venerdì 9 maggio 2014

Il giardino della Villa Piccolo di Calanovella

La villa della famiglia Piccolo, a Capo d’Orlando, in provincia di Messina, è stata, dalla fine dell’ottocento agli anni 70 del secolo scorso, la residenza di campagna dei baroni Piccolo di Calanovella, famiglia siciliana di nobiltà terriera del XVII secolo, ricca di proprietà e palazzi nei paesi di Naso, Capo d’Orlando e Ficarra.
Gli ultimi discendenti che hanno abitato la villa sono stati il barone Giuseppe Piccolo, sua moglie Teresa Tasca Lanza Filangeri di Cutò, figlia del conte d’Almerita ed i loro tre figli, Agata Giovanna, Casimiro e Lucio, le cui vicende familiari sono strettamente legate alla villa e al giardino di Capo d’Orlando. 
Il Barone Giuseppe, infatti, amante della bella vita e del lusso, riuscì a dilapidare nel corso della sua vita un ingente patrimonio; inoltre, invaghitosi di una ballerina, abbandonò la famiglia per seguirla a Sanremo dove si stabilì definitivamente sino alla sua morte che avverrà nel 1928. A causa di questo evento traumatico la baronessa Teresa decise di vendere il palazzo di Palermo e di ritirarsi a vivere insieme ai figli, tutti più che trentenni, nella villa di Capo d’Orlando sia per allontanarsi dal clamore che la fuga del marito aveva suscitato nell'alta società palermitana che per ridurre le spese e amministrare da vicino le  proprietà rimaste.
La residenza di campagna era estesa circa 20 ettari, molti dei quali coltivati ad agrumi ed olivi e godeva di una splendida posizione panoramica posta com’era su un pianoro compreso tra i monti Nebrodi ed il mare. 
Un ambiente tipicamente mediterraneo con estati calde ed asciutte ma con un clima mitigato dalla vicinanza del mare e ricco d’ acqua per la presenza di due torrenti che attraversavano la proprietà. Una vegetazione mediterranea fatta di cisti, euphorbie, lecci e sugherete faceva da contorno alle aree coltivate creando un ambiente agreste, chiuso al mondo circostante, dove la famiglia Piccolo abiterà conducendo vita appartata e dedicandosi ai molteplici, raffinati e talvolta stravaganti, interessi personali.
Foto Fondazione Piccolo
Casimiro, ad esempio,  amava la pittura e trascorreva il suo tempo ritraendo paesaggi e realizzando sorprendenti acquerelli   a soggetto fantastico con elfi e folletti la cui presenza ricercava di notte in giardino; era anche un appassionato fotografo e  sono molti i ritratti di anziani, ragazzi o scene di vita contadina, conservati nella villa. Era ipocondriaco ed aveva una vera passione per il paranormale e lo spiritismo, attività  che condivideva con tutta la famiglia.
Foto Fondazione Piccolo
 
Foto Fondazione Piccolo
Lucio, il minore era  un uomo molto erudito ed eclettico che amava l'astronomia e la matematica ma era anche poeta e musicista. Come molti siciliani, non sentiva il bisogno di trasmettere o pubblicare i frutti del proprio talento, ma quando finalmente pubblicò alcuni versi vinse un importante premio letterario conoscendo in tale occasione Eugenio Montale.
Foto Fondazione Piccolo
Lucio condivideva la passione per la poesia europea, antica e recente, con il cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa che amava trascorrere lunghi periodi di riposo in villa per discutere  di letteratura e sottoporre al giudizio del cugino Lucio quanto andava di volta in volta scrivendo. Molte della suggestioni del libro il Gattopardo, pubblicato postumo nel 1958,  nascono nel giardino e nella stanza della villa che gli era riservata.  
Trama

