lunedì 29 aprile 2013

Sedum caeruleum, un incontro di primavera

La si vede ai margini delle strade, negli slarghi dove posteggiare, sulla nuda roccia vicino al mare, nei punti più disagiati per un vegetale dove c’è poco da assorbire ed assimilare; una massa di feltro rossastra che progressivamente tende a dilagare come una macchia d’olio che si espande e va a riempire buche ed anfratti. 
 
Roccia calcarea del siracusano o sabbia vulcanica del massiccio etneo non c’è differenza perché Sedum caeruleum è specie che si ritrova ovunque, qui in Sicilia in questa fresca e piovosa primavera. La descrizione botanica della specie che leggo sui libri non le rende giustizia: Sedum caeruleum è una Crassulaceae spontanea  non più alta, in natura, di cinque centimetri, con fusto eretto e foglie lilipuziane, patenti, cilindriche , arrotondate in alto, di colore rosato o rosso. I fiorellini sono portati in pannocchie mignon ed hanno petali e antere azzurro violette, da cui l’attribuzione specifica di caerulea. Come tutti i Sedum il cui nome deriva dal latino “sedo”, "mi siedo", per la caratteristica di assestarsi sulla roccia, la specie vive in cespi dove i singoli individui si intrecciano fra loro formando un cuscinetto fiorito poggiato sul substrato. La specie è tipica ed esclusiva delle isole maggiori del Mediterraneo come Corsica, Sardegna, Sicilia e Malta ed è un’annuale che fa la sua comparsa al primo tepore, dopo le prime piogge primaverili, per poi seccare passando la stagione estiva allo stato di seme. Durante una passeggiata con amici, sulle scogliere siracusane a picco sul mare,  di Sedum caeruleum ce n'erano cuscini a distesa, allegri, ammiccanti ed è stato istintivo prenderne qualche campione da portare a casa; le piante a gruppi si staccano con facilità dal substrato dove sono poggiate e occorre stare attenti a non frazionare eccessivamente il campione.
Composizione di Giuseppe Scornavacca

 
 
Io non sono portata per le composizioni ma Giuseppe e Monica si; loro, miei sodali di passione botanica, una volta a casa si sono divertiti a trovare ai campioni di sedum la giusta ambientazione; la scelta del vaso, qualche pietra qua e là ed il gioco è fatto; potranno godere ancora per qualche giorno di un piacere effimero. Presto la pianta scomparirà dal vaso e  anche dal nostro ricordo sino alla prossima passeggiata di primavera. 
Per gli appassionati del genere Sedum c'è a Ciriè, vicino Torino,  un vero esperto:  il vivaista Claudio Bonetto che nel suo vivaio coltiva la collezione di Sedum più grande d'Italia (che spero, presto, ci descriverà).


 

mercoledì 24 aprile 2013

Una siepe di carrubo per il caldo sole del sud

 
Domanda
Ho da poco acquistato a Gela, in Sicilia, una casa con annesso giardino di  circa 600 mq, di forma rettangolare, in una zona assolata, poco piovosa e ventosa. Il sole nasce da un lato e tramonta dall'altro lato del giardino che è dotato di una piccola cisterna di acqua pluviale. Vorrei realizzare un piccolo orto e frutteto da un lato e una zona per piante grasse (che io adoro) e il resto prato. Alcuni vivaisti mi hanno consigliato l'eugenia come pianta per la recinzione laterale altri il cipressino marino o l'eburnum. Io sono indecisa cosa devo fare?

