martedì 7 giugno 2011

Ricinus communis: panacea per ogni male

Per la generazione dei miei genitori la parola ricino ha ancora oggi un suono sinistro. La farmacopea familiare trovava nell'olio, estratto dai semi di questa specie, la panacea di ogni piccola indisposizione; la stanchezza dopo un viaggio, una leggera infreddatura, un malessere infantile trovavano ineluttabile rimedio in un colmo cucchiaio di questo olio nauseante, viscido e lassativo. Ma il ricino deve aver turbato i sonni di molte generazioni del passato visto che la specie era nota sin dall'antichità per le qualità farmacologiche dell'olio, estratto per spremitura dai suoi semi. La medicina mesopotamica, già notevolmente sviluppata, utilizzava frequentemente l'olio di ricino come potente lassativo e come combustibile di lampade a stoppino. I semi di ricino erano oggetto di commercio nell'antico Egitto e ne sono stati ritrovati resti in tombe datate intorno al 4000 a. C. Per mascherare l'odore pungente e maleodorante di quest'olio medicinale, ad esempio, presso le tribù nomadi dell'Arabia era in uso di mescolare l'olio con latte riscaldato ed aromatizzato con sciroppo di fiori d'arancio o gocce di olio di garofano. L'acido ricinoleico, il trigliceride estratto dai semi del ricino, sembra alleviasse il bruciore delle scottature e fosse usato come unguento per i dolori reumatici; si sarebbe inoltre dimostrato efficace nel prevenire la crescita di numerose specie di virus, batteri, lieviti e muffe.
Dopo la vasta notorietà conosciuta nel mondo antico il ricino quasi scompare per riapparire in Inghilterra, in epoca Vittoriana, come specie ornamentale, coltivata in serra come decorativa annuale da foglia. Oggi la coltivazione del ricino ha ripreso impulso soprattutto come coltura estensiva, destinata alla produzione di olio da utilizzare nell'industria delle resine e delle fibre sintetiche; il prodotto è molto ricercato perché non ingiallisce.
Caratteri botanici

Da un punto di vista botanico, il ricino è specie appartenente alla famiglia delle Euphorbiacee che annovera essenze caratterizzate dall'abbondante emissione di lattice, spesso fortemente irritante e velenoso. Il nome del genere deriva dalla parola latina ricinus che significa "zecca" per la somiglianza esistente tra questo insetto ed i frutti della pianta. Al genere appartiene la sola specie Ricinus communis nell'ambito della quale è possibile individuare circa sei sottospecie diffuse in regioni climaticamente differenti. Se si ritiene, infatti, che la zona d'origine del ricino sia l'Abissinia, tuttavia, la sua coltivazione, sin dall'antichità, si era estesa in vaste regioni a clima tropicale e temperato.
Del ricino si conoscono anche numerose varietà orticole a foglie e frutti rosso porpora, utilizzate  come piante da giardino. Dove le basse temperature non intervengono ad arrestarne lo sviluppo, come in Sicilia, il ricino si comporta da arbusto perenne.
La specie è normalmente monoica e l'infiorescenza porta in alto, fiori femminili e nella parte inferiore fiori maschili. I frutti sono delle capsule spesso spinose contenenti normalmente tre semi. Tutta la pianta è fortemente velenosa per la presenza di un principio tossico detto ricina. I semi in particolare ne contengono un'alta percentuale, tanto che, uno o due semi ingeriti possono risultare fatali; per produrre olio medicinale, privo di principio tossico, occorre effettuare una spremitura a freddo seguendo alcuni accorgimenti per evitare contaminazioni.

In giardino
In Italia il ricino è una delle più diffuse essenze ruderali delle regioni marine a clima temperato caldo. In ambienti ad inverno mite la specie si comporta da perenne legnosa colonizzando, in grandi macchie a portamento quasi arboreo, ruderi e pietraie. Come pianta ornamentale è specie poco valorizzata nei nostri ambienti, al contrario dei popoli anglosassoni che utilizzano il ricino come annuale da foglia per le bordure miste. Eppure questa specie, anche in ambiente mediterraneo, ha ottime qualità per aspirare ad un posto in giardino, specie in zone climatiche dove la vicinanza del mare, l'aridità e la salinità del suolo rendono problematica qualsiasi copertura vegetale
. Se disponiamo di un fondale di fogliame scuro come di  cipressi o di olivi cipressini è quello il posto ideale per valorizzare le grandi foglie palmate della varietà "rubra", messa così in bella evidenza.

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