martedì 3 settembre 2019

Plumerie, moringhe ed altre preziosità vegetali

Visita alla collezione botanica di Francesco Bufalino da Siracusa
Non sono tanti in Sicilia colori i quali possono vantare di possedere una importante collezione di plumerie; specie botanica, questa, bella, anzi bellissima, per i petali vellutati, il colore e profumo dei suoi fiori ma capricciosa ed incostante nella fioritura, nonostante trovi lungo le coste dell’isola buone condizioni di adattabilità climatica.
Se molti di noi possiedono vasi della “Palermitana”, la tradizionale varietà di Plumeria rubra che dagli inizi dell’Ottocento è coltivata nei terrazzi o nei balconi dell’isola, chi si è fatto ammaliare dall’esotico fascino delle innumerevoli varietà policrome thailandesi ed americane, acquistate nei vivai specializzati che da qualche anno operano in Sicilia, ha spesso dovuto subire cocenti delusioni.
 Ogni singola pianta di plumeria è, infatti, un mondo a se che manifesta comportamenti peculiari: c’è l’esemplare che ogni anno regala grandi e numerosi scapi fiorali meritando la lode per abbondanza e persistenza dei fiori, ma allo stesso modo ci sono piante che, pur vigorose, di bella vegetazione ed in salute fioriscono saltuariamente ed in modo imprevedibile e che, nei casi estremi, purtroppo non infrequenti, non arrivano a fiorire mai.
Quando perciò, attraverso i social o nel corso di quelle piacevoli conversazioni tra appassionati che si tengono al margine di mostre di collezionismo o visitando vivai specializzati, si sente parlare di qualcuno veramente esperiente nella coltivazione delle plumerie e che in anni di collezionismo è riuscito ad affinare una tecnica colturale personale molto efficace, non rimane che andare, da subito, a trovarlo.
Questa estate, perciò, in una calda giornata d’agosto, mi sono recata a Siracusa per incontrare Francesco Bufalino ritenuto da molti, in questo tratto meridionale di costa isolana, collezionista competente non solo nel campo delle plumerie ma di tutto ciò che abbia il connotato di particolarità botanica. Promotore di nuove coltivazioni come la Moringa oleifera, suggerita anni fa ai vivai Cuba che ora di questa specie ne hanno fatto il loro fiore all’occhiello; riproduttore di chorisie (oggi ceibe) distribuite in tutte le villette del vicinato; propagatore infallibile di plumerie (seicento talee della varietà 'Pozzallo pink' radicate anni fa per conto di un vivaio della zona). 
Francesco, da anni in pensione nonostante l’età giovanile, vive immerso, compenetrato, nel suo giardino che per circa 2000 mq di terreno circonda ed assedia la casa. Di un vero assedio vegetale si tratta, infatti, per la moltitudine di esemplari in terra e di vasi che ordinatamente ed in più file, con piante disposte con altezze a digradare, disegnano percorsi che sembrano moltiplicare gli spazi e le visuali.
Quanti siano i vasi neanche lui lo sa, ma ce ne sono tantissimi e di tutte le misure che ospitano plumerie in varie fasi di crescita e tante altre preziosità vegetali. 
Si viene accolti dal giallo della Plumeria rubra 'Aztec gold' per passare al rosso rosato della 'Pozzallo pink 'riprodotta in tanti, tantissimi esemplari; si rimane stupiti dall’abbondanza dei fiori di molti vasi innominati e che a Francesco non importa nominare sia perché molte piante sono nate da seme sia perché per lui non è il nome che può dare importanza ad un esemplare ma lo è il ricordo di un amico che l’ ha portato o il lavoro e lo studio che su di esso è stato svolto; tra il verde tuttavia è facile scoprire, anche a me che sono profana, il fogliame ed il portamento inconfondibile di piante di Plumeria obtusa e Plumeria pudica che pur considerate specie delicate, fanno capolino all’aperto tra il verde ed il rosa degli ibischi selvatici.
 