Risposta
Le indicazioni fornite dai vivaisti per realizzare, nella sua zona di coltivazione, una siepe sempreverde, disposta lungo l’area perimetrale del giardino, sono evidentemente valide in quanto dettate dall’esperienza e dalla conoscenza del territorio da parte delle ditte interpellate. Per le aree a clima caldo asciutto con scarsa precipitazione estiva (mitigata dalla disponibilità di acqua proveniente da una vasca di raccolta) specie come: Eugenia myrtifolia, cipresso o Viburnum lucidum (eburnum non è un attributo specifico corretto) non dovrebbero riservarle brutte sorprese sia come capacità di adattamento che come resa ornamentale (anche se il cipresso o l'olivo cipressino, consigliati probabilmente come frangivento, non sono, poi,  molto ornamentali). Se si volesse tentare una scelta alternativa mi sentirei di consigliare una siepe sempreverde veramente originale, vista recentemente  in Sicilia, realizzata con piante di carrubo (Ceratonia siliqua), una specie d'alto fusto che caratterizza il paesaggio delle campagne  assolate, ventose e poco piovose  della costa siciliana.

La siepe realizzata presso il vivaio gli Aromi di Scicli è un esperimento del Dott. Russino che, per realizzare l'impianto è partito da piantine di carrubo in fitocella, ottenute da seme, dell’età di circa sei mesi.



Le piante sono state disposte alla distanza reciproca di circa trenta centimetri, con andamento a zig-zag (disposizione a quinconce) per dare maggiore larghezza all’impianto.

L’età della siepe riportata in foto è di circa quattro anni; un buon risultato per una specie a crescita lenta ma di sicura riuscita per adattamento e resistenza alle condizioni climatiche del caldo Sud.

sabato 20 aprile 2013

Sophora secundiflora, fiori dal profumo stordente

Sophora secundiflora non è un albero molto usuale nelle città del caldo meridione dove imperano altre specie da fiore come Jacaranda, Grevillea, Chorisia o Bauhinia ed è un vero peccato. Io l’ho incontrato a Palermo, nel Giardino di Piazza Garibaldi, seguendo la scia olfattiva di un profumo intenso e stordente molto simile a quello del glicine; con il naso all’insù mi sono ritrovata al cospetto di un piccolo albero sottile ed eretto dalla fitta chioma tondeggiante carico di grappoli di fiori blu azzurrini attorno ai quali era un gran sciamare di ogni sorta di insetto volatore.
Il profumo di questo piccolo albero di origine americana è considerato uno dei più potenti in natura, simile al glicine ma più intenso e fruttato, molto simile all’aroma della viola doppia di Parma. Lo si percepisce anche a distanza e potrebbe essere un toccasana per le piccole aree a verde delle nostre città circondate dai cassonetti della indifferenziata.
Il colore dei fiori, poi, preannuncia, nella precoce primavera, il blu violetto della più gettonata Jacaranda; grandi grappoli pendenti di fiori papilionati che fioriscono scalarmente per un lungo periodo; la particolarità dei grappoli prodotti da questa specie è quella di non avere forma cilindrica, come ad esempio il glicine, ma di essere disposti tutti verso l’esterno della chioma come una larga, corta cravatta pendente in modo da svolgere funzione vessillare per attirare gli insetti impollinatori.   
La specie un tempo chiamata Sophora secundiflora, oggi meglio classificata come Calia secundiflora, è un arbusto o più spesso un piccolo albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Fabaceae, originario delle regioni americane del Texas e del Messico settentrionale caratterizzate da clima asciutto e molto caldo con piovaschi estivi. Ha foglie composte imparipennate dalla forma affusolata verso la base piuttosto che verso l’apice della foglia che conferiscono alla pianta una chioma fitta, piena anche all’interno dell’albero che cresce, tuttavia, molto lentamente. Dai fiori, come in tutte le leguminose, si producono dei corti baccelli legnosi indeiscenti profondamente stretti tra i semi che perdurano a lungo sulla pianta aprendosi anche ad un anno di distanza dalla loro produzione.
Sito immagine
I semi sono fagioli dall’incredibile colore scarlatto, velenosissimi perché contengono un potente alcaloide detto citisina; il consumo di un solo seme può provocare nausea, convulsioni e anche morte per asfissia. La strana storia che ho letto a proposito di questi semi riguarda l’uso che di questi fagioli “mescal bean” facevano le popolazioni indiane d’America sin da epoche preistoriche. I semi, infatti venivano utilizzati per procurare visioni divinatorie durante la cerimonia propiziatoria chiamata “Danza del fagiolo rosso”.

