domenica 25 giugno 2017

Giardino Italia a Radicepura Garden Festival

A circa due mesi di distanza dalla sua inaugurazione (21 aprile-21 ottobre) sono ritornata a Giarre, vicino Taormina, per visitare i giardini mediterranei del Radicepura garden festival approfittando di uno dei tanti eventi che periodicamente hanno luogo all’interno del parco: conversazioni con gli esperti, lezioni di giardinaggio, workshop, esibizioni di orchestre giovanili in giardino ed ogni domenica dal 28 maggio sino a tutto luglio, al tramonto, DROP aperitivi in musica con dj set siciliani.
 
Io sono andata ai primi di giugno per sentire la conversazione dal titolo “Alimenti, territorio e biodiversità” tenuta da Daniela Romano che è professore associato di Orticoltura e floricoltura presso il Di3A (la vecchia Facoltà di Agraria) di Catania nonché mia cara amica dai tempi dell’università.
La conversazione ha preso spunto dal Giardino Italia, una delle installazioni presenti a Radicepura che, con il nome di Vaso Italia, è stata ospite dell’Expo di Milano al Padiglione Italia.
Si tratta di un grande vaso a forma di stivale, isole comprese, nato dalla collaborazione tra lo studio di design ed eventi Giò Forma e il Dipartimento di Agronomia della Facoltà di Agraria di Padova che a Milano ha voluto rappresentare, regione per regione, la grande varietà dei paesaggi vegetali della penisola utilizzando le piante spontanee più rappresentative del territorio regionale.  
Il vaso italico smontato a Milano arriva nel 2016, con collocazione temporanea, al Flormat di Padova ed infine quest’anno approda in Sicilia, al Mediterranean Garden Festival dove cambia nome diventando Giardino Italia.
 Anche la filosofia del progetto in Sicilia cambia, con adattamenti dei contenuti svolti ad opera dello studio Coloco e di Daniela Romano. Nell’installazione siciliana, infatti, si è puntato a rappresentare soprattutto la biodiversità vegetale di interesse alimentare inserendo, nello spazio dedicato alle diverse regioni, piante capaci di esemplificare il grande valore della biodiversità italiana in cucina.
La conversazione è per pochi intimi, dato il sole che picchia già alle 11 di mattina ed il costo di ingresso alla manifestazione non proprio popolare, ma i presenti siamo tutti interessati al racconto di Daniela che proverò a riassumere per voi.
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Quando abbiamo portato il Vaso Italia, racconta Daniela, all’interno del Mediterranean garden festival abbiamo pensato di realizzare con Franco Livoti, che è il tecnico dei Vivai Faro che ha il compito di curare le diverse installazioni, un abbinamento tematico con un’altra istallazione realizzata a Radice pura dallo studio Coloco, chiamata Giardino della Dieta Mediterranea; un modo per dare il giusto risalto, tra i tanti giardini mediterranei presenti al Festival, anche alle collezioni vegetali di tipo alimentare.
Per il Giardino Italia abbiamo scelto piante capaci di rappresentare il grande valore della biodiversità italiana coniugata con gli alimenti; se consideriamo ad esempio, la biodiversità della flora spontanea in Italia, si stima che siano presenti 6700 specie distribuite sul territorio nazionale; questo potrebbe sembrare un numero piccolo ma bisogna tenere conto che esso rappresenta il 50% delle circa 11000 specie presenti in Europa, concentrate però su una superficie che è pari soltanto al 30% di quella europea. L’Italia, infatti, proprio per la sua posizione, una lingua di terra che si incunea nel Mediterraneo, insieme alla Sicilia che, come diceva Bufalino, fa da cerniera tra occidente ed oriente, sono entrambi luoghi estremamente ricchi di biodiversità.
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Quando parliamo di piante alimentari la biodiversità viene intesa come agro biodiversità, collegata non solo alle diverse specie coltivate ma anche alle tante varietà che nel tempo sono state selezionate e che fanno oramai parte della tradizione culinaria italiana che ha una sua lunga storia.
Nel Giardino Italia, abbiamo cercato di condensare questa grande biodiversità dovendo purtroppo fare scelte dolorose e gravi omissioni imposte dal periodo stagionale in cui la manifestazione si svolge; pensiamo al frumento o al mais o ancora a tutti gli ortaggi invernali che non si sono potuti qui rappresentare. 
Cominciando dalla Valle d’Aosta, la prima specie che abbiamo voluto ricordare è l’ artemisia una pianta utilizzata per fare il genepì, un liquore, così come l’assenzio, che si ottiene per infusione e distillazione di piante di questo genere, il cui nome botanico deriva da Artemes che significa: sano; l’artemisia è infatti una pianta medicamentosa.
In Piemonte abbiamo inserito il nocciolo (Corylus avellana) per via di Ferrero, anche se già nel nome botanico si riecheggia un’origine campana da Avella, un paese vicino Avellino. Ma è stato il signor Ferrero a rendere famose le nocciole piemontesi producendo un alimento molto calorico che potesse essere utilizzato, spalmato sul pane, come merenda per suoi operai; creò una pasta gianduiotto che poi chiamò nutella dal termine nut che è il termine piemontese per indicare le nocciole. 
Per la Lombardia la scelta è stata particolare: avremmo dovuto pensare ad esempio al riso ma sarebbe stato impossibile coltivarlo in Sicilia in vaso, in estate, allora abbiamo messo la lavanda perché a
Saronno si fa una festa ogni anno per la lavanda e soprattutto si fa il gelato alla lavanda.
 
