molto aridi in estate (come muretti a secco e le rupi soleggiate) superano il periodo critico perdendo le foglie fino alle prime piogge autunnali (gen. Polypodium, Ceterach).
All’Orto Botanico messinese Woodwardia radicans occupa un posto d’onore ed è oggetto di studi decennali con progetti specifici di salvaguardia volti alla sua moltiplicazione; questa felce arborea presenta infatti la particolarità di riuscire a riprodursi non solo sessualmente, tramite spore, ma anche per via vegetativa grazie a bulbilli che si formano nella porzione apicale del rachide fogliare (da cui il nome di felce bulbifera) emettendo radici quando le fronde toccano il terreno umido con la formazione di un nuovo individuo; è stato così possibile ottenere, non solo a Messina ma anche in altri Orti Botanici diverse nuove piante di Woodwardia radicate in piena terra o in vaso affiancando a questa ricerca anche specifici programmi di riproduzione gamica.
Per avere un quadro completo della specie non mi rimaneva che osservare la felce in natura; impresa ardua visto che Woodwardia radicans è presente in Sicilia solo in alcuni tratti a monte della fiumara del torrente Mela e dei suoi affluenti, nel territorio del comune di Santa Lucia del Mela; sono luoghi dove l’acqua scorre in valli strette ed impervie dando vita a salti o a piccole cascate all’ombra di una fitta vegetazione dove la temperatura costante e l’ambiente umido riescono a creare condizioni favorevoli alla colonizzazione della felce bulbifera.
Disperavo di riuscire nell’intento quando il tam-tam tra amici di web, appassionati come me di piante e natura, ha fatto il miracolo di riunire in una domenica di fine luglio un gruppo di ricerca pronto a partire alla volta del luogo dove la felce arborea è data presente nel territorio del comune peloritano.
Dopo un lungo tratto in macchina percorso a risalire la fiumara del Mela e di un suo affluente, a piedi si attraversa una stretta valle tra massi erosi dall’acqua ed una fitta vegetazione profumata di origano e menta.
Un luogo di grande interesse naturalistico, non solo vegetale; lungo il percorso, infatti, Carmelo, l’ esperto erpetologo del gruppo, è riuscito ad individuare, tra la bassa vegetazione di riva ed i massi del torrente in secca, tre tartarughe di terra (Testudo hermanni) ed un biacco.
Mille e cinquecento metri per un dislivello di circa cento metri; un percorso tutto in salita, ma alla mia portata, che si conclude scenograficamente ai piedi di una piccola cascata  dove la popolazione di Woodwardia vegeta solitaria e rigogliosa.
 
Che grande soddisfazione riuscire a chiudere, grazie agli amici, il cerchio delle ricerche: la mia personale caccia alla Woodwardia radicans  si può dire conclusa.
Foto di Fabio Luchino

PS
Sono ritornata a vedere lo stato di luoghi della Woodwardia radicans il 14 luglio 021 dopo sette anni dalla mia precedente visita. Che sia passato molto tempo dall’ultima escursione mi è stato subito evidente per numerosi motivi: i tanti capelli bianchi comparsi sulla testa di molti di noi (su di me, Michele, Fabio, Melo); l’inusitata fatica che ho fatto per raggiungere la meta; la presenza di una vegetazione ostile durante il percorso fatta da un intreccio di rovi e ortica; dalla costatazione, purtroppo, che la popolazione di Wodwardia è in regresso: minor numero di esemplari, macchie meno folte, foglie meno grandi. Spero che la riduzione sia un fattore contingente dovuto alla diminuita piovosità di questi anni che ha determinato l’assottigliarsi dello stillicidio della cascata ma potrebbe esserci anche lo zampino dell’uomo per la presenza di tubi irrigui (apparentemente in abbandono) che sembrano captare l’acqua da monte del torrente. Non so se ci sarà per me una terza volta dalla Woodwardia in natura ma consiglio a chi può farlo di visitare, fino a che si è ancora in tempo, questo luogo pieno di fascino.

9 commenti:

  1. Fantastico post! Ti invidio questa esperienza. Quelli che pensano che l'amore per le piante e il giardino sia roba da vecchie signore inglesi... invece vuoi mettere la vita da esploratore botanico? Devo dire che, anche per me, i social media aiutano moltissimo a trovare altre peronse con le nostre stesse passioni e a confrontarsi con dei veri esperti, che però abitano troppo lontano per frequentarli di persona.

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  2. Bellissimo questo post! Penso che tutti quelli che lo leggeranno avranno voglia come me di farsi una bella passeggiata esplorativa! Grazie! Un saluto :)

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  3. Cari amici, grazie! Penso che ci si può divertire moltissimo anche esplorando "dietro porta"...

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  4. hai ragione Marcella, spesso non si pensa alla ricchezza naturale che sta proprio nelle nostre vicinanze ed è un peccato. La tua esperienza ed il tuo racconto mi incoraggiano ad esplorare le mie montagne, spero solo di trovare complici per avventure come la tua! Grazie per questo bellissimo ed interessante post :)

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    1. Ti ringrazio con affetto; mi piacerebbe condividere con te "esplorazioni botaniche"

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  5. Qualche tempo fa, ho fatto un lavoro sulla presenza di Woodwardia radicans nella valle del Mela, anch io ne sono stata affascinata .
    Adesso,ringrazio per l esperienza che avete condiviso e per le belle immagini.

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    1. Ciao, mi piacerebbe sapere di più del tuo lavoro; se hai voglia di condividere sai dove trovarmi:)

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  6. Da noi in provincia di Reggio Calabria è presente in diverse zone dell'Aspromonte

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