Le popolazioni Apache, Comanche, Iowa , i cui nomi abbiamo imparato in mille film western, durante i riti tribali ballavano tutta la notte per poi bere, stremati dalla fatica, un decotto a base di fagioli rossi della Sophora; prima si avevano allucinazioni, poi si vedeva rosso e quindi si finiva per vomitare ed evacuare, raggiungendo uno stato comatoso ritenuto efficace per la purificazione del corpo e dello spirito. Guardando questo gradevole alberello chi avrebbe mai potuto immaginare un passato così pittoresco? Nel nostro clima Sophora secundiflora può essere coltivata in ambienti dove le temperature minime invernali non scendono oltre lo zero; in altre regioni si può tentare di trovare un posto a ridosso di un muro assolato per ripararla dal freddo invernale.
Dove trovarlo:

 

giovedì 18 aprile 2013

La sera è dolce cosa..

Sulla facciata liberty di una casa vicino la mia c’è una targa; ogni volta che ci passo davanti la leggo e mi vien un sorriso per l’eloquio forbito e lo svolazzo antiquato delle lettere SS incise su pietra nel '27; che roba d’annata, che testo matusa, che vezzo infantile ha avuto il padrone di casa di incidere versi d’autore per proclamare la propria fortunata condizione di possessore di una agiata abitazione.
 
Ma oggi di ritorno a casa dopo un giorno passato al lavoro, mi guardo allo specchio del lento ascensore che sale arrancando al mio piano; ho proprio bisogno di casa, del cane che aprendo la porta mi assale; del figlio sdraiato da ore a guardare la tele, del marito seduto al computer che ascolta la radio aspettando sia ora di cena; aprendo la porta mi viene spontanea una rima da me criticata ma oggi appropriata, incisa su un muro nel ‘27: 
 “La sera è dolce cosa riposar la giornata faticosa nel domestico tetto”. 
 Sarà che sto invecchiando.

 

sabato 13 aprile 2013

Ritorno a Valverde, invito alla lettura

Trovo molto gradevole la collana di libri “Scrivere Verde” diretta da Daniele Mongera per l’Associazione Culturale Maestri di Giardino che conta oramai otto titoli a firma dei maestri giardinieri aderenti all’associazione. Sono libricini di agile formato che hanno per me il pregio di potere essere discretamente portati e poi letti nel corso di quelle interminabili riunioni scolastiche dette “Collegio dei docenti” dove, mentre in pochi discettano di POR, C5 e art 9, i più si annoiano mortalmente. Io, invece, non mi annoio perché mi immergo, estraniandomi, nella lettura di questi brevi racconti dedicati alle piante, scritti in modo pragmatico eppure poetico da giardinieri-vivaisti, scrittori per caso, chiamati a raccontare la propria storia. I titoli sono allettanti per un lettore appassionato di cose verdi; “Mille salvie” di Elisa Benvenuti è il primo libro che ho letto, il racconto di un’avventura ed una passione coltivata nel piccolo vivaio Le essenze di Lea; “Cosa c’è Sotto- considerazioni sulla terra” di Diana Pace; come prendersi cura delle piante partendo dalla salute della terra dove i vegetali e tanti altri organismi convivono; “Come un giardiniere” di Paolo Tasini che contiene una selezione dei migliori post del suo blog Attraverso giardini dove si racconta il percorso spirituale, mai convenzionale, su come l’autore sia diventato giardiniere. Per altri due titoli, ”Sulle Palme” di Mirco Bagaloni e “Specimens” di Maria Laura Beretta, non posso parlare perché pur avendoli già comprati non li ho ancora letti.
Posso invece parlare e con piacere del lavoro di Ester Cappadonna, “Ritorno a Valverde” presentato in occasione della manifestazione Ciuriciuri svoltasi a Valverde in Sicilia, lo scorso fine settimana. Conosco Ester e suo marito Francesco, conosco la casa dove è ambientato il racconto, conosco la storia raccontata nel libro per averla direttamente ascoltata da Ester; leggo perciò d’un fiato il racconto pregustandone già una rilettura; il libro non è solo la storia di come sia nata la passione per le piante in una bambina catanese che trascorreva, con la famiglia, l’estate  al fresco nella casa di campagna di Valverde e degli incontri con persone e giardini che hanno segnato la sua vita; è soprattutto la storia di tutte le piante che Ester oggi possiede e vende nella sua casa -vivaio, piante ritrovate sulla scia del ricordo di un profumo, spesso recuperate in giardini abbandonati e subito amate in quanto piante rustiche, di scarse esigenze colturali, che hanno resistito all’abbandono al quale si erano oramai rassegnate; piante una volta immancabili in ogni giardino siciliano di tradizione perché resistenti alla siccità e al caldo estivo: Liriope muscari dalle spighe violette che fanno tappeto sotto due grandi pini del giardino; Freesia alba riscoperta inseguendo il ricordo di un giardino dei tempi di scuola; una specie vagabonda che ti ritrovi a cespi tra pietre ed anfratti ma che se vuoi riprodurre non intende ragione se non se ne conosce il segreto, come ha scoperto Ester anni fa: lasciare perdere i bulbilli e raccoglierne invece i minuscoli semi prima che prendano la  loro strada.
Lachenalia, Tradescantia, Chlorophytum, Freesia, Bergenia, Aspidistra

