La villa della famiglia Piccolo, a Capo d’Orlando, in provincia di Messina, è stata, dalla fine dell’ottocento agli anni 70 del secolo scorso, la residenza di campagna dei baroni Piccolo di Calanovella, famiglia siciliana di nobiltà terriera del XVII secolo, ricca di proprietà e palazzi nei paesi di Naso, Capo d’Orlando e Ficarra.
Gli ultimi discendenti che hanno abitato la villa sono stati il barone Giuseppe Piccolo, sua moglie Teresa Tasca Lanza Filangeri di Cutò, figlia del conte d’Almerita ed i loro tre figli, Agata Giovanna, Casimiro e Lucio, le cui vicende familiari sono strettamente legate alla villa e al giardino di Capo d’Orlando.
Il Barone Giuseppe, infatti, amante della bella vita e del lusso, riuscì a dilapidare nel corso della sua vita un ingente patrimonio; inoltre, invaghitosi di una ballerina, abbandonò la famiglia per seguirla a Sanremo dove si stabilì definitivamente sino alla sua morte che avverrà nel 1928. A causa di questo evento traumatico la baronessa Teresa decise di vendere il palazzo di Palermo e di ritirarsi a vivere insieme ai figli, tutti più che trentenni, nella villa di Capo d’Orlando sia per allontanarsi dal clamore che la fuga del marito aveva suscitato nell'alta società palermitana che per ridurre le spese e amministrare da vicino le proprietà rimaste.
La residenza di campagna era estesa circa 20 ettari, molti dei quali coltivati ad agrumi ed olivi e godeva di una splendida posizione panoramica posta com’era su un pianoro compreso tra i monti Nebrodi ed il mare.
Un ambiente tipicamente mediterraneo con estati calde ed asciutte ma con un clima mitigato dalla vicinanza del mare e ricco d’ acqua per la presenza di due torrenti che attraversavano la proprietà. Una vegetazione mediterranea fatta di cisti, euphorbie, lecci e sugherete faceva da contorno alle aree coltivate creando un ambiente agreste, chiuso al mondo circostante, dove la famiglia Piccolo abiterà conducendo vita appartata e dedicandosi ai molteplici, raffinati e talvolta stravaganti, interessi personali.
Casimiro,
ad esempio, amava la pittura e
trascorreva il suo tempo ritraendo paesaggi e realizzando sorprendenti
acquerelli a soggetto fantastico con
elfi e folletti la cui presenza ricercava di notte in giardino; era anche un appassionato fotografo e sono molti i ritratti di
anziani, ragazzi o scene di vita contadina, conservati nella villa. Era
ipocondriaco ed aveva una vera passione per il paranormale e lo spiritismo,
attività che condivideva con tutta la
famiglia.
Agata Giovanna, la maggiore dei fratelli Piccolo, si interessava, invece, insieme alla madre, di amministrare la casa e gestire le proprietà; amava molto i suoi cani, sepolti tutti in un piccolo cimitero loro dedicato in un angolo del giardino, era cuoca raffinata e si interessava di botanica.
L’altro giardino chiamato ”esoterico”, secondo il sentire comune della famiglia, era più grande e antistante l’ingresso principale della villa, al confine con le aree coltivate. Aveva come punti d’interesse una passeggiata coperta, realizzata con un lungo pergolato a glicine, gelsomino e rose;una grande aiuola centrale e dei viali ad incrocio, cui si accedeva dalla scalinata d’ingresso, che si inoltravano nella proprietà verso sedute in pietra poste agli estremi del viale, sotto monumentali Pinus pinea e Cupressus macrocarpa, ancora oggi in vegetazione.
L’ interesse di Giovanna per la botanica le fece sostituire poco alla volta le piante d’agrume presenti nel terreno circostante la casa con essenze arboree esotiche come Bauhinia, Cercis siliquastrum, Ficus, Inga pulcherrima, Eucaliptus camaldulensis, Cycas, Solandra e specie profumate come Pittosporum tobira, Philadelphus coronarius, Acokanthera, ancora presenti qua e la nel parco. La vera passione di Giovanna erano, però, i fiori; il suo giardino infatti, veniva descritto come ricolmo di agapanti, ortensie, iris, rose, azalee, di cui oggi non se ne ha più traccia. Tra le sue passioni botaniche più originali vi era una rara pianta tropicale di origine brasiliana, la Puya berteroniana, cui dedicò tempo, studio ed energie per realizzarne il trapianto e l’acclimatazione nel giardino esotico, descrivendone poi la tecnica di coltivazione in una pubblicazione dell’Orto Botanico di Palermo del 1963.
Oggi di piante di puya nel giardino ce ne sono ancora sette esemplari che regolarmente in giugno producono, su di un lungo stelo, bellissimi fiori azzurro-blu.
A rimarcare la stranezza della famiglia, i fratelli Piccolo non si sposarono mai come promesso in punto di morte alla madre anche se Lucio, in età avanzata ebbe un figlio da una contadina del luogo che visse in famiglia sino all’età di nove anni; quando poi Lucio morì, il ragazzo fu restituito dagli zii alla madre con la sua parte di legittima eredità; il resto del patrimonio per volere di Giovanna e Casimiro confluì alla loro morte nell’istituzione della Fondazione Piccolo che dal 1978 promuove e mantiene in vita il ricordo della famiglia e delle sue molteplici attività culturali.
Per chiunque sia appassionato di giardini e di storie di vita siciliana, la visita alla Villa della famiglia Piccolo di Calanovella a Capo d’Orlando è d’obbligo preferendo come periodo il mese di giugno perché è allora che le puye saranno in fiore.
