lunedì 29 settembre 2014

Francesco Minà Palumbo, chi era costui?

Nonostante il grande caldo di questo fine settembre considero oramai finita la stagione del mare. Domenica scorsa, pertanto, sotto un sole cocente ho ripreso a gironzolare tra le bancarelle del mercato delle pulci, altresì detta fiera del modernariato che, a Catania, nel suo perenne girovagare da una piazza all’altra per volere dell’attuale amministrazione comunale, sembrerebbe avere trovato stabile collocazione in un piazzale del porto allo stravento e con vista containers.
sito immagine
Cerco libri a tema vegetale ma, in genere, assai pochi ne trovo tra tanto ciarpame librario venduto a due euro. Ieri però ho avuto fortuna: “Ha libri di piante?” chiedo ad un tizio stempiato che mi dice che si, qualche cosa ce l’ha porgendomi una vecchia carpetta ingiallita da scartabellare. Comincio a cercare e tra vecchie pubblicazioni a carattere agricolo ritrovo un opuscolo che mi può interessare: Monografia sulla coltivazione del frassino estratto dal periodico l’Agricoltura Italiana fascicoli XIX e XXV; un libercolo scolorito che descrive le varie operazioni colturali (scelta varietale, piantagione, coltivazione, tecnica di estrazione, raccolta , conto colturale, malattie e quant’altro serva sapere) del frassineto da manna, coltura tradizionalmente effettuata in Sicilia da tempi remoti in alcuni paesi del palermitano come Castelbuono e Pollina, posti a ridosso del massiccio delle Madonie.

Non è tanto l’argomento che mi intriga quanto la dedica vergata ad inchiostro, scritta di sbieco sul margine destro dell’anonimo frontespizio:

A  Giuseppe Bianca
Ricordo e rispetto
di Minà Palumbo.
Chi era Giuseppe Bianca non so, ma certamente so chi era Francesco Minà Palumbo autore di questa monografia.
Francesco Minà Palumbo è stato uno dei più importanti ed eclettici naturalisti siciliani della metà dell’ottocento; nato a Castelbuono in provincia di Palermo il 14 marzo del 1814, primogenito di una non facoltosa famiglia di artigiani, all’età di 16 anni si trasferisce a Palermo per studiare medicina, laureandosi a 21 anni ed effettuando la specializzazione a Napoli prima di ritornare ad esercitare la professione di medico condotto nel suo paese natale. Durante gli studi a Napoli diviene molto amico di Giovanni Gussone, Guglielmo Gasparrini, Oronzio e Achille Costa, valenti studiosi di ambito naturalistico; anche in Sicilia durante gli studi universitari Minà Palumbo frequenta la scuola botanica dell’Orto botanico di Palermo entrando in contatto con Pietro Calcara, Filippo Parlatore, Agostino Todaro. Gli studi naturalistici lo appassionavano a tal punto che medita di abbandonare la professione medica per entrare stabilmente all’Orto Botanico di Palermo partecipando alla selezione per un posto a concorso, che vince; ma un ricorso lo priva del posto e lo convince a ritornare a Castelbuono dove, pur esercitando la professione di medico, comincia a svolgere da amatore un lungo e prolifico lavoro di studio della flora e della fauna delle Madonie e dei Nebrodi pubblicandone molti resoconti a tema agricolo, botanico, zoologico o di folclore locale. 
Scrive soprattutto di agricoltura elaborando numerose monografie che gli fanno acquisire un ruolo di esperto in campo agronomico ed entomologico. Pubblica di tutto trasmettendo dati e reperti ai maggiori musei e alle più grandi istituzioni scientifiche del tempo e svolgendo il ruolo di corrispondente di alcune testate nazionali specializzate. Sono oltre 400 le pubblicazioni prodotte dal 1843 al 1898, alcune delle quali sono studi che hanno fatto da base per successivi approfondimenti come: Introduzione alla Storia naturale delle Madonie (1844); Storia naturale delle Madonie, Catalogo dei mammiferi delle Madonie (1858); Catalogo degli uccelli delle Madonie (1858); Notizie sui frassini di Sicilia e sulla coltivazione dell’amolleo in Castelbuono (1847),  Monografia sul pistacchio, Monografia sulla coltivazione del frassino 1875,1876. Di altre, ad un occhio moderno e smaliziato, risalta la singolarità degli argomenti trattati come ad esempio: Su di un fagiolo pietrificato rinvenuto nelle Madonie (1843); Sugli effetti dei busti che usano le donne (1864); Degli amori dei rettili (1864), Proverbi ippici (1853); Le formiche in rapporto all’agricoltura; “Influenza nociva dell’illuminazione a gas sugli alberi”. 
Minà Palumbo dalla metà dell’800 alla sua morte che avviene nel 1899 seleziona e cataloga migliaia di reperti e campioni vegetali realizzando un erbario di oltre 1500 specie della flora delle Madonie e di varie parti della Sicilia; grazie poi ad un innato talento artistico realizza oltre 200 tavole descrittive di vegetali e 191 di uccelli, rettili ed anfibi corredate da annotazioni stagionali e biologiche.
Alla sua morte le sue raccolte, il suo carteggio e l’iconografia della Storia Naturale delle Madonie confluiscono nel museo a lui dedicato che ha sede a Castelbuono.
Sito Museo
Quest’anno ricorre il bicentenario della nascita di Minà Palumbo e per l’occasione è stato predisposto un sito commemorativo assai ricco di note ed informazioni.
Ci tengo troppo a questo piccolo opuscolo e vorrei averlo senza spendere un capitale; con fare indifferente domando all’ambulante: "Quanto viene a costare questo libretto insignificante?"; il venditore mi guarda e dice: "Avendo la pubblicazione la dedica autografa di Minà Palumbo non posso venderlo a meno di venticinque euro".  Sbuffo scocciata,  l'affare è svanito,  ho trovato un venditore istruito che conosce la risposta al quesito,  Francesco Minà Palumbo: chi era costui?

Sulla manna da frassino leggi qui

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...