Ed ancora Amaryllis, Lachenalia, Tradescantia, RuscusBergenia e tante altre ancora; per ogni specie un ricordo, un giardino, un amico che ne ha segnato l’incontro. Mi dice Ester: "Quando Daniele mi ha chiesto di scrivere un libro sul mio giardino-vivaio non sapevo da che parte cominciare sino a che non ho capito che dovevo cominciare dal mio inizio, la casa di Valverde; il giardino della mia infanzia dove sono ritornata ragazza per costruire, insieme a mio marito Francesco, una storia di vita e di lavoro; sulla scia dei ricordi scrivere è stato facile ed in soli due giorni di questo freddo inverno ho scritto il libro". E’ venuto fuori un racconto gradevole per me che conosco luoghi e persone ma ritengo anche per chiunque altro voglia riscoprire, sulla scia dei ricordi di Ester, specie un poco fuori moda che hanno la delicatezza ed il profumo del ricordo delle nostre nonne; piante che  nei giardini moderni, caratterizzati da esigenze di manutenzione sempre più basse, avrebbero tutte la carte in regola per ritornare d’attualità.

martedì 9 aprile 2013

Sambuco, un albero magico dalle sette virtù curative

 
Il sambuco comune o Sambucus nigra è un arbusto o più spesso un albero di media grandezza, presente in tutto il continente euroasiatico fino a circa 1400 metri di quota. La specie, appartenente alla famiglia delle Caprifoliaceae, predilige luoghi soleggiati ed incolti ma è anche presente in prossimità di corsi d’acqua e zone umide; ha foglie decidue, composte, imparipennate, formate da 5-7 foglioline di forma ovata e margine seghettato che emettono un odore sgradevole, se strofinate.
I fiori sono bianchi, stellati, lievemente profumati e riuniti in ombrelle terminali a cui seguono frutti prima rossi poi neri a maturità, globosi e commestibili; la corteccia è di colore grigio chiaro.
Foto di Elio Conti
  