Dopo due lunghe ore passate ad annusare, fotografare e scoprire tante specie mai neanche sentite nominare è il momento di chiedere a Francesco come è iniziata la sua storia di collezionista di piante.
"Mio padre era un coltivatore diretto ed io sino ad 8 anni ho abitato in campagna, poi mi hanno sradicato e portato in città ma da allora ho sempre avuto una particolare attenzione ed affetto per il mondo vegetale anche se ho fatto studi da perito chimico ed ho lavorato al petrolchimico.  Come collezionista ho iniziato interessandomi di piante grasse e di aloe delle quali sono arrivato a possederne 60 entità diverse scegliendo le specie dopo attente ricerche, dopo averne studiato esigenze e caratteristiche e dopo lunghe ma appassionanti ricerche che mi hanno messo in contatto con istituzioni scientifiche o altri collezionisti per ottenere i desiderati semi. Poi con l’avvento di internet tutto è diventato troppo facile e questo mi ha fatto perdere interesse. A me piace studiare, approfondire, mettere a punto e così ho cominciato a coltivare plumerie partendo da alcune delle prime talee di Plumeria rubra 'Aztec gold' arrivate in Sicilia circa vent’anni fa".
Che tecnica di coltivazione utilizzi per ottenere piante così belle ed in salute?
Dopo molte sperimentazioni sono giunto alla conclusione che la radicazione delle talee avviene con altissime percentuali di riuscita utilizzando il substrato più semplice, l’agriperlite senza nessuna aggiunta.
"Ho provato la coltivazione anche su un substrato pesante e le talee vanno avanti ma poi si fermano per eccesso di sali minerali che si accumulano nel terreno a causa dell’acqua di irrigazione molto calcarea che sono costretto ad utilizzare. Proprio per evitare l’eccesso di sali limito al minimo anche le concimazioni (uso talvolta i fosfati per acidificare e ridurre l’effetto del calcio ma la differenza con le piante non trattate non è poi così evidente) e lascio le piante a svernare all’aperto per fare dilavare dalla pioggia l’eccessiva carica di sali. Non ho un periodo particolare di propagazione perché le talee da me radicano tutto l’anno"
"Faccio molte semine utilizzando una serretta che ho in giardino (attualmente ho circa sessanta piantine da seme di Plumeria obtusa) e poi utilizzo molto la tecnica dell’innesto: se ho piante grandi, ramificate che dopo anni ancora non hanno fatto un fiore su ogni ramo innesto varietà diverse in modo da accorciare i tempi di fioritura ed avere la certezza del tipo varietale.
Per le marze ed i portainnesti più grossi ho anche sperimentato l’utilizzo di una grossa vite che blocca le marze al portainnesto".
 
"Mi diverto a fare tante prove: sono arrivato a fare sedici diversi innesti su una stessa pianta oppure ho innestato una plumeria a foglia variegata su un portainnesto a più rami ed ho notato, ed esempio, che la variegatura della foglia è diventata più bianca probabilmente perché essendo ben nutrita dal portainnesto la foglia ha meno bisogno della clorofilla: ecco, la passione che ho per le piante mi porta a sperimentare, a studiarci sopra".
Come combatti il famigerato ragnetto rosso?
"Io non uso più insetticidi di sintesi ma uso nel giardino essenzialmente 'olio di neem' che è estratto dalla pianta Azadirachta indica ed è quindi un principio naturale; lo distribuisco con una pompa in tutto il giardino e pur non essendo ad effetto rapidissimo le foglie nuove sono in genere pulite.
Purtroppo l'olio autorizzato in agricoltura biologica è molto costoso perchè le multinazionali hanno interesse a tenere alto il prezzo ma in rete è in vendita l'olio puro solubile in acqua e costa meno di un quarto del costo attuale sul mercato.
Faccio molto compostaggio e non buttando insetticidi il giardino è pieno di insetti di terra che vengono mangiati da merli che scavano attorno ai vasi ed il giardino diventa salubre anche per loro".
Oltre alle plumerie hai qualche altra specie a cui sei affezionato?
"In giardino ho un albero di Brachychiton rupestris che ha più di vent’anni ed ha raggiunto nel punto più panciuto una circonferenza di 3,30 m. L’ho ottenuto da semi provenienti dagli Stati Uniti e da pochi anni è arrivato a fiorire. Deve essere una variante del tipo perché sia le foglie che i fiori, piccolissimi, sono diversi dalla specie di riferimento".   
Camminando ci imbattiamo in un alberetto dal bel fogliame lucido " E'  Hymenospermum flavum, dice Francesco,  un piccolo albero che gli australiani chiamano frangipane ed i cui fiori portati a grappoli gialli, come quelli della plumeria, fanno un profumo, in primavera, che si sente fino a fuori dal giardino".
 
