domenica 2 agosto 2020

Le plumerie del prete

 
Giuseppe Garozzo, classe 1957, è il parroco di Piano d’Api, una piccola frazione della Diocesi di Acireale che conta poco più di 2000 abitanti. Come e perché l’ho conosciuto non ha niente a che vedere con la sua vocazione religiosa, piuttosto lo è, invece, con la sua particolare passione botanica;  Giuseppe, infatti, è un collezionista seriale di plumerie che coltiva in gran numero nella sua casa poderale dove vive insieme al fratello Salvatore, pure lui prete.
Il tramite che mi ha consentito di fare la sua conoscenza è Daniela, mia amica e sodale di divertimenti botanici, che è stata di Giuseppe compagna di classe ai tempi del Liceo Classico Gulli e Pennisi  ad Acireale, un’istituzione scolastica blasonata che ha formato l’elite culturale ed economica dell’Acese. Francamente conoscendo sia Daniela che ora Giuseppe non credo che la loro classe, una delle ultime sezioni, avesse alcunché di elitario ma ciò non ha impedito ad entrambi di acquisire una solida formazione culturale, sviluppando, inoltre, una invidiabile solidarietà tra compagni che, a distanza di anni, li fa ancora tenere in contatto tramite un Gruppo WhatsApp continuamente aggiornato di notizie; un diario a più voci che riecheggia di foto, di poesie, di ricette e notizie provenienti anche da luoghi lontani dove alcuni di loro si sono spinti nel corso degli anni.
In questa chat, con l’arrivo dell’estate, uno degli interlocutori più presenti  è proprio Giuseppe che santifica ogni singola giornata postando foto delle sue plumerie in fiore da fare veramente invidia non solo ai compagni ma anche a me che le ricevo da Daniela che me le gira con il solo intento di farmi dannare, visto che quest’anno in balcone non ho avuto il piacere di avere neanche una delle mie plumerie in fiore.
Potevo non chiedere a Daniela di farmi da tramite per vedere e fotografare la collezione del suo amico prete?

E così, in un caldo pomeriggio d’estate, siamo state a trovare Giuseppe che vive in una casa che, se all’interno è espressione di una essenziale quotidianità, con le foto dei genitori scomparsi ed il cuscino dove sonnecchia l’amato gatto, all’esterno è, invece, l’emblema di una irrefrenabile voglia di tropici.


Plumerie a grappoli dai fiori multicolori e dai sentori di pesca, miele, limone, gelsomino o, per nasi poco avvezzi, di frutti tropicali tout court, ci accolgono in contenitori disposti ai lati delle brevi scale, lungo il muro del caseggiato, con piante dai rami contorti affacciate alla ringhiera della terrazza e nelle aiuole sottostanti. 
Una moltitudine di vasi il cui numero è sconosciuto perché Giuseppe, pur ripromettendosi di farne prima o poi un censimento, non ne ha mai  avuto  il tempo, impegnato com’è dai tanti appuntamenti della parrocchia e della Diocesi. 
Giuseppe come e quando hai cominciato ad interessarti di plumerie?
"Circa 14 anni fa, quando ero parroco a Pozzillo, una signora mia parrocchiana aveva ricevuto in dono dall’Australia una talea di una plumeria dai fiori bellissimi, di un colore rosso vellutato; una volta radicata, visto che la pianta mi piaceva molto, la signora volle a tutti i costi regalarmela (cosa che io non avrei mai fatto!)".


"Da quel momento in poi ho cominciato ad acquistare esemplari di plumeria  in vaso nei diversi vivai specializzati dislocati lungo la costa ionica siciliana;ne ho dai colori bellissimi: dalla tradizionale palermitana alle esotiche thailandesi dai fiori arcobaleno; dal giallo, al rosso porpora, al rosa".
"Per me la plumeria è il fiore più bello che esiste, che riassume in se la perfezione; mi piace guardalo, contemplarlo, perché è un fiore che per colori, forma, semplicità e consistenza dei petali trovo ineguagliabile tanto da essere certo che i fiori del Paradiso non potranno che essere di plumeria".
Condividi questa tua passione con tuo fratello?
"Assolutamente no! Mio fratello non mi segue in questa coltivazione, lui ama le piante facili, i coleus ad esempio, ne rompe un ramo lo mette a radicare nell’acqua ed ha una nuova pianta; le plumerie sono difficili, capricciose ed hanno bisogno di molte attenzioni; in autunno ad esempio faccio il lavoraccio di ritirare tutti i vasi, tranne quelli delle piante più grosse, in un garage dove passano l’inverno in quiescenza sino alla primavera successiva. Poi curo molto la concimazione utilizzando inizialmente concimi azotati per favorire l’emissione delle foglie e poi nel corso dell’estate, effettuo una concimazione ogni 10 giorni mirata a favorire la fioritura"; (ecco perché i suoi fiori sono così grandi e colorati!).

"Proteggo le piante dal ragnetto rosso, le travaso periodicamente, le curo e coccolo tutto l’anno per godermi un’estate di bellezza".
E che le sue piante stiano in piena salute è reso evidente dal fatto che fruttificano; molte di esse portano, infatti, attaccati ai rami i duri baccelli che maturano tanto lentamente da stare anche due anni prima di aprirsi.
Hai mai provato a produrre da seme le tue plumerie?
"Si, ho provato ma ci vuole troppo tempo, non mi piace dovere aspettare anni con la sorpresa di vedere dopo un così lungo periodo un fiore dal colore o dalla forma magari non entusiasmanti. Preferisco comprare piante già grandi ed in fioritura in modo da godermi da subito il risultato finale".

Da dove ti viene questa amore per le plumerie e per i tropici in genere visto che coltivi anche mango e mi dici di essere ghiotto di papaya e di altra frutta tropicale?
Io sono nato a Inglewood in Australia e vi ho abitato fino all’età dei nove anni. Mio padre da giovane era emigrato in Australia a lavorare in una farm per la coltivazione della canna da zucchero; un lavoro durissimo con  distese e distese di canna che venivano tagliate manualmente dopo avere bruciato la coltivazione per eliminare il pericolo dei serpenti; era poi rientrato in Italia ed una volta sposato era ritornato per altri dieci anni in Australia lavorando il tabacco. Poi il ritorno in paese con tutta la  famiglia e  così ho dovuto anche io dire addio all'Australia anche se i profumi della mia terra d’origine mi sono rimasti dentro; penso ad esempio, all’odore del pane australiano che nel mio ricordo ha un aroma ed un profumo speciale. Sono ritornato in Australia due volte che ero già prete e la sensazione che ogni volta ho provato è stata sempre quella di ritornare a casa, tra persone di famiglia.

Nella nostalgia del ricordo di un luogo amato dell'infanzia sta dunque la passione di Giuseppe per le plumerie ed i sapori tropicali ed il suo pubblicarle in Gloria nel gruppo degli amici di gioventù non è certo  un modo per suscitare invidia e stupore (come sarebbe lecito fare visto l’incanto della sua collezione) ma  per condividere in modo affettuoso la bellezza di un fiore che per lui non ha niente di meno della Perfezione.
 
Foto di oggi  di Padre Giuseppe
 
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