venerdì 17 ottobre 2014

Hortus simplicium ad Orticolario

Un “Orto dei semplici” aperto al mondo
 su progetto di Giancarlo Torre e Keylor Vasquez Paniagua

Tra le iniziative promosse quest’anno da Orticolario, l’ evento florovivaistico “per un giardino evoluto” che ha avuto luogo ai primi di ottobre a Cernobbio, sul lago di Como,  è stato indetto un concorso internazionale per la progettazione e realizzazione di giardini creativi sul tema: Oltre i confini: visioni olfattive, un modo per rendere omaggio al filo conduttore sensoriale di questa edizione, l’olfatto, appunto, considerato tra i cinque sensi quello più misterioso e conturbante e strettamente correlato al mondo vegetale dove il profumo di un fiore o l’aroma di una foglia imprimono il ricordo di un giardino in modo molto evocativo.
Il concorso, giunto alla seconda edizione, rivolto ad architetti, progettisti di giardini, designer, artisti e vivaisti, ha visto la partecipazione di 53 progetti provenienti da tutta Italia e dall’Europa tesi a realizzare giardini capaci di interpretare in attinenza con il tema della mostra il senso di eleganza e di atmosfera che caratterizza il Parco di Villa Erba. La giuria chiamata a valutare i progetti ha scelto 15 giardini le cui installazione nel parco hanno esercitato un grande richiamo per le oltre 28.000 persone che quest’anno hanno visto la manifestazione.
Mi sono fatta raccontare come è andata da Giancarlo Torre che insieme al fratello Keylor ha allestito Hortus simplicium, uno dei giardini presenti nel Parco.

I progettisti
Giancarlo Torre e Keylor Vasquez Paniagua sono vivaisti  siciliani venuti a proporre, sul lago di Como, la loro idea di un “Orto dei semplici aperto al mondo”.
Giancarlo e Keylor sono entrambi figli d’arte avendo respirato sin da piccoli nella loro casa-vivaio- giardino di Milazzo, l’arte di collezionare e coltivare le piante che provengono da paesi lontani. Il padre, Natale Torre, è infatti, considerato a livello europeo un grande esperto in frutticoltura esotica e tropicale (annona, papaya, litchi, mango, macadamia, guajava vengono coltivati e fruttificano regolarmente in vivaio) ed è un appassionato collezionista e produttore di specie tropicali da fiore e di piante “utili”, climaticamente in grado di adattarsi alle condizioni di coltivazione dell’ambiente mediterraneo. Giancarlo è laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie e in questi mesi è in trasferta a Tenerife per approfondire gli studi in Biologia ed Ecologia Vegetale.

Keylor è originario del Costa Rica ma si è trasferito giovanissimo con la madre  a Milazzo;  è laureato in Architettura e paesaggistica a Reggio Calabria e lavora come progettista del vivaio.
Il progetto
Giancarlo come vi è venuta l’idea di realizzare Hortus simplicium?
Il giardino che abbiamo presentato si configura come una collezione botanica di piante utili dove trovano spazio specie esotiche rare la cui possibilità di acclimatazione e coltivazione nel nostro paese è frutto di molti anni di ricerca, intercalate a essenze autoctone divenute anch’esse rare in coltivazione perché per lungo tempo dimenticate. L’orto dei Semplici della tradizione medievale dove i Semplici erano tutte le piante utili, officinali e medicamentose, si è così adattato alla società globale con specie provenienti da tutto il mondo.
Quali sono le specie prescelte e che origine hanno?
Abbiamo selezionato in totale 83 specie comprendenti specie autoctone, di varietà antiche, molte esotiche, quasi tutte subtropicali ma anche alcune di clima temperato.
Il numero poteva essere molto più alto ma ci siamo fermati a queste innanzitutto perché l’idea è quella di un giardino ben proporzionato in cui rispettare le distanze di impianto tra le essenze arboree ed erbacee e poi perché volevamo mantenere un rapporto relativo all’abbondanza delle specie utili, più vicino possibile a quello realmente presente nel mondo, per questo abbondano le asiatiche e le neotropicali mentre sono scarse invece le restanti (anche se ben rappresentate).
Chi si è occupato della progettazione dello spazio giardino?
La progettazione vera e propria è stata un lavoro di mio fratello Keylor, laureato in architettura del paesaggio che ha pensato di semplificare al massimo la struttura del giardino allargando gli spazi che, disposti a croce nell’orto tradizionale, si articolano e si espandono nel nostro progetto formando un disegno dove i percorsi ricalcano la forma della brattea di Heliconia.
Una seduta in tufo circondata da essenze con fiori o foglie profumate diventa il centro di riflessione di un giardino ormai non più “conclusus” ma aperto al mondo.
Come è stato accolto il vostro giardino dal pubblico? 
L’idea nella sua semplicità è piaciuta. Abbiamo creato un giardino didattico: tutte le essenze erano infatti accompagnate da un cartellino in stile orto botanico in cui tre righe erano dedicate alla descrizione dettagliata ma discorsiva sugli usi della pianta.  
E’ piaciuta anche l’idea del sentiero in lapillo vulcanico ed attirava ed incuriosiva la bomba di pietra lavica messa al centro del giardino; pietra dell’Etna che oltre alla funzione di seduta meditativa ricordava ai visitatori che un giardino del genere è possibile e la Sicilia è uno dei pochi luoghi in cui si possono far convivere insieme tante specie.
Siete soddisfatti della vostra partecipazione?
Siamo soddisfatti del successo ottenuto, la giuria non ci ha premiati forse ritenendo il giardino troppo semplice e poco “creativo” ma i visitatori ci hanno riempito di domande e di complimenti. E questo è più di quel che speravamo di ottenere ossia mostrare un giardino che può essere un classico frutteto, un orto, una dispensa di aromi ma che è al contempo moderno, globale ed artistico.

E’ bello constatare che a fianco dell’inarrivabile competenza del padre, i giovani professionisti della famiglia Torre si stanno ritagliando, a piccoli passi , un loro autonomo spazio professionale.


Dei Vivai Torre ne ho parlato qui
 

1 commento:

  1. Non l'ho proprio visto questo. Peccato. Mi avrebbe incuriosita la bomba vulcanica.

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