Bibliografia e foto storiche: C.Paterniti Barbino, Il ruolo della vegetazione nel giardino storico: Villa Piccolo a Capo d’Orlando (Messina), Università degli Studi di Catania, Facoltà di Agraria, Corso di laurea in Tecnologie e Pianificazione per il Territorio e l’Ambiente Dipartimento di OrtoFloroArboricoltura e Tecnologie AgroalimentariSezione di Ortofloricoltura.
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Gli ultimi discendenti che hanno abitato la villa sono stati il barone Giuseppe Piccolo, sua moglie Teresa Tasca Lanza Filangeri di Cutò, figlia del conte d’Almerita ed i loro tre figli, Agata Giovanna, Casimiro e Lucio, le cui vicende familiari sono strettamente legate alla villa e al giardino di Capo d’Orlando.
Il Barone Giuseppe, infatti, amante della bella vita e del lusso, riuscì a dilapidare nel corso della sua vita un ingente patrimonio; inoltre, invaghitosi di una ballerina, abbandonò la famiglia per seguirla a Sanremo dove si stabilì definitivamente sino alla sua morte che avverrà nel 1928. A causa di questo evento traumatico la baronessa Teresa decise di vendere il palazzo di Palermo e di ritirarsi a vivere insieme ai figli, tutti più che trentenni, nella villa di Capo d’Orlando sia per allontanarsi dal clamore che la fuga del marito aveva suscitato nell'alta società palermitana che per ridurre le spese e amministrare da vicino le proprietà rimaste.
La residenza di campagna era estesa circa 20 ettari, molti dei quali coltivati ad agrumi ed olivi e godeva di una splendida posizione panoramica posta com’era su un pianoro compreso tra i monti Nebrodi ed il mare.
Un ambiente tipicamente mediterraneo con estati calde ed asciutte ma con un clima mitigato dalla vicinanza del mare e ricco d’ acqua per la presenza di due torrenti che attraversavano la proprietà. Una vegetazione mediterranea fatta di cisti, euphorbie, lecci e sugherete faceva da contorno alle aree coltivate creando un ambiente agreste, chiuso al mondo circostante, dove la famiglia Piccolo abiterà conducendo vita appartata e dedicandosi ai molteplici, raffinati e talvolta stravaganti, interessi personali.
Foto Fondazione Piccolo |
Foto Fondazione Piccolo |
Foto Fondazione Piccolo |
Lucio, il minore era un uomo molto erudito ed eclettico che amava l'astronomia e la matematica ma era anche poeta e musicista. Come molti siciliani, non sentiva il bisogno di trasmettere o
pubblicare i frutti del proprio talento, ma quando finalmente pubblicò alcuni
versi vinse un importante premio letterario conoscendo in tale occasione
Eugenio Montale.
Foto Fondazione Piccolo |
Lucio condivideva la passione per la poesia europea, antica e
recente, con il cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa che amava trascorrere
lunghi periodi di riposo in villa per discutere
di letteratura e sottoporre al giudizio del cugino Lucio quanto andava
di volta in volta scrivendo. Molte della suggestioni del libro il Gattopardo,
pubblicato postumo nel 1958, nascono nel
giardino e nella stanza della villa che gli era riservata.
Trama |
Foto Fondazione Piccolo |
Il giardino che la giovane baronessa aveva
realizzato intorno alla casa era diviso essenzialmente in due parti; in una zona più piccola e raccolta c'era il cosiddetto giardino esotico, posto sul terrazzo giardino sul quale si apriva la
stanza da pranzo ed il salone; era uno spazio verde concepito come un balcone proteso sul mare con vasche di pesci e
ninfee, coltivato a piante grasse e
piante coloniali come aloe, agavi, cactus, Yucca draconis, Nolina recurvata, strelitzie, ibiscus.
L’ interesse di Giovanna per la botanica le fece sostituire poco alla volta le piante d’agrume presenti nel terreno circostante la casa con essenze arboree esotiche come Bauhinia, Cercis siliquastrum, Ficus, Inga pulcherrima, Eucaliptus camaldulensis, Cycas, Solandra e specie profumate come Pittosporum tobira, Philadelphus coronarius, Acokanthera, ancora presenti qua e la nel parco. La vera passione di Giovanna erano, però, i fiori; il suo giardino infatti, veniva descritto come ricolmo di agapanti, ortensie, iris, rose, azalee, di cui oggi non se ne ha più traccia. Tra le sue passioni botaniche più originali vi era una rara pianta tropicale di origine brasiliana, la Puya berteroniana, cui dedicò tempo, studio ed energie per realizzarne il trapianto e l’acclimatazione nel giardino esotico, descrivendone poi la tecnica di coltivazione in una pubblicazione dell’Orto Botanico di Palermo del 1963.
Oggi di piante di puya nel giardino ce ne sono ancora sette esemplari che regolarmente in giugno producono, su di un lungo stelo, bellissimi fiori azzurro-blu.
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Per chiunque sia appassionato di giardini e di storie di vita siciliana, la visita alla Villa della famiglia Piccolo di Calanovella a Capo d’Orlando è d’obbligo preferendo come periodo il mese di giugno perché è allora che le puye saranno in fiore.
Bibliografia e foto storiche: C.Paterniti Barbino, Il ruolo della vegetazione nel giardino storico: Villa Piccolo a Capo d’Orlando (Messina), Università degli Studi di Catania, Facoltà di Agraria, Corso di laurea in Tecnologie e Pianificazione per il Territorio e l’Ambiente Dipartimento di OrtoFloroArboricoltura e Tecnologie AgroalimentariSezione di Ortofloricoltura.
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