giovedì 11 luglio 2013

Etna, le specie pioniere ai limiti del deserto vulcanico

Dal  21 giugno del 2013 il vulcano Etna, su proposta del Ministero dell’Ambiente italiano, è stato inserito dall’UNESCO nell’elenco dei beni costituenti patrimonio dell’umanità essendo  uno dei vulcani più emblematici ed attivi del mondo e considerandone.. “ i crateri, le ceneri, le colate laviche, le grotte e la depressione della Valle del Bove una destinazione privilegiata  per la ricerca e l’educazione e lo sviluppo di molte discipline scientifiche come la vulcanologia e la geofisica”.
 
Pur non facendo particolare riferimento al paesaggio vegetale presente in queste aree sommitali  ritengo che il riconoscimento sia da intendersi anche dal punto di vista botanico viste le peculiari specificità della vegetazione a pulvini xerofiti presente alle quote sommitali del vulcano.
Si tratta di una vegetazione arbustiva composta da poche specie pioniere capaci di sopravvivere in un ambiente inospitale di lave e sabbie incoerenti in una fascia altimetrica frammentaria che dal limite del  bosco alto montano di faggi e betulle  si spinge sino ai 3000 metri di quota oltre i quali la vita vegetale è del tutto assente; siamo infatti nella fascia altimetrica del deserto vulcanico, un vasto territorio di lave recenti totalmente sterili, di cenere e lapilli prodotti dalle continue attività esplosive  dei crateri sommitali .
 
Quasi tutte le specie sono presenti anche in altre montagne mediterranee ma sull’Etna si sono differenziate ed adattate all’ambiente vulcanico assumendo forme peculiari: Rumex scutatus forma aetnensis, Anthemis aetnensis, Senecio aetnensis, Viola aetnensis, Berberis aetnensis  e altre  ancora, caratterizzate dal possedere  un portamento appressato al suolo per resistere  al forte vento, alla forte all’intensità luminosa e alla siccità delle alte quote  formando una vegetazione a cuscino (pulvino) che ricopre e trattiene le sabbie inerti.  La fioritura della maggior parte delle specie è estiva  ed è anche questo un adattamento climatico essendo quasi tutte le specie longidiurne  in modo da sfruttare al meglio il periodo di massima lunghezza del giorno a scopi fotosintetici.
Di questo tipo di vegetazione l’ esempio più  tipico è l’astragalo (Astragalus siculus, oggi Astracanthus) o spino santo, un endemismo etneo che caratterizza particolarmente il paesaggio alto montano  svolgendo un ruolo importantissimo nel proteggere le ripidi pendici delle aree terminali. La specie, infatti, è densamente cespugliosa e dotata di un robusto apparato radicale molto più sviluppato della parte aerea formando cuscini non è più alti di 30 centimetri e dal diametro anche di un paio di metri; il nome Astragalus (vertebra), in greco, fa proprio riferimento alla particolare nodosità della sua radice. Nelle zone fortemente inclinate il pulvino si sviluppa maggiormente a monte piuttosto che a valle facendo, con la massa vegetale, argine all’interramento della pianta. In estate produce fiori di un tenero rosa e ospita tra la vegetazione altre specie più delicate come  viole, cerasti,  antemidi proteggendole dal vento e, grazie alle robuste spine, dal morso degli erbivori;  

Viola aetnensis al riparo dentro l'astragalo
 Anthemis aetnensis, (Asteraceae) o camomilla dell’Etna è una perenne  dal fogliame ramoso che forma densi cespuglietti tondeggianti e che fiorisce in luglio agosto con vivaci  margherite in base al colore delle quali  è possibile individuare due varietà: albiflora e rosea. E’ tra le specie che insieme al Senecio aetnensis si spinge più in alto fin quasi ai crateri sommitali.


Saponaria sicula è pianta cespugliosa  non più alta di 15 cm con fusti cespitosi pieni di foglioline che in estate  producono infiorescenze di fiori rosati tubiformi; la si incontra su sabbie vulcaniche di zone anche molto scoscese. Il  nome del genere Saponaria deriva dal latino sapo (sapone) per l’alto contenuto di saponina presente nelle piante ad esso attribuite.
 
Rumex scutatus forma aetnensis, una delle specie più tipiche del piano alto montano del vulcano presente in cespi sparsi alle più alte quote; il termine generico Rumex deriverebbe dal verbo latino ruminare in quanto i romani ne masticavano le foglie per resistere alla sete.
Cerastium tomentosum è una piccola pianta a portamento cespitoso con foglie di colore glauco ed aspetto lanoso; produce fiorellini bianchi  che spesso fanno capolino da grandi cuscini di astragalo.
Salendo oltre i 3000 metri di quota le proibitive condizioni ambientali non rendono più possibile alcuna forma di vita vegetale ed il paesaggio assume i caratteri del deserto vulcanico.       
    



2 commenti:

  1. L'ultima foto fa un certo effetto. Mi è sempre piaciuto il concetto del pionierismo, in qualsiasi campo. Sa di solitudine, di spericolatezza, di coraggio. I pionieri sono persone che la società ritiene un po' pazze ma di cui ha bisogno per esplorare e sfondare nuovi limiti.

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    1. Alle alte quote del vulcano Etna ci si sente proprio così! pionieri che scappano dalla pazza folla

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