Tutte le parti della pianta sono fortemente velenose per la presenza di cianuro e vari altri alcaloidi; fanno eccezione i fiori, usati nella tradizione dei popoli nordici per preparare frittelle o pani aromatizzati (usati anche in alcuni paesi della Sicilia come Troina) e le bacche mature, raccolte in autunno, dal sapore aspro e intenso che vengono utilizzate per aromatizzare liquori come il rosolio di sambuco o, come avviene in Abruzzo, per produrre “Sambuca”, un liquore a base di anice ma con estratti ottenuti dal fiore di sambuco.
A questo albero si attribuivano nell’antichità poteri magici legati ai riti funebri ed era, presso i pagani, utilizzata come pianta capace di proteggere da demoni e streghe, ecco perché un albero di sambuco era sempre presente presso le case contadine o i monasteri.
Le proprietà curative del sambuco erano così apprezzate nel passato che in Austria questo piccolo albero veniva chiamato “Farmacia degli Dei” e la tradizione contadina imponeva di inchinarsi 7 volte al cospetto di una pianta di sambuco perché da sette sue parti si potevano estrarre potenti medicamenti: fiori, con funzione depurante, frutti utilizzati contro bronchite e mali da raffreddamento, foglie con impacchi per la pelle, corteccia come riequilibrante intestinale, radici sotto forma di decotto contro la gotta, resina contro le lussazioni ed infine germogli contro le nevralgie.
Dal legno soffice dei giovani rami svuotati del midollo si ottenevano fischietti o flauti ai quali si attribuivano poteri magici capaci di proteggere da sortilegi e magie. Perché il suono dello flauto fosse veramente “magico” come quello della celebre opera di Mozart il ramo doveva essere tagliato in un luogo silenzioso lontano dal canto del gallo che avrebbe reso roco il suono dello strumento.  
Il sambuco è una pianta molto popolare nella tradizione dei paesi scandinavi; una favola di Hans Christian Andersen ha per titolo “Madre Sambuco” ed in essa, al di la della storia, si ribadisce la tradizione di utilizzare the ai fiori di sambuco contro le malattie da raffreddamento.
Il sambuco ha un ruolo da protagonista anche in una delle migliori commedie nere del cinema americano “Arsenico e vecchi merletti” diretto da Frank Capra; vino avvelenato aromatizzato al sambuco veniva somministrato dalle zie  del protagonista Cary Grant, Abby e Martha, ai propri inquilini per avvelenarli con “un sorriso sulle labbra” prima di seppellirli in cantina (Canale di Panama).
L’Orecchio di Giuda (Auricula judae) è un fungo saprofita dal colore bruno sfumato e dalla forma inconfondibile, molto apprezzato dalla cucina orientale, che cresce su legno morto preferibilmente di sambuco.

lunedì 8 aprile 2013

"Ciuri ciuri" e "La Zagara" due eventi a confronto

Notazioni e Commenti del giorno dopo
Stavo per scrivere un post di recensione delle manifestazioni del verde che hanno avuto luogo in Sicilia questo fine settimana, rispettivamente "Ciuri ciuri" a Valverde, vicino Catania, e "La Zagara" a Palermo, quando ho ricevuto da Stefano, un attento amico del blog, delle notazioni su entrambi gli eventi da lui visti e che io condivido in pieno. Non mi resta che lasciare la parola a Stefano integrando i suoi pensieri, all’occorrenza, con delle foto.