Daniela racconta storie ed aneddoti percorrendo di vaso in vaso tutta la penisola: dal melo Trentino al giuggiolo Veneto, dal basilico ligure al melograno dell’Emilia messo a rappresentare la regione della frutticoltura specializzata.
Arriviamo fin giù nelle isole dove in Sicilia campeggia, in modo un poco stereotipo un immancabile fico d’india insieme a pistacchio ed agrumi e in Sardegna dove la fa da padrone il mirto le cui bacche sono utilizzate per aromatizzare un tradizionale liquore.
 
I fortunati presenti, come una scolaresca interessata pendono dalle labbra dell’insegnante esperta che sa blandire la curiosità degli astanti nonostante la calura del mezzogiorno. Una visita didatticamente istruttiva ed interessante che vi consiglio di fare, nel pomeriggio, magari, anche se non c’è Daniela che ve la sta a raccontare.
 
 

venerdì 23 giugno 2017

Rhodochiton atrosanguineum: una novità da provare

Cosa c’è di più bello che trovare, girellando tra i vialetti di un vivaio, tra le tante fioriture di stagione, una pianta sconosciuta e niente male; lunghi tralci alla caccia di un appiglio, fiori viola a corolla tubolare  con in testa un calicetto ad ombrellino  che permane anche quando la corolla non c’è più.
C’è un cartello con su scritto "Rhodochiton",  non mi basta  ed allora estorco informazioni al laconico addetto del vivaio  che mi dice che la pianta è un nuovo arrivo, gli hanno detto si comporta da ipomea, pare venga da un clima tropicale, forse è solo un’annuale.
Non mi resta che comprarne un vaso in fiore e portarla tra le piante del balcone per studiarla da vicino ben sperando che il gran caldo dell’estate non la metta irrimediabilmente k.o.

Rhodochiton atrosanguineum
La specie è una perenne erbacea appartenente alla famiglia delle Plantaginaceae; alcuni siti riportano la specie come Rhodochiton atrosanguineum altri con l’attributo specifico di “atrosanguineus”; la specie, conosciuta anche con il sinonimo di Lophospermum atrosanguineum,  proviene dal Messico meridionale ed in particolare dalla regione Oaxaca dove cresce in valli fresche e profonde tra i 1500 e i 2500 metri di quota arrampicandosi sui rami bassi degli alberi sino ai tre metri d’altezza.

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In Europa è conosciuta da tempo, nel 1828, infatti,  il botanico tedesco, barone Karwinski , dal Messico che stava esplorando, ne inviò alcuni semi  a Monaco di Baviera da dove poi la specie si diffuse nei giardini botanici d'Europa.
Sebbene sia perenne, nei climi più freschi viene coltivata da annuale, spesso come pianta in vaso.

La pianta si presenta di aspetto molto gradevole con i tralci leggeri che portano foglie persistenti, alterne, cordate o penta lobate, di colore verde pallido sulla pagina inferiore; le foglie sono portate da  lunghi piccioli fogliari, molto sensibili da giovani al contatto; quando incontrano un ostacolo vi compiono uno o due giri intorno e così quando si induriscono sono in grado di dare sostegno alla pianta.
I fiori sono appesi a lunghi peduncoli ed hanno un calice campanulato, molto svasato, di   colore porpora che persiste dopo l’impollinazione e che fa un gradevole contrasto con la corolla tubolare, a cinque lobi arrotondati, di colore viola nerastra (da cui il nome specifico atrosanguineum:  rosso sangue, scuro).
 
I semi sono formati in una capsula a quattro lobi, nascosta all'interno del calice persistente.
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La specie vuole esposizione soleggiata e mediamente ombrosa;  si propaga per seme all’inizio della primavera  utilizzando un terriccio ricco e ben concimato, la fioritura avviene in estate e dura sino all’autunno.
Io in balcone ho messo il rhodochiton vicino ad un vaso di Thunbergia alata sperando  si facciano buona compagnia.

lunedì 19 giugno 2017

Cruciverba botanico giugno 2017

Orizzontale: 2: nelle Fanerogame contiene gli organi riproduttori; 7: grave anemia causata dall’ingestione di una fabacea; 9: giglio.. spagnolo; 10: genere di erbacee da fiore note come avens; 11: prefisso che indica branca della botanica che studia comunità di specie vegetali in comunità partendo dalla loro distribuzione geografica; 13: adenosintrifosfato; 14: Ichnocarpus fulvus; 16: il genere della visnaga; 17: il nome varietale di numerose specie (Dianthus, Phlox, Sempervivum) che indica colore brillante, vivace; 20: nome specifico che indica il colore grigio; Verticale 1: lo tollerano le specie alofite; 2: “albero parasole” della famiglia delle Malvaceae; 3: Institute for Scientific Information; 4: maturazione contemporanea di polline e stigma nei fiori monoclini; 5: giardini di rose; 8: comune piemontese premiato con due fiori (edizione 2012  del concorso“comune fiorito”); 10: fondò a Pisa nel 1543 il primo Orto Botanico dei tempi moderni; 12:abbreviazione genere di orchidee Opsisanthe; 15: Orchid… di palude; 18: Olearia ciliata; 19: Adamus Lonicerus, botanico tedesco
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