lunedì 30 marzo 2015

Festa dei Gerani a Malvarosa

Si è svolta, questo fine settimana, la seconda edizione della Festa dei gerani  organizzata dal  vivaio Malvarosa di Filippo ed Agata Figuera,  a Carruba di Giarre, vicino Catania. La manifestazione,  soprattutto nella giornata di domenica, ha visto la partecipazione di un gran numero di visitatori  richiamati dalle molteplici attività  previste dal programma e dalla piacevole atmosfera che in queste feste in genere si respira, merito indiscusso del grande senso di  ospitalità ed accoglienza di Filippo ed Agata che sono padroni di casa eccezionali, capaci di aprire ad un pubblico ogni anno più numeroso  ed in modo totalmente gratuito,  non solo le grandi serre del vivaio ed il giardino, dove torme di bambini ieri scorrazzavano felici, ma anche ogni angolo fruibile della loro antica e bella casa. 
Il tempo è stato  instabile, soprattutto nella giornata di sabato, consentendo tuttavia  di svolgere le attività come da programma che prevedeva in mattinata un percorso  guidato in giardino  e all'interno delle serre per conoscere, in compagnia di Filippo Figuera, le numerosissime specie e varietà di pelargoni, comunemente chiamati gerani, coltivate in vivaio.

Nel pomeriggio, tra rannuvolamenti poco rassicuranti ed un venticello che  spirava gelido dall’Etna innevata, si è parlato, in giardino, di rose botaniche insieme ad Arnaud Duquennoy titolare del vivaio Mondo Rose di Firenze, ospite d’onore della manifestazione.
La domanda ricorrente a cui si è cercato di dare risposta è stata:  "quali specie di rosa è possibile utilizzare nei giardini caldi ed assolati del Sud?",  Arnaud da appassionato di rose botaniche  ha indicato come particolarmente adatte per le regioni a clima caldo alcune  specie di origine cinese e i relativi ibridi (Rosa chinensis, Rosa levigata, Rosa bracteata, Rosa wichuraiana R. mutabilis) capaci, grazie al carattere della rifiorenza, alla robustezza ed adattabilità, di fare bello il giardino mediterraneo per un lungo periodo dell'anno che va dall’autunno, all’inverno, fino alla primavera inoltrata, svolgendo poi,  un periodo di meritato riposo in estate.  In altri termini con le rose è meglio cercare di sfuggire la stagione calda estiva utilizzando specie che la attraversano in stato di riposo piuttosto che spendere grandi energie in termini di acqua di irrigazione e cure colturali per specie dalla bella fioritura primaverile  ma assai sofferenti poi, per tutto il periodo estivo.
Rosa mutabilis
Domenica, grazie ad una tiepida giornata di primavera e ad una mattinata ricca di iniziative, alcune delle quali dedicate ai bambini, il pubblico è arrivato ancora più numeroso del giorno precedente per seguire le due relazioni  previste nel programma di giornata, la prima  delle quali è stata svolta da Laura Gugliemone, responsabile dell'Erbario all'Orto Botanico di Torino, che è scesa giù in Sicilia per relazionare un interessantissimo intervento dall’intrigante titolo: “Fior da pipistrelli e malva d’Egitto: storie di pelargoni tra sette e ottocento”.
Dal Sud Africa all’Olanda seguendo, nella prima metà del 1600, le rotte commerciali della Compagnia delle Indie, giunge in Europa il primo esemplare di pelargonio, dall’aspetto, in verità, non tanto entusiasmante se è vero che ad esso viene dato il nome di Pelargonium triste. Comincia da questa data un lungo ed interessante excursus  sulla storia della classificazione del Genere e la progressiva diffusione di specie ad esso attribuito, ricostruendone le tappe della relativa introduzione in Europa ed Italia attraverso lo studio di trattati di botanica ed antichi erbari, alcuni dei quali conservati a Torino ed ancora oggi perfettamente integri e dai colori  vivissimi.

Nel pomeriggio un appuntamento molto atteso soprattutto dagli spettatori più anziani; si parlava infatti di alimurgia o uso alimentare delle erbe spontanee nell'intervento effettuato da Fabio Morreale dell’Associazione Natura Sicula che ha illustrato il suo libro   "Piante  spontanee alimentari in Sicilia".
Cardella, senapa, segale, caulicello, finocchietto sono, infatti,  erbe spontanee molto conosciute ed apprezzate in Sicilia sia raccolte direttamente in campagna che acquistate nei mercati locali,  il cui consumo rappresenta ancora oggi una quota importante della dieta alimentare del luogo.
Senapa alias Brassica nigra
A conclusione della manifestazione, il pubblico è sembrato particolarmente soddisfatto  di questa "due giorni in compagnia dei pelargoni"  che ha consentito non solo di effettuare i primi acquisti fioriti di stagione per fare più belli i balconi ed i giardini di casa ma che ha dato la possibilità a molti di conoscere, grazie all’ospitalità di Filippo ed Agata, Arnaud, Laura e Fabio, persone competenti, preparate ed appassionate del loro lavoro, capaci di trasmettere parte della loro passione ad un pubblico che, ne sono sicura, le ha molto apprezzate.
 

