sabato 20 ottobre 2012

Odontonema strictum: un fiore di rosso laccato

Da quando mi è spuntato il primo dente ed ho potuto rosicchiare, mi mangio le unghie; non ho mai smesso tranne che per un fioretto fatto quando aspettavo mio figlio; poi, passata la paura, ho ripreso. Non ho vergogna delle mie dita smozzicate a.. “modello quadrato” come ebbe a dire mia nipote da piccola, ed è un vizio del quale non mi pento e che considero innocuo ancorché antiestetico. Mangiarsi le unghie è cosa da bambini perché da adulti l’estetica ha un suo peso ed allora, in genere, si cambia vizio cominciando a fumare, anche se il vizio del fumo è molto più dispendioso e alla lunga assai pericoloso. Io invece che sono ecologista rosicchio ciò che produco attenendomi alla norma dell’autoconsumo. I miei genitori quando ero piccola non si ponevano il problema del “perché” mi rosicchiassi le unghie di mani e, talvolta , anche dei piedi (stress, insicurezza, scarsa autostima); si ponevano solo il problema delle conseguenze estetiche del mio accanimento: “Marcellina, se non ti mangi più le unghie”, mi diceva mio padre “ poi ci mettiamo sopra un bello smalto color rosso lacca ed avrai le mani da vera principessa”.
Sito reperimento foto
A parte che queste unghie di colore rosso lacca le avevo viste nel film di Biancaneve alla matrigna cattiva, poi, a me di avere le mani da vera principessa non è mai importato ed anche oggi non averle non è per me motivo di alcun accoramento, anzi; ma, quel dire paterno, deve avere lasciato traccia se il colore rosso lacca è rimasto nel mio immaginario come il colore della vera eleganza, della signorile sciccheria.
 
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Questo colore l’ho ritrovato girovagando per i viali dell’Orto Botanico di Catania su un arbusto proveniente dal Sud America dal bel fogliame sempreverde con rami a portamento eretto che ha nome scientifico Odontonema strictum e che appartiene alla famiglia delle Acanthaceae.

In Sicilia, in zone di mare, fiorisce prevalentemente in ottobre e sino ai primi freddi ma, talvolta effettua una seconda fioritura anche in primavera e produce bellissime infiorescenze a grappoli terminali, formate da stretti fiori tubulari di un elegante, magnifico, sciccosissimo colore rosso laccato. I fiori posti uno di fronte all’altro sull’asse centrale, di aspetto ceroso, sono fecondati nei paesi d’origine dai colibrì ed è per questo che all’interno della corolla c’è una goccia di nettare che li rende particolarmente appiccicosi così, quando cadono sul pavimento del mio balcone è difficile scoparli via.
Ha grandi foglie verde brillante che poi scuriscono con l’età, dalla superficie un poco ondulata; predilige le posizioni semi ombreggiate perché le foglie si afflosciano se c’è sole diretto e fa troppo caldo. Non è difficile trovare la specie in vendita presso vivai, mercati rionali o sui camioni degli ambulanti di piante. Il mio fornitore ufficiale che si piazza ad Adrano in uno slargo vicino la scuola ne ha sempre, in ottobre, qualche vaso.

E’ un arbusto che mi piace avere in balcone in un angolo d’ombra, rinnovando periodicamente la pianta quando dopo un paio d’anni perde un poco del suo fascino. E’ attaccata facilmente da cocciniglie al colletto ed è per questo che occorre controllarla spesso e, se è del caso, trattarla. In piena terra invece si fa splendida macchia che si allarga tramite propaggini radicali.
Odontonema chiede acqua (destra)
Vuole il terreno costantemente umido, soprattutto in vaso ma non è difficile capire quando la pianta richiede acqua perché senza tanti complimenti le foglie si ammosciano e tutta la pianta ti dice: ma lo vuoi capire, o no, che mi devi idratare? Più esplicito di così!

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