domenica 16 agosto 2020

Petagna: tutto si fa per te!

Sulle tracce della Petagnaea gussonei
un raro endemismo siciliano
Chi poteva mai dirlo che doveva essere Luca, un padovano, spinto giù in Sicilia dalla sua passione per le piante spontanee, a farmi conoscere in questi giorni d’agosto persone, luoghi e soprattutto piante rare che non avevo mai avuto modo di vedere a casa mia? Nei pochi giorni della sua frenetica vacanza: Iblei, Etna, Nebrodi, Madonie sono stati meta di un tour delle rarità vegetali sicule, stancante ma coinvolgente perché svolto tra persone accomunate da una stessa passione che ci ha spinti in macchina a macinare chilometri su chilometri per strade da dimenticare, al solo scopo di potere fotografare qualche raro vegetale, che oggi c’è e domani chissà, preda della precarietà della propria fragile condizione vegetale.
Luca è sceso dal Veneto con le idee ben chiare: " Voglio fotografare specie endemiche siciliane, possibilmente rare, la cui conoscenza è bagaglio basilare per un buon intenditore della flora spontanea isolana: Zelkova sicula, Betula aetnensis; Celtis tournefortii, Abies nebrodensis ma anche Aquilegia sicula, Pilularia minuta e, dulcis in fundo, Petagnaea gussonei specie erbacea definita rarissima da Girolamo Giardina nel suo libro sulle Piante rare della Sicilia.
Zelkova sicula; Betula aetnensis; Celtis tournefortii; Abies nebrodensis
Per soddisfare l’ esigente curiosità di Luca ci siamo dovuti impegnare in due: io e Michele Torrisi, un amico che negli anni della pensione, seguendo la passione per la fotografia, di piante rare, tra le spontanee siciliane, ne ha immortalate parecchie, potrei dire quasi tutte, fotografate più e più volte nelle diverse stagioni, per avere l’intera gamma di particolari, dal fiore al frutto. 
Di tutte le specie che siamo andati a fotografare non avevo mai sentito parlare della petagna, specie erbacea che vive in poche stazioni tutte concentrate sul versante tirrenico dei Nebrodi nei comuni di Longi, Galati Mamertino, Tortorici, Ucria e pochi altri ancora.
Per poterla vedere in situ siamo andati a trovare a Longi il professore Salvatore Migliore, farmacista ed ex insegnante di scienze, profondo conoscitore della flora spontanea del suo territorio compreso tra i boschi dei Nebrodi e le Rocche del Crasto. La sua esperienza lo ha portato a realizzare, da quando è andato in pensione circa quindici anni fa, nel garage soppalcato di casa sua (ma il termine garage è riduttivo), un vero e proprio museo di scienze naturali con tanto di teche e vetrinette che espongono in modo didattico campioni di legno, foglie e frutti delle principali specie arboree presenti nel comprensorio, una collezione in vitro di orchidee, insetti tra cui molte interessanti farfalle, mammiferi ed uccelli impagliati nonché un repertorio fotografico da lui realizzato che illustra le specificità botaniche del Parco dei Nebrodi. 
Tra tutti i reperti un posto di primo piano spetta alla petagna a cui il Professore ha  intestato il nome del suo Centro Naturalistico Nebroideo.
Chi meglio di lui, dunque, ci poteva introdurre alle peculiarità di questa rarità botanica?
"La petagna ( Petagnaea gussonei) è una specie che appartiene alle   ombrellifere, famiglia che oggi viene chiamata delle Apiaceae; fu scoperta intorno al 182o da Giovanni Gussone che dal 1817 al 1820, nominato da Francesco di Borbone, fu direttore dell’Orto Botanico Sperimentale di Boccadifalco a Palermo. Dovendo dare un nome alla specie, Gussone che era napoletano, la dedicò ad un suo conterraneo Vincenzo Petagna attribuendole il nome scientifico di Petagnaea gussonei cioè Petagna di Gussone".
"La specie  è una pianta erbacea non più alta di 40cm che possiede un rizoma sotterraneo con delle radichette sottili immerse nel fango; le foglie hanno lamina palmata tetra o penta lobata con un picciolo fogliare privo di peli in posizione centrale ed emanano un odore di sedano; rispetto alla specie Sanicula europaea con cui inizialmente veniva confusa tanto da essere denominata “falsa Sanicula”, si nota la mancanza di pelosità delle foglie e la posizione del picciolo che non è eccentrico"
 
Petagna (foglia grande), Sanicula (foglia piccola)
Nel periodo da marzo a maggio, secondo l’altitudine della stazione, fiorisce e lo stelo fiorale ha la caratteristica di dividersi sempre in due.
All’apice di questo stelo si viene a formare l’ombrella di fiorellini che sono grandi come la capocchia di uno spillo ed hanno una particolarità che ne fa datare l’origine all’era Cenozoica, intorno a trenta milioni di anni fa; presentano infatti un fiore femminile e quindi l’ovario attorniato da tre fiori maschili per cui si pensa ad una forma di autoimpollinazione ancestrale.
 
La petagna si localizza e vegeta in zone boschive dove vi è ruscellamento d' acqua che deve essere fredda e pura, traendo nutrimento dal substrato melmoso.
 
In assenza d’acqua la pianta che è erbacea perde di turgore cellulare e si affloscia. Per la sua rarità è stata inserita nell’Elenco delle Specie da proteggere emanato dal’I.U.C.N. nella Convenzione di Berna, nonché è presente in varie liste rosse redatte con finalità di protezione di specie a rischio di estinzione.
Professore come è iniziata la sua conoscenza con la petagna?
"Una ventina di anni fa uno mio studente mi disse: “Professore la conosce la petagna? ed io fui costretto a dire: no!” da allora abbiamo esplorato tutti i torrenti ed i corsi d’acqua della zona e su Longi abbiamo trovato 4-5 stazioni ma purtroppo non c’è molta attenzione; ad esempio una popolazione viveva in montagna  lungo lo sgrondo che porta acqua in un tombino; il comune lo ha fatto ripulire svuotandolo di tutte le piante presenti compreso la petagna. Io ho cercato di ripristinare lo scolo facendo arrivare acqua alle poche piante rimaste, sperando che la stazione si possa in qualche modo ripristinare ma è difficile che la popolazione si riprenda; in extremis, però ho prelevato un pezzettino di radice che mi sono portato a casa dove ora ho due magnifici vasi di petagna...domestica".
 
Su di una vecchia panda di quelle capaci di macinare chilometri su sterrato facendo mangiare la polvere ai moderni fuoristrada, in un bosco di cerri e faggi secolari ci avviciniamo alle Case Mangalaviti e superatele di poco, a breve distanza dalla strada, al rumore di un fresco scorrere di acque ne troviamo una stazione. 
La petagna è una presenza molto discreta di questi luoghi montani tanto che senza la guida esperta del Professore Migliore non sarei riuscita di certo ad individuarla; entità botanica “rarissima” dice il Giardina della petagna ed in effetti appare labile la sua presenza nei luoghi visitati; basterebbe un intervento umano scarsamente ponderato, un pascolamento imprevisto, una frana o in prosciugamento del corso d’acqua e la popolazione tenderebbe inesorabilmente a scomparire. Ma la divulgazione, la conoscenza e la passione possono fare molto per proteggere questo vulnerabile vegetale ed ora che ho conosciuto il Professore che della petagna si è auto eletto tutore penso che al momento la specie non potrebbe contare su di un custode migliore. 

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