domenica 22 marzo 2015

Ho letto "Buon Gardening!" di Simonetta Chiarugi

Il libro l’ho letto in un giorno di pioggia di questa primavera che non vuole arrivare. Seduta in poltrona osservo dai vetri il mio povero balcone “sgarrupato”, ridotto a mal partito da interminabili lavori di rifacimento facciata, pensando che con le mie povere piante sparse ai quattro venti, affidate alle cure di amici badanti, non avrò, chissà per quanto tempo ancora, molte opportunità di fare gardening.
Ma non demordo e fiduciosa mi immergo nel mondo di chi ci sa fare con le piante ed i giardini, sicura di trovare nel libro di Simonetta Chiarugi Buon gardening edito da Mondadori e da pochi giorni in libreria, idee, progetti, ricette, consigli verdi che mi faranno ritornare la voglia di fare giardinaggio in balcone appena la stagione ed i  lavori lo consentiranno.
Chi ha avuto modo negli ultimi anni di seguire il lavoro svolto da Simonetta Chiarugi nel mondo del “sentire verde”, partecipando alle mostre e agli eventi da lei organizzati, seguendo il suo blog Aboutgarden o leggendo i suoi articoli pubblicati su riviste verdi come Vivere Country o Casa in fiore o ascoltando le sue pillole di giardinaggio Buon gardening trasmesse via satellite su una TV commerciale, ritroverà nel suo primo libro tutto quello che di bello Simonetta ha fatto in questi anni per promuovere la pratica del buon giardinaggio. 
Il libro è un manuale dove, stagione dopo stagione, cominciando dalla primavera, Simonetta racconta l’esperienza green vissuta nel corso degli anni nel suo bosco giardino; le piante che vi coltiva, scelte girando per mostre e vivai o seguendo l'ispirazione avuta nel corso di viaggi alla scoperta dei cottage  inglesi o dei  romantici giardini francesi; la lotta impotente con i caprioli golosi che popolano il bosco che accerchia il giardino; le specie e varietà più adatte, sempre declinate nei colori pastello, per essere coltivate sulle colline liguri dove è ubicata la proprietà di famiglia ed il suo giardino.
Si comincia parlando di violette e di rose centifolia per approdare alle erbe aromatiche estive e alle ortensie non tralasciando specie spontanee come l' ortica, buona da mangiare, o la carota selvatica così gradevole da utilizzare nelle composizioni vegetali; si passa quindi all’autunno, tempo di potature, di raccolta di foglie da fare seccare e di tanti bulbi da interrare e poi c’è l’inverno con le bacche e la frutta da preparare per il centrotavola di Natale ed i pacchetti green di carta artigianale chiusi da rametti di abete o qualche pigna. E dentro ad ogni stagione è un mare di idee: sciroppo di rose, corone di alloro, il compost di foglie, le bustine di semi il tutto spiegato in modo semplice e piano perché Simonetta sa raccontare guidando il lettore a risvegliare fantasia e creatività.
Belle le foto che accompagnano il racconto sempre nel segno dello stile shabby schic , belli i disegni realizzati ad acquerello che segnano l’inizio di ogni stagione.
L’ho letto una volta ma lo dovrò rivedere seguendo il filo delle cose da fare stagione dopo stagione e chissà se a Natale anche io che sono proprio negata riuscirò a preparare un bel pomander, anche se al momento, lo devo confessare, non so bene cos’è!
Alcune foto utilizzate per illustrare il racconto sono prese in prestito dal sito Aboutgarden