Mostra "La Zagara" – Palermo presso Orto Botanico di Città.
Un evento, qualunque esso sia, organizzato nello splendido scenario dell'Orto Botanico di Palermo, non può che trarne lustro sia sotto il profilo "formale" (l'atmosfera suggestiva, la ricchezza delle specie presenti, la storicità del luogo) sia sotto il profilo della fruibilità (gli ampi spazi espositivi e la posizione centrale dell'Orto nel contesto urbano, specie per me viaggiatore in treno).
Tra i vivai presenti (meno di quanto mi aspettassi da un simile evento) ho potuto riscontrare alcune "solite cattive abitudini" come le assenti/scarse/generiche informazioni sulle etichette delle specie esposte, laddove della precisione bisognerebbe far punto di forza, o come una certa "pigrizia" non solo nell'informare i clienti, ma altresì nel portare alla mostra piante concretamente fruibili e che ben si adattano al clima siciliano TUTTO L'ANNO, in piena terra e senza serre, e non da acquistare solo per il mero gusto di dire "ne possiedo una" che tanto poi secca al primo fresco (ho in mente uno specifico espositore, che non cito).
Da segnalare "Gli Aromi di Russino" (tra i migliori, e sicuramente tra i più gettonati) o il vivaio del sig. Fabio Maio (tante e belle specie, da fiore, da spezia e da frutto, molte delle quali ben si adattano al clima di Sicilia, da migliorare solo le etichette) o gli insoliti bambù di "Verdebambù" (probabilmente allergico alle etichette, ma le specie da lui portate erano di grande pregio). Interessante anche l’esposizione del “Vivaio Limara”, specializzato in recupero di antiche varietà da frutto; da vedere per chi come me ama questo genere di attività. In più, girovagando con attenzione, si può aggiungere agli acquisti della mostra anche qualche "souvenir" dalle piante dell'Orto Botanico, giacché la stagione lo permette ancora... Semi a volontà (sperando germoglino)! Si, lo so, il regolamento dice che non andrebbe fatto, ma come si resiste? Ed infatti ho riempito quasi un sacchetto di semi....
 Voto complessivo della mostra? 7.5


Mostra mercato "Ciuriciuri" a Valverde (Ct)
Se "La Zagara" gioca sulla fastosità e la centralità del luogo riscuotendo successo anche da chi si trova li per caso, chi va a Valverde ci va per assoluto piacere ed indiscutibile passione. Il luogo, con l'Etna sullo sfondo, è incantevole ma non fruibilissimo, occorre l'auto, altrimenti la stazione più vicina è quella di Acireale, a circa 7 km (andata/ritorno sono un buon modo per stare in forma, quelli all'andata quasi totalmente in salita). Il giardino/casa/vivaio in cui ha luogo la mostra è curato ed accogliente e calza a pennello con il numero degli espositori. Le specie esposte coprono ogni gusto ed ogni tasca, gli espositori sono ben assortiti creando un percorso piacevole e da “assaporare” lentamente, magari ritornando più di una volta sui propri passi.
Trovo difficoltà a segnalare alcuni vivai specifici; l’amalgama degli espositori mi è parsa tanto ben riuscita da impedire il prevalere di alcuni sugli altri; tutti validi e con ottime specie. E non a caso si vociferava di molti espositori quest’anno presenti a Ciuri Ciuri e l’anno scorso presenti a Palermo che hanno preferito Valverde al capoluogo perché trovatisi male come organizzazione...


 
Segnalo piuttosto la gran quantità di rose, cui anch’io (avvezzo ad acquistare piante da frutto) non sono rimasto indifferente e la presenza della prestigiosa rivista Gardenia, oltre che il patrocinio non solo dell’Orto Botanico di Catania, ma altresì quello di Messina.
Un grave difetto? Segnaletica stradale della manifestazione totalmente assente, non solo sulla statale che immette verso Valverde ma perfino nel paese stesso.
 Voto complessivo? 8.5 
 
Grazie Stefano,  vorrei solo sottolineare il nome delle aziende ospiti a Valverde che hanno contribuito a dare quel tocco in più.
Mondo rose (www.mondorose.it); Veimaro Franco (www.vivaiveimaro.it );  Fratelli Gramaglia; Le camelie del generale
 

Il commento di Francesco Borgese, organizzatore dell'evento Ciuriciuri a Valverde è in coda al post:mostra-mercato-dei-fiori-in-sicilia