Non posso, poi, non parlare della Moringa oleifera che son stato tra i primi a coltivare in Sicilia, oltre dodici anni fa,  partendo da semi ottenuti tramite la FAO.   La prima pianta, messa in piena terra è oggi un grande albero svettante sul giardino che fiorisce e fruttifica con regolarità. Ma le varietà commestibili selezionate dalle organizzazione umanitarie sono molteplici perché di questa pianta si utilizza tutto; i thailandesi ad esempio cuociono i germogli teneri come fossero asparagi ed i frutti raschiati sono utilizzati per fare il minestrone.; molto richiesta è poi la polvere di moringa la cui produzione è promossa in Africa da specifici interventi di aiuto alle popolazioni locali. Oltre che la specie Moringa oleifera sto provando in coltivazione i semi sia di Moringa peregrina o Moringa del Sinai, una pianta nominata anche nella Bibbia, che di Moringa stenopetala  e Moringa ovatifolia, tutte specie difficili da noi perché soffrono il freddo".Francesco, camminando mi racconta il suo interesse per le piante medicinali e me ne indica una a cui è particolarmente legato; si tratta di Artemisia annua  "una pianta che ho cominciato a studiare 15 anni fa attraverso un sito di Medici senza Frontiere; la malaria in Africa è ancora un flagello ma una bustina di semi di artemisia somministrata ai malati ha l’effetto quasi miracoloso di fare abbassare la febbre. Per la messa a punto di un sistema di estrazione del principio attivo a basse temperature la farmacista cinese Tu YouYou è stata vincitrice del premio Nobel per la medicina nel 2015. La specie nel mio giardino viene benissimo ed il fogliame leggero se strofinato emana un ottimo aroma".
 
Il giro potrebbe non finire mai perché ogni pianta ha un che di originale ed una storia da raccontare; man mano che ci avviciniamo al cancello di ingresso per salutarci mi rendo conto come curiosità, voglia di sperimentare, divertimento nella ricerca fanno di Francesco un vero esploratore anche se lui non è mai partito per visitare i luoghi lontani da cui provengono i semi di molti dei suoi esemplari. Peccato che in famiglia nessuno abbia la sua stessa passione per le piante, si spera nella generazione più giovane, in Francesca, sua nipote, alla quale il nonno ha dedicato ribattezzandola la plumeria dai fiori color fucsia che tutti chiamano 'Pozzallo pink'. Di questo giardino, siatene sicuri, si tornerà a parlare.

Per visitare il giardino potete mettervi in contatto con Francesco Bufalino sul suo profilo FB cliccando qui



5 commenti:

  1. Mi sono imbattuta da qualche giorno nel suo blog e ne sono enthusiasta. Piacevole da leggere sia per la meravigliosa scrittura che per le preziose informazioni contenutevi. Sicilina d'origine, adesso vivo fuori dall'isola ma da qualche anno mo sono appassionata al "giardinaggio", che trovo molto appagante. Cercavo informazioni sulle piante nostrane e ho trovato il suo blog, che bella sorpresa!
    In particulare sulle plumerie (non ne conoscevo neppure il nome), tempo fa, non sapendo nulla di piante, in pieno inverno, per poco non ne gettai una pianta nel bidone della spazzatura! Mia madre mi fece notare che era una pianta sanissima, dovevo solo aspettare che fiorisse in primavera/estate (come poi fece). Ancora me ne vergogno!
    Saluti
    A.F.

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    1. Che bello! Sono veramente contenta, ogni tanto un'iniezione di fiducia mi ci vuole proprio per andare ancora avanti, dopo anni, sulla strada del blog

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  2. Carren Blogger 33031 gennaio, 2020 12:26

    Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  3. Salve scusate l'intrusione in questo blog. Sono attratto dal profumo di questi fiori e vorrei sapere se so o commestibili. Cioè posso utilizzare quetifiori per fare infusi o distillati? Un limoncello alla pomelia per intenderci si potrebbe fare? Osviluppa delle sostanze che potrebbero essere tossiche?

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  4. La famiglia di appartenenza della plumeria è quella delle Apocynaceae che comprende specie che in genere contengono degli alcaloidi tossici; anche la plumeria li ha e non mi avventurerei in un utilizzo alimentare di nessuna parte di questa pianta anche se per i fiori qualche studio ne riferisce di una possibile utilizzazione: per farsene un'idea le allego il link della pubblicazione a cui mi riferisco: http://www.edizioniets.com/priv_file_libro/3000.pdf#page=139

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