venerdì 18 aprile 2014

I gigli di Pasqua di fibra intrecciata

L'arte dell'intreccio di fibre vegetali
Ci vogliono mani dall’abilità antica,  acquisita con esercizio e passione, per  scegliere, raccogliere, piegare, intrecciare e comporre, partendo da una giovane foglia di palma, "i gigli di Pasqua", manufatti  ispirati alla tradizione contadina meridionale che Mario Guccione  ha preparato per la ricorrenza della Domenica delle Palme e ha portato  dal suo paese, San Michele di Ganzaria, in città  per venderle ai fedeli che, come tradizione vuole, li hanno  fatti benedire durante il rito che apre la  celebrazione della Settimana Santa per conservarli, poi,  per tutto un anno come reliquia di culto.
Mario, che di lavoro fa l’operaio forestale, è innamorato del suo paese, San Michele,  che si sviluppa su un versante della montagna della Ganzaria, un rilievo dei monti Erei che per una serie di strane combinazioni climatiche è una stazione privilegiata, in Sicilia, per la crescita delle orchidee spontanee. Mario ne è molto appassionato e ne è diventato un profondo conoscitore, tanto da essere coautore di un libro dal titolo “Orchidee spontanee della Montagna di Ganzaria" e punto di riferimento per la redazione di diverse pubblicazioni scientifiche in merito. 


Sulla stessa montagna cresce spontanea la palma nana Chamerops humilis, la disa (Ampelodesmos mauritanicus) e il giunco, vegetali con le cui fibre i contadini della zona ottenevano in passato come, in tutto le aree agricole del Mediterraneo, oggetti di uso comune di notevole economicità e resistenza come scope, scopini, ventagli, cordami, pagliette, coffe, stuoie, trastulli per bambini e decorazioni di culto e beneauguranti come i gigli di Pasqua o le spighe di grano del buon augurio (trizza della provvidenza). 
 

Mario ha imparato ad intrecciarne  la fibra vegetale da autodidatta studiando sui libri di etnobotanica le tecniche antiche di lavorazione delle foglie di palma (curina) che ha poi rielaborato imprimendo ai suoi lavori una personale impronta artistica. Con gli oggetti realizzati ha creato a San Michele il “Museo dell’intreccio”  presso le “ Case Costa” , un rifugio della Forestale sulla Montagna Ganzaria contribuendo inoltre alla realizzazione del "Museo della Macchia Mediterranea"  a Caltagirone e del “Museo Contadino”  a Buscemi.


Il giglio che,  con veloce movimento delle mani,  Mario mi intreccia davanti in pochi minuti, viene fuori da una foglia ancora verde di Phoenix canariensis raccolta, mi dice Mario, su una pianta di palma morente perché colpita dal punteruolo. La raccolta delle foglie ancora giovani di palme come Chamerops humilis ma anche Phoenix o Washingtonia, che era considerata fino a poco tempo fa una normale attività di cerca e raccolta agricola, è oggi  da ritenere una pratica da attuare con molta moderazione e parsimonia per l’esiguo numero di palme rimaste indenni dall’attacco del rincoforo distruttore.










L’intreccio che ne viene  fuori è un giglio a quattro foglie  e due grosse trecce lavorate a "bureddu lupo";  il suo banchetto ne è pieno insieme a rametti d’olivo e a spighe di grano intrecciate, simbolo di abbondanza e fertilità.

 
Portare a casa un lavoro artistico di Mario non è solo un modo per festeggiare secondo tradizione la  Pasqua, è anche un momento di riflessione sulla quotidianità della vita  contadina di un tempo,  vissuta con semplicità e a stretto contatto con la campagna; un modalità di vita che, come ha già fatto Mario, dovremmo tutti noi tornare a condividere ed apprezzare.
 

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