Agata Giovanna, la maggiore dei fratelli Piccolo, si interessava, invece, insieme alla madre, di amministrare la casa e gestire le proprietà; amava molto i suoi cani, sepolti tutti in un piccolo cimitero loro dedicato in un angolo del giardino, era cuoca raffinata e si interessava di botanica.
Foto Fondazione Piccolo
Il giardino che la giovane baronessa aveva realizzato intorno alla casa era diviso essenzialmente in due parti;  in una zona più piccola e raccolta c'era il cosiddetto giardino esotico,  posto sul terrazzo giardino sul quale si apriva la stanza da pranzo ed il salone; era uno spazio verde concepito come un  balcone proteso sul mare con vasche di pesci e ninfee,  coltivato a piante grasse e piante coloniali come aloe, agavi, cactus, Yucca draconis, Nolina recurvata, strelitzie, ibiscus.
 
 
L’altro giardino chiamato ”esoterico”, secondo il  sentire comune della famiglia, era più grande e antistante l’ingresso principale della villa, al confine con le aree coltivate. Aveva come punti d’interesse una passeggiata coperta, realizzata con un lungo pergolato a glicine, gelsomino e rose;una grande aiuola centrale e dei viali ad incrocio, cui si accedeva dalla scalinata d’ingresso, che si inoltravano nella proprietà verso sedute in pietra poste agli estremi del viale, sotto monumentali Pinus pinea e Cupressus macrocarpa, ancora oggi in vegetazione.
 
L’ interesse di Giovanna per la botanica le fece sostituire poco alla volta le piante d’agrume presenti nel terreno circostante la casa con essenze arboree esotiche come Bauhinia, Cercis siliquastrum, Ficus, Inga pulcherrima, Eucaliptus camaldulensis, Cycas,  Solandra e specie profumate come Pittosporum tobira, Philadelphus coronarius, Acokanthera,  ancora presenti qua e la nel parco. La vera passione di Giovanna erano, però, i fiori; il suo giardino infatti, veniva descritto come ricolmo di agapanti, ortensie, iris, rose, azalee, di cui oggi non se ne ha più traccia. Tra le sue passioni botaniche più originali vi era una rara pianta tropicale di origine brasiliana, la Puya berteroniana, cui dedicò tempo, studio ed energie per realizzarne il trapianto e l’acclimatazione nel giardino esotico, descrivendone poi la tecnica di coltivazione in una pubblicazione dell’Orto Botanico di Palermo del 1963. 
Oggi di piante di puya nel giardino ce ne sono ancora sette esemplari che regolarmente in giugno producono, su di un lungo stelo, bellissimi fiori azzurro-blu.

Sito immagine
A rimarcare la stranezza della famiglia, i fratelli Piccolo non si sposarono mai come promesso in punto di morte alla madre anche se Lucio, in età avanzata ebbe un figlio da una contadina del luogo che visse in famiglia sino all’età di nove anni; quando poi Lucio morì, il ragazzo fu restituito dagli zii alla madre con la sua parte di legittima eredità; il resto del patrimonio per volere di Giovanna e Casimiro confluì alla loro morte nell’istituzione della Fondazione Piccolo che dal 1978 promuove e mantiene in vita il ricordo della famiglia e delle sue molteplici attività culturali.

Per chiunque sia appassionato di giardini e di storie di vita siciliana, la visita alla Villa della famiglia Piccolo di Calanovella a Capo d’Orlando è d’obbligo preferendo come periodo il mese di giugno perché è allora che le puye saranno in fiore.


Bibliografia e foto storiche: C.Paterniti Barbino, Il ruolo della vegetazione nel giardino storico: Villa Piccolo a Capo d’Orlando (Messina), Università degli Studi di Catania, Facoltà di Agraria, Corso di laurea in Tecnologie e Pianificazione per il Territorio e l’Ambiente Dipartimento di OrtoFloroArboricoltura e Tecnologie AgroalimentariSezione di Ortofloricoltura.
Ti potrebbe interessare: Giardini di Sicilia: Messina

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...