venerdì 1 maggio 2020

Cacciatori di piante: libri al tempo del lockdown

In questo triste periodo di clausura da covid 19, nel poco tempo che mi rimane a disposizione in giornate ingolfate da lezioni online, monitoraggio delle attività ed azione di babysitteraggio in remoto per alunni spaesati e spesso disinteressati, mi metto a leggere pescando tra i tanti libri e le pubblicazioni a tema botanico, giardinicolo o comunque attinente il verde, che ho acquistato in modo compulsivo ogni qual volta ho messo piede in una libreria o presa dall’ebbrezza dello shopping online ho comprato da casa direttamente dal mio pc. In genere mi piacciono molto i libri che in campo botanico parlano di esplorazioni, le storie di uomini avventurosi che, a partire dalla fine del XVII secolo e fino ai primi del Novecento, hanno esplorato luoghi inaccessibili in continenti lontani, nel corso di spedizioni organizzate per cercare novità botaniche da coltivare nei giardini e nelle serre di ricchi committenti europei, per i vivaisti che dovevano rifornire questi giardini e per importanti istituzioni scientifiche come la Royal Society di Londra o gli Orti Botanici e le Accademie che erano interessate alle possibili ricadute positive che le nuove scoperte botaniche avrebbero potuto avere in termini di sviluppo e di conoscenza. 
 
Non soltanto alberi e arbusti da fiore come azalee, rododendri, ortensie, magnolie, araucarie, ma anche piante dalle potenzialità produttive come la Broussonetia papyrifera chiamata anche albero della carta, il noce nero (Juglans nigra) o l’ailanto trovarono nuova casa in Europa cambiando stabilmente la composizione floristica del paesaggio.
In questi giorni ho ripreso in mano quattro titoli a tema: La Confraternita dei giardinieri di Andrea Wulf (Ponte Alle Grazie, Milano); Cacciatori di Piante di Mary e John Gribbin (Raffaello Cortina Editore); I cacciatori di piante di Michael Tyler Whittle (DeriveApprodi) ed Il botanico inglese di Nicole C. Vosseler (Neri Pozza Editore) e vi assicuro che per fare viaggi botanici seduti in poltrona, di questi tempi,  sono l'ideale.
 
La Confraternita dei Giardinieri è tra i quattro il mio libro preferito:  racconta degli scambi botanici che dalla metà del XVIII secolo furono intrattenuti tra l’Inghilterra e l’America da un gruppo di mercanti ed aristocratici inglesi ed un appassionato agricoltore americano che aveva l’incarico di reperire semi di specie arboree ed arbustive native del nuovo continente che potessero essere introdotte con successo nei giardini inglesi.
Il racconto delle difficoltà insite nella ricerca e raccolta dei semi di piante spesso non ancora classificate (il periodo storico è quello di Linneo e del suo Species Plantarum) e delle inimmaginabili difficoltà di trasporto del materiale botanico che, conservato dentro casse vetrate, veniva portato da velieri che attraversavano l’Oceano, è particolarmente interessante.
Inoltre, la rete di conoscenze e corrispondenze tra tanti appassionati giardinieri fece si che nel tempo gli scambi non furono esclusivamente rivolti verso l’ Europa perché Bartram da instancabile cercatore divenne col tempo, anche lui, un esperto collezionista in grado di introdurre con successo nel Nuovo Continente numerose specie come, ad esempio,  l’Ippocastano che era molto presente  nei parchi europei. Cominciò in questo modo una progressiva omologazione del paesaggio del verde ornamentale con sempre maggiori interscambi tra Nuovo e Vecchio Continente.
Cacciatori di Piante è, invece, un libro scritto a quattro mani da Mary e John Gribbin, (ho provato a capire se sono parenti o coniugi ma il web non lo svela) che del periodo d’oro delle esplorazioni botaniche hanno scelto di raccontare la vita e le avventure di undici personaggi emblematici i cui studi, le esplorazioni, i commerci hanno contribuito, tra la fine del ‘700 e per tutto l’800, a cambiare il modo stesso di concepire un giardino, grazie all’introduzione di un numero inimmaginabile di nuove specie soprattutto da fiore.
Linneo, John Banks, David Douglas, Robert Fortune sono alcuni di essi e tra loro un’unica donna, Marianne North che è stata inserita nel gruppo in quanto artista instancabile nel viaggiare da un continente all’altro per ritrarre le piante che vi incontrava.

I cacciatori di piante di Michael Tyler Whittle è, invece, un saggio che descrive, partendo dal Medioevo sino al XX secolo, la vita e le esplorazioni di chi in questi secoli si è dedicato alla raccolta di vegetali spinto dalla passione botanica o dal denaro, mercante o sognatore, studioso o avventuriero; con una scrittura pacata ma avvincente, ricca di riferimenti storici si viene a conoscenza di particolari interessanti sulla vita di famosi personaggi in campo botanico partendo ad esempio da Alberto Magno il primo cercatore di piante della storia vissuto tra il 1193 ed il 1280 con studi a Padova ed insegnamento in Francia, a Parigi. Frate dominicano girando a piedi per conventi analizzò la flora di mezza Europa del Nord scrivendo importanti scritti di agricoltura.
Il mio capitolo preferito (Ai confini del mondo) riguarda le esplorazioni in alcune province cinesi (Yunnan, Szechuan e Kansu) considerate dai cercatori che vi si sono avventurati, dalla fine del 1800 in poi, la più ricca miniera di piante da fiore di tutto il mondo
Lascio per ultimo il libro Il botanico inglese di Nicole C. Vosseler, scrittrice di nazionalità tedesca, studiosa di letteratura anglosassone che racconta in modo romanzato la vita avventurosa di Robert Fortune giardiniere e botanico scozzese inviato dalla Horticultural Society di Londra nel 1843 in Cina per raccogliere semi e piante non ancora conosciute in Inghilterra e reperire informazioni su quanto di utile si coltivasse in quelle aree remote.
In un periodo storico turbolento per l’esplodere di rivolte e con alterne aperture o totali chiusure dei confini cinesi agli stranieri, Fortune riuscì a studiare le tecniche di produzione cinesi del te smentendo l’opinione inglese che il te verde e il te nero fossero prodotti da specie diverse, riuscendo finanche a rompere il monopolio cinese contrabbandando centinaia di piantine, ponendo le basi per creare i primi centri di coltivazione  del te sotto influenza inglese in India e nello Sri Lanka. Trattandosi poi di un romanzo, la storia avvincente delle vicissitudini di questo esperto giardiniere a cui si deve l’introduzione in Europa di tantissime piante abituali nei nostri giardini (tra le tante altre, forsizie, weigela, caprifoglio, glicine, peonie, azalee , rododendri), si intreccia con le vicende di una giovane donna appartenente alla setta di arti marziali jianghu per la quale Fortune prova un amore ricambiato che si conclude tuttavia con un finale triste ma ineluttabile.
PS Le foto che illustrano il post sono state prese da un altro libro che è stato, tanti anni fa uno dei miei primi acquisti botanici e che a distanza di tempo continuo ad apprezzare: Hugh Johnson La cura del giardino, Istituto Geografico DeAgostini


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