sabato 6 aprile 2013

Mostra mercato dei fiori in Sicilia: ad abundantiam




Questo sarà un week end di fuoco in Sicilia per gli appassionati del verde amatoriale, per tutti coloro i quali cercando qualcosa di nuovo per il proprio terrazzo, balcone o giardino, oltre ad apprezzare  le produzioni isolane  vorranno conoscere quanto di meglio offre il mercato nazionale delle collezioni botaniche di qualità.  Si svolgono infatti in contemporanea a Catania e Palermo due eventi oramai consolidati e attesi dagli appassionati come Ciuriciuri  .. a Valverde, mostra evento di piante rare ed insolite che ha luogo presso il vivaio Valverde nell’omonimo paesino etneo e  La Zagara mostra di piante rare ed inusuali che si svolge a Palermo all’interno dell’Orto Botanico di città. "Perché questa sovrapposizione, chiedo ad Ester che insieme al marito Francesco Borgese ha organizzato l’evento catanese?": "Noi dell’associazione Ciuriciuri avevamo stabilito da questo autunno la data del nostro evento; sappiamo infatti per esperienza che in primavera c’è un affollarsi di iniziative in tutte le piazza d’Italia tanto che le date utili per organizzare singoli eventi sono diventate ben poche.  Il prossimo week end ad esempio avrà luogo sempre a Catania la seconda edizione della manifestazione “Dove fiorisce la Jacaranda?  che si svolge in contemporanea con la  blasonata Mostra della Minerva che ha sede a Salerno”.  "Avete avuto difficoltà nel trovare aziende di respiro nazionale disposte a venire ospiti a Ciuri ciuri?": "Affatto, anzi molti espositori sono stati allettati dalla possibilità di partecipare contemporaneamente ad entrambi gli eventi, quello catanese e quello palermitano, pensando di  raggiungere un pubblico più vasto e dunque ammortizzare meglio i costi del viaggio". "E per il pubblico, non pensate che la sovrapposizione di date in una stessa regione  vi penalizzerà  in termini di numero di visitatori?": "Non sono molte le persone disposte a spostarsi a così grande distanza tra le due città quindi ritengo che in termini di pubblico non ci danneggeremo a vicenda".  "Non mi resta che farvi un: in bocca al lupo" .
PS  Che forse sarò l’unica globe trotter del verde che sarà presente ad entrambe le manifestazioni per poterne poi parlare in questo blog? Mi sa tanto di si.
Vedi anche il post: ciuri-ciuri-e-la-zagara-due-eventi a confronto

martedì 2 aprile 2013

Soluzione "Anagrammi botanici marzuoli"

la dea tabaccaia
 
un film su major mundi
 
brancoliamo cupi
 
schiuma con phon extra

 
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lecchiamo jeans no ape  

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lunedì 1 aprile 2013

Google Olezzo, un riuscito "Pesce d'Aprile"

Ci sono cascata come un pollo, anzi no, come un pesce. Complice un’influenza che non mi fa partecipare alla festa campestre, nazional-popolare della Pasquetta, per non tagliarmi le vene mi collego su Internet per navigazioni in libertà. Subito mi attira la dicitura sotto la scritta Google Italia: Novità! Che strano odore, cos’è? Scoprilo con Google Olezzo.
 
Penso, felice, che finalmente si è riusciti a mettere a punto qualche diavoleria elettronica che riuscirà a soddisfare un mio desiderio sino ad ora mai attuato: memorizzare gli odori, fonte per me di ricordi, più delle immagini. La copertina è promettente: Annusare per credere ed io ci provo.

Clicco su Prova Google OlezzoBeta . Compare a caso l’immagine di un oggetto da annusare ad esempio: Tubo di scappamento, Cipolle fritte, Letame di cavallo, Salsa barbecue o Cane bagnato:  aggressivo e pungente con note di muschio ed asciugamano bagnato.



Proviamo: clicco su annusa e compare una scritta: Cane bagnato, avvicina il più possibile il tuo naso allo schermo e premi invio. Eseguo alla lettera ed inizio ad annusare. Un indicatore trasmette il messaggio: trasmissione dell’odore in corso ma..io non sento nulla, sarà certamente perché ho il naso cementato dal muco febbrile oppure ci devono essere intoppi tecnici.
Clicco su Serve aiuto? Compare una schermata con delle opzioni:
Rimango di sasso leggendone l'ultima: OGGI E' IL PRIMO APRILE. Ci sono cascata in pieno. Che "mala jurnata".
 
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