venerdì 20 marzo 2015

Roldana petasitis, un arbusto che fa bello l'inverno

... e anche l'inizio della primavera
Mi avessero chiamata Roldana invece che Marcella avrei avuto qualcosa da ridire. Il nome è importante nella vita, ti rappresenta e ti deve piacere. Battezzare un figlio, un cane, una nuova specie vegetale è una grande responsabilità e bisognerebbe sempre ricordarsene per non esagerare.
Roldana petasitis a dispetto del nome è un elegante cespuglio di origine messicana dalle grandi e belle foglie e dalla luminosa fioritura invernale. Fin dal 1838 la specie era classificata come Senecio petasitis della famiglia delle Asteraceae ma nel 1974 fu estrapolata dal genere Senecio per essere inserita nel più piccolo genere Roldana, così chiamato per onorare Eugenio Montaña y Roldan Otumbensi, eroe messicano. Per sopramercato, poi, la specie che appartiene alla tribù Senecioneae è conosciuta come “senecione messicano” un nome che certo non rende giustizia a questo gradevole arbusto dall’aspetto esotico.
Roldana petasitis è specie originaria dell’America centrale e del Messico ma viene indicata come naturalizzata in numerosi paesi a clima tropicale come Sud Africa, Nuova Zelanda, Australia e California dove è considerata pianta infestante, capace di diffondersi soppiantando specie autoctone. Si presenta come un arbusto perenne che può raggiungere e superare, nelle regioni d’origine, il metro ed ottanta d’altezza ma che, nel nostro ambiente, si mantiene più bassa, formando cespugli di forma tondeggiante che tendono ad allargare.
Elemento caratteristico della specie sono le grandi foglie alterne e ravvicinate poste all’apice dei rami; esse hanno forma arrotondata e lobata con il bordo sinuoso, cuoriforme alla base, di colore verde antico, pubescenti e con nervature sporgenti, morbide al tatto; le foglie sono persistenti dove non ci sono gelate, caduche altrove. Il picciolo ha una colorazione rossastra e, come le foglie, è ricoperto da morbidi peli che conferiscono al fogliame un aspetto vellutato (la specie è chiamata in inglese velvet groundsel).
I fiori, tipici delle Asteraceae, sono di colore giallo cromo, con disco centrale giallo bruno e sono riuniti in molteplici piccoli capolini allungati, portati in cime ramose; profumano di miele ed attirano a frotte api ed insetti. La fioritura, abbondante, va dal tardo autunno a tutto l’inverno protraendosi sino a marzo.  I frutti sono ad achenio, dotati di pappi setosi che ne favoriscono la dispersione ad opera del vento.
Roldana petasitis è un arbusto che preferisce posizioni luminose ma non eccessivamente soleggiate perché in pieno sole il colore delle foglie sbiadisce; può essere coltivato anche nei giardini a mare perché resistente alla salsedine avendo cura, tuttavia, di non fare mancare acqua senza la quale le foglie si afflosciano. Io l’ho vista in coltivazione all’Orto Botanico di Catania e a Piazza Marina a Palermo all’ombra delle chiome di grandi alberi ma le cronache web riportano la sua presenza anche nei giardini del sud dell’Inghilterra o in Francia e vi assicuro che è un arbusto fiorito dall’aspetto gradevolissimo, nonostante il nome.

martedì 10 marzo 2015

Dodonaea viscosa, rosso di fine inverno


E’ andata a finire che per potere osservare portamento, sviluppo e caratteristiche estetiche di specie da giardino non usuali non si devono più perlustrare parchi e giardini comunali ma occorre andare per saldi nei parcheggi dei grandi centri commerciali. Le amministrazioni pubbliche nelle sistemazioni a verde si limitano, infatti, all’impiego di poche specie capaci di fare tutto da se: crescere senza sporcare, nessuna necessità di potare, parsimoniose nel bere, resistenti ai gas di scarico delle macchine. Va da se che la scelta è per forza limitata: lantana, oleandro, pittosporo che sono specie rustiche che non si fanno pregare e fioriscono in abbondanza senza neppure fiatare. Nei centri commerciali invece, la parte ornamentale fa ancora da richiamo commerciale e le grandi rotonde o le aiuole che delimitano i parcheggi sono considerate un buon biglietto da visita per accogliere e ben disporre il cliente all’acquisto.

Ed è così che nell’ultimo, in ordine di apertura, dei sette parchi commerciali presenti sul territorio catanese ho rivisto, utilizzata con grande dispiego di mezzi, Dodonae viscosa una specie arbustiva australiana e neozelandese molto diffusa nei climi tropicali ma capace di stare bene anche lungo le coste siciliane. La varietà di maggiore impatto estetico, per questo utilizzata oltremodo, è Dodonaea viscosa rubra  o purpurea che al freddo dell’inverno colora di rosso acceso il suo fogliame.
Dodonea è una specie appartenente alla famiglia delle Sapindaceae, che deve il suo nome al medico- botanico fiammingo Rembert Dodoens (1517-1585). Si presenta come un arbusto molto ramificato dalla base anche se tende a defogliarsi un poco con l’avanzare dell’età.
Ha foglie strette ed oblunghe, a margine ondulato, persistenti, coriacee, brillanti e leggermente appiccicaticce nella fase giovanile da cui l’appellativo specifico di “viscosa”; il colore nella varietà rubra è in estate verde bronzo con tonalità rossastre per divenire di colore rosso purpureo in inverno.

I fiori sono unisessuali, portati su individui diversi essendo la specie dioica, e riuniti in grappoli terminali assai poco appariscenti. Da quelli femminili si sviluppano in estate grappoli di piccole capsule alate di un bel colore rosa antico che vira al viola e al marrone e che contengono piccoli semi sferici neri.

La germinazione dei semi è rapida ma se si vogliono riprodurre solo gli esemplari femminili che sono più decorativi, per via dei frutti estivi, si preferisce propagare la specie  per talea di ramoscelli maturi, in estate.
Dodonea è specie assai adatta alla siccità, al vento salmastro, al caldo e potrebbe trovare utile e gradevole collocazione nei piccoli giardini a mare come soggetti isolati o all’interno di siepi frangivento di composizione libera.  La specie si adatta anche alla coltivazione in vaso.  Per la presenza di numerosi alcaloidi la dodonea era molto utilizzata nella farmacopea tradizionale africana con proprietà anti infiammatorie, anti ipertensive, depurative, diuretiche; tra le notazioni curiose trovate sul web gli inglesi chiamano la dodonea 
Purple Hopbush perché i primi coloni inglesi utilizzavano in Australia  i suoi frutti per  aromatizzare la birra in sostituzione